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Crocetta: pugno duro contro le infiltrazioni mafiose

Di Atg il . Campania

“I comuni sciolti per infiltrazione mafiosa? Sono troppo pochi”. Il sindaco di Gela Rosario Crocetta ha appena iniziato il suo intervento. La sala del consiglio provinciale resta come sospesa. E’ solo l’inizio dell’intervento del primo cittadino siciliano, attualmente sotto scorta, più volte minacciato dalla mafia in un territorio ad altissima penetrazione criminale. Il comune di Gela è stato commissariato dal 1992 al 1994. Lo scontro è quotidiano. Ma Crocetta non si tira indietro. Anzi. affonda il colpo. In fila, prima di lui, sono intervenuti il sindaco di Nettuno e quello di Lamezia Terme, rappresentanti istituzionali chiamati dall’associazione Avviso pubblico sul delicato tema. Portano le loro esperienze, le loro situazioni di difficile confronto con la mano delle cosche. Attualmente sull’argomento c’è una legge in corso di approvazione per colpire anche i livelli dirigenziali e i burocrati, le connivenze e ogni tipo di contiguità criminale.

La linea generale di sfiducia nei confronti delle gestioni commissariali, considerate disastrose o inefficaci non appartiene a Crocetta. La vicenda della sua città è emblematica, con 850 arresti per mafia negli ultimi anni su una popolazione di 80 mila abitanti. “Vuol dire che la mafia conta a Gela su un esercito di almeno tre, quattromila persone – continua il sindaco – Sono sconvolgimenti epocali per una comunità. Non c’è città Italiana che non si consideri illibata. Io credo che in Campania, Calabria e Sicilia non c’è un consiglio comunale dove non ci sia un esponente delle cosche”. Assistere allo scioglimento del proprio comune è un disonore, e la gente protesta. “E’ salutare. la gente dovrebbe festeggiare, e invece parla di esproprio di democrazia. Ma la mafia è forse democrazia? In alcuni verbali di scioglimento – racconta Crocetta – ho letto che dopo l’elezione il sindaco eletto con i voti dei camorristi, festeggiava con i camorristi, per poi, subito dopo, dare gli appalti agli amici dei camorristi. In una informativa recente si parlava di una cosca mafiosa ribattezzata attiva a Licata a cui era stato revocato un appalto per la prima volta. Erano le stesse persone che avevano gestito tutto il sistema di appalti del comune per decenni. Credo che per gli appalti sia necessario introdurre la possibilità della revoca”.

Anche sui livelli dirigenziali delle macchine comunali Crocetta ha le idee chiare. “Ci vuole uno spoil system, con un albo e la rotazione dei responsabili. I comuni scelgono, con incarichi a termine”. La questione è ampia, al punto da tirare in ballo, come sempre avviene in questi casi, questioni di mera politica, del tutto fuori dal merito. “Bilanciare gli scioglimenti tra amministrazioni di destra e di sinistra è una assurdità. L’Italia ha livelli di corruzione altissimi. Luoghi con decine di arresti. E dove questi arresti non avvengono è perché non si fa antimafia. Paga il pizzo l’ottanta per cento dei commercianti e imprenditori. E quelli che chiedono il racket sono gli stessi che chiedono i voti”. Le storie contenute nelle documentazioni dei decreti di scioglimento sarebbero da studiare. Così come le vicende raccolte nelle esperienze amministrative in luoghi di frontiera. “Ricordo in città l’omicidio di Gaetano Giordano – racconta Crocetta – un commerciante. In quel caso le cosche ricorsero a sorteggio per una punizione esemplare nei confronti dei commercianti del centro storico. Estrassero a sorte il nome di Giordano. Che venne ammazzato.” Uno dei tanti motivi a sostegno della questione che si poneva il convegno, sul tema dello scioglimento dei consiglio comunali. La domanda era “perchè serve una nuova legge?”
 

da ColonnaRotta.it

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