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La firma di Gennaro Diana per la cooperativa intitolata a “Pinuccio”

Di Stefano Fantino il . Campania, Dai territori

Sottoscritto il protocollo di intesa per far nascere un’azienda sui terreni confiscati ai boss casalesi. Don Ciotti: il lavoro è una necessità per essere liberi.

Gennaro Diana passeggia davanti all’università della Legalità poco prima che l’incontro per lanciare la cooperativa dedicata al suo “Pinuccio” abbia inizio.  «Sono molto felice per mio figlio, per questa iniziativa, questa gente che lo ricorda, in maniera positiva e differente da quanto ha dovuto subire dopo la morte» mi dice a voce a bassa mentre mi chino per avvicinarmi al suo volto. Non parla molto, Gennaro, ma mi guarda dritto negli occhi mentre mi stringe la mano , pochi minuti prima di entrare e sedersi per la conferenza.

Si alza pochi minuti prima della fine. Don Luigi Ciotti lo vuole. Il documento di intesa per la cooperativa che nascerà sulle sue terre è stata firmato dal commissariato straordinario per i beni confiscati, Prefettura, Provincia , Comuni di Cancello Arnone e Castelvolturno, nonché Libera, Comitato Don Diana e Agenzia Cooperare con  Libera Terra.

«Però manca una firma» dice Don Luigi e invita Gennaro Diana a sottoscrivere il documento per ricordare suo figlio, Pinuccio. Gennaro raggiunge il tavolo e sottoscrive il documento che prima di lui i diversi operatori, sia associativi che istituzionali, avevano siglato  per dare forma alla cooperativa “Le terre di Don Diana”, che sorgerà tra i comuni Castelvolturno e Cancello Arnone, cooperativa che si occuperà di produzione di mozzarella di bufala, ricotta e altre attività biocompatibili come allevamento di asini, turismo responsabile e produzione di energia pulita da biomasse, favorendo inoltre l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati.

“Un evento importante, perchè – dice il commissario straordinario per i beni confiscati Maruccia- si tratta per la prima volta nel mio mandato di un progetto che copre vari settori. Se la camorra ha riempito degli spazi statali ora siamo “noi” a riprenderceli e a riempirli.  Un significativo modo di sconfiggere le mafie, coniugando istituzioni e cittadini. Senza contare che le attività, disparate e differenziate  pongono la cooperativa  all’avanguardia sui terreni dell’innovazione.

Gli interventi del prefetto di Caserta e del presidente regionale Bassolino sottolineano l’importanza economica e sociale insite nel progetto presentato. Un modo per “colpire al cuore la camorra” che secondo Bassolino è “solo ricchezzae potere”. Riappropriarsi di quei beni, farli nostri e usarli come volano economico  è un modo non solo eticamente corretto ma anche economicamente conveniente.

Ne è convinto Luigi Ciotti che nel suo pur breve intervento sottolinea in modo netto il valore del lavoro, quel “bisogno profondo che è necessario per essere liberi”. Una giornata importante che sia, dice don Ciotti, “viatico per il futuro” per un percorso segnato da una sola importante parola: continuità. Per evitare le passioni momentanee e dispiegare nel tempo i propri sforzi. Continuo è stato negli anni l’impegno di Valerio Taglione che, fazzoletto scout al collo, segue commosso l’iniziativa culminata nella firma del protocollo da parte del padre di Don Peppe.

E se far nascere una cooperativa significa sradicare dal territorio la camorra, significativo e altamente simbolico il gesto del referente di Puglia, don Raffaele Bruno. Dalle “terre di Puglia”, dove è sorta, tra Mesagne, Torchiarolo e San Pietro Vernotico, l’ultima cooperativa di Libera Terra arriva un ulivo, simbolo di pace e passaggio di testimone tra le due regioni. E dal Piemonte Davide Mattiello porta un cesto di prodotti biologici per omaggiare il padre di Don Diana. Poco prima che le prime mozzarelle “giuste” siano offerte ai partecipanti, il primo esordio della nuova cooperativa, per ricordare e attualizzare la memoria di don Peppe.

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