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“Coi giovani si batte la mafia”

Di Alessio Magro il . Istituzioni

Un’intera settimana contro le mafi e, con protagonisti i giovani studenti. È la terza edizione della Settimana per la legalità, promossa dalla Presidenza della Regione Lazio, che si svolgerà dal 10 al 14 marzo al Piccolo Eliseo di Roma, quest’anno dedicata al tema dell’ecomafi a. Dibattiti e conferenze, esperti, magistrati, giornalisti (Libera Informazione parteciperà ai lavori con l’intervento di Roberto Morrione), ma anche artisti. La cultura come mezzo di educazione, con lo spettacolo Pasolo Scalo, di Giancarlo De Cataldo e Serge Quadruppani. Fase fi nale di un lungo progetto di educazione nelle scuole della regione portato avanti dalle associazioni antimafi a presenti sul territorio (tra le altre Libera e la Fondazione Caponnetto), incontri e percorsi che hanno coinvolto migliaia di ragazzi. Un risultato importante, perché “con l’aiuto dei giovani – dice il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo – possiamo fare in modo che le cose, da ora in poi, cambino”.

Presidente, siamo
alla terza edizione della Settimana per la legalità, si può
fare un bilancio del progetto. 

Più che di un bilancio
parlerei di un’idea che cresce di anno in anno, nella partecipazione
e nella sua capacità di essere punto di incontro nella riflessione
su tutti i tipi di mafia. Fino ad oggi hanno preso parte agli incontri
della Settimana per la legalità ben 15 mila studenti da Roma e da tutte
le province del Lazio,  e altri duemila varcheranno quest’anno le porte
del Piccolo Eliseo. E poi potrei elencare i nomi dei tantissimi uomini
e donne che in questi tre anni sono stati ospiti dell’iniziativa testimoniando
il loro impegno contro le mafie o raccontando le loro storie. Penso
a Don Ciotti, Pietro Grasso, a Elisabetta Caponnetto o a Pier Luigi
Vigna.

Grande sostegno alle
associazioni antimafia per  sensibilizzare i giovani studenti attraverso
l’arte e la cultura: il metodo è
efficace e i risultati ci sono. Ma si tratta anche di un segno di debolezza
della Politica nella sua funzione educatrice?

Credo che ciascuno debba
svolgere adeguatamente il proprio compito. Alla scuola e alla cultura
vanno il compito di educare i giovani e diffondere messaggi che mostrino
la realtà che ci circonda, alla politica quello di fare leggi e mettere
in piedi azioni concrete per contrastare questi fenomeni e aiutare chi
dagli stessi è stato penalizzato.

Scrittori e magistrati,
insegnanti e registi, giornalisti e associazioni, politici e creativi,
tutti insieme per dare esempi positivi ai ragazzi delle scuole. A volte
però, quando si ragiona di lotta alle mafie, le posizioni si allontanano.

Il problema è proprio
questo. Qual è il messaggio che arriva ai ragazzi? Quello di un’iniziativa
come la nostra oppure quello martellante e spesso superficiale di un
certo modo di fare informazione? Se il problema fosse solo quello della
microcriminalità staremmo vivendo in una situazione paradossale: dove
lo scippo e il lavavetri rappresentano l’emergenza mentre il disagio
sociale e la crescente occupazione del territorio da parte della criminalità
organizzata vengono dimenticate. Non certo perché non ci si debba preoccupare
della sicurezza quotidiana che è naturalmente la più percepita dai
cittadini: questa amministrazione è passata da 5 a 30 milioni di euro
di fondi per la sicurezza, ha finanziato i patti per la sicurezza, stanziato
60 milioni per riqualificare le stazioni sull’intero territorio e
molto altro ancora.

Un tema forte quello
dell’ecomafia, che tocca da vicino tutti i cittadini. Abbiamo tutti
in mente le immagini del film Gomorra, sappiamo che anche il Lazio
è teatro di traffici illeciti di rifiuti. Si rischia la sindrome campana?

Nessuna sindrome campana
anche se è evidente che i rifiuti sono una realtà economica che attira
capitali. Nel Lazio abbiamo chiuso la fase commissariale con un’idea
precisa: aumentare la raccolta differenziata, migliorare lo smaltimento
e l’impiantistica. All’ecomafia si risponde con la legalità e con
politiche  trasparenti e risolute.

Libera Informazione
ha lanciato una provocazione: da Latina alla Capitale, le mafie storiche
sono ormai diventate un’altra cosa, una Quinta mafia che gode dell’appoggio
di amministratori, imprenditori e manovalanza tutti laziali. Alcuni
pm confermano la tendenza. Cosa ne pensa?

La difesa della legalità
è una garanzia per tutti i cittadini. Le Mafie sono ovviamente più
forti quando godono di connivenze importanti. Credo che proprio dalle
amministrazioni debbano giungere segnali di legalità e trasparenza.
Il Governo ha già sciolto in passato il comune di Nettuno e adesso
ci aspettiamo chiarezza rispetto alla situazione che sta vivendo il
Comune di Fondi.

Ristoranti chic, locali,
grande distribuzione: le mafie investono nella Roma bene e l’economia
è in pericolo. Ma quando si parla di sicurezza si pensa solo a Rom
e rumeni. È una contraddizione?

Noi con l’Osservatorio
per la Legalità abbiamo denunciato il fenomeno della criminalità organizzata,
abbiamo previsto nel Bilancio 2009 un fondo di circa 7 milioni di euro
in 3 anni per il riutilizzo dei beni confiscati alle Mafie e a febbraio
2009 risultano effettuate 329 confische (223 riassegnate ai cittadini)
che hanno coinvolto 37 comuni. La criminalità organizzata investe in
modo crescente, mi aspetto davvero che istituzioni e media comincino
a fare una campagna di denuncia seria. E’ troppo facile fare demagogia
con la cronaca nera. Ci vuole il coraggio di affrontare il cancro vero
che è poi all’origine molto spesso di tante delle metastasi riconducibili
ai fenomeni della microcriminalità.

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