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Le ecomafie avanzano nel Lazio
“Ma la giustizia c’è, credeteci”

Di Alessio Magro il . Lazio

Parlano ai ragazzi
delle scuole con l’ottimismo della volontà. Con l’esempio di chi
lavora tutti i giorni in difesa della legalità e dei diritti, anche
e soprattutto in un Paese “dove la corruzione dilaga”. Alla terza
giornata della Settimana per la cultura, promossa dalla presidenza della
Regione Lazio, si discute ancora di ecomafie con il magistrato Raffaele
Cantone e l’ufficiale dei carabinieri Antonio Megna, esempi dello
Stato che c’è. Ma c’è un altro esempio, quello di Antonino Caponnetto,
il padre del pool antimafia di Palermo. Lo ricorda con parole dolci
la vedova, che presiede la Fondazione dedicata al padre del pool di
Palermo. “Nonna Elisabetta” si rivolge ai ragazzi invitandoli alla
speranza, ma con un monito: “Siamo tutti colpevoli, non possiamo stare
in silenzio”. Il messaggio è chiaro: “Credeteci, la giustizia c’è”.

E il dibattito – preceduto
dall’annuncio dell’accordo di collaborazione tra il gruppo dei carabinieri
Tutela dell’ambiente del Lazio e l’assessorato all’Ambiente della
Regione – ha tenuto banco la questione del dovere civile. “Ragazzi
bisogna denunciare” ha detto il tenente colonnello Megna, che guida
il gruppo ecologico romano dei carabinieri, denunciare ogni volta che
si incappa in un reato ambientale. E sono tanti, non solo in Campania:
“Nessuno pensi che i rifiuti tossici si trovino solo lì, si salva
solo la Valle d’Aosta, ma non ci giurerei”. L’invito è dunque
all’impegno civile, a resistere e combattere alla corruzione e al
malaffare, a “chi fa il furbo” e a “chi inquina le nostre terre,
dove viviamo e dove la gente si ammala sempre più”. Il super pm che
ha messo alla sbarra i Casalesi rivendica con orgoglio una scelta etica:
“Continuo a vivere nella mia terra perché no c’è solo la camorra,
c’è soprattutto tanta gente che vuole combatterla”. Cantone invita
gli studenti a bandire “il qualunquismo inutile”, perché “i magistrati
da soli non possono vincere”.

Alle domande del giornalista
Roberto Arditti, che ha moderato il dibattito, Cantone si lascia andare
a considerazioni che invitano a una profonda riflessione: “Credo che
gli imprenditori del Nord che hanno inviato le loro scorie al Sud, consapevolmente,
siano eticamente più colpevoli della camorra”. Una lotta, quella
alle mafie, ormai da tempo senza confine.

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