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La scuola brucia. I progetti per la legalità e i tentativi di intimidazione

Di Aldo Cimmino e Alessandra del Giudice il . Campania, Dai territori

Il 19 febbraio alcuni ignoti hanno bruciato una stanza della scuola media
“Eduardo De Filippo” di Quarto, ed appestato di fumo le classi adiacenti.
E’ il terzo caso in due anni- ci racconta Giulio Nuovo, insegnate e referente
alla legalità nella scuola- un altro incendio è stato appiccato a settembre ad
un armadietto ed un tentativo di incendio è avvenuto un anno fa”.
Ma questo è il caso più eclatante. I ragazzi, o più presumibilmente gli adulti
che hanno commesso il gesto selvaggio si sono preoccupati di spostare gli
estintori e scaricare gli idranti prima di appiccare il fuoco.
La speranza era quella di far bruciare l’intera scuola. “Evidentemente il
nostro impegno sui temi della legalità infastidisce” -sottolinea Giulio.
Il fatto ci colpisce particolarmente dal momento che pochi giorni prima,
giovedì 12 febbraio, insieme ad una delegazione della scuola media “Eduardo De
Filippo” abbiamo visitato un bene confiscato alla camorra, nell’ambito di “La
scuola adotta un bene confiscato”, che insieme a “La scuola adotta una vittima
di camorra” fa parte dei progetti per le scuole promossi da Libera e dalla
Provincia di Napoli ed inseriti nei “100 passi verso il 21 marzo”.
Probabilmente la visita al bene confiscato è stata mal vista dalla camorra
anche perché ha attirato l’attenzione dei media sulle attività della una scuola
di frontiera che non si arrende al tessuto sociale intriso dalla presenza
camorristica ed alla mancanza di stimoli di una in un territorio dormitorio
privo di strutture ed attività per i ragazzi.
Il bene adottato dalla scuola è un terreno di circa 15 mila metri quadrati dove
un tempo sorgeva l’ex cementificio di via Marmolito, appartenuto al clan dei
Nuvoletta. Nel pieno degli anni ’80, Il clan maranese produceva cemento con il
quale furono realizzate moltissime opere edilizie abusive dell’area flegrea.
Il bene fu sottratto alla camorra nel 1990 e inserito nel patrimonio del Comune
di Quarto, nell’ambito del
Progetto SOLE per il recupero a fini sociali dei beni
confiscati ai clan.
I bambini della “De Filippo” sono stati accompagnati dai loro docenti, da una
pattuglia della polizia municipale, dal presidente regionale di Legambiente,
Raffaele Del Giudice e da rappresentanti dell’associazione Libera. I giovani
studenti hanno sostato, per ragioni di sicurezza, all’ingresso del ex
cementificio; depositi di amianto e altri materiali. Raffaele Del Giudice,
grazie alla sua particolare abilità di coinvolgere i ragazzi ha spiegato, o
meglio ha fatto loro individuare la così detta “teoria del codice prevalente” grazie
alla quale la camorra riesce facilmente a scaricare, sui terreni, rifiuti
tossici. Tra i cumuli che occupano il terreno di via Marmolito, anche guaine e
copertoni bruciati.
“I lavori di bonifica e recupero della zona proseguono in attesa anche dei dati
della caratterizzazione ambientale. – Spiega Dario Morisco, assessore alle
Politiche Sociali. -Dati che dovrebbe fornire la Recam S.p.a., società a
cui è stata affidato l’intervento di recupero ambientale dell’ex cementificio
ed i cui locali sono stati devastati da un incendio l’ottobre scorso”.
Tuttavia è proprio su questo luogo, simbolo dell’edificazione selvaggia e priva
di servizi sorgerà la cittadella sportiva di Quarto.
“Una piscina, una pista ciclabile, un campo di bocce, alcuni campi da gioco- ci
spiega Rino Brusco, capo staff del sindaco- Stiamo cercando di accelerare i
tempi e stanno per essere approvati i fondi per realizzare la struttura che è
stata conferita al Consorzio S.O.L.E.”.
Quella di Quarto è sicuramente un’amministrazione all’avanguardia che scende in
campo con coraggio contro la mafia ed in favore dello sviluppo sociale di tutte
le persone, in particolare dei più deboli. Basti pensare che il 18 febbraio, il
giorno precedente l’incendio, è stato inaugurato il primo ambulatorio per malattie
infettive per cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno ed è in
discussione in questi giorni la creazione di una banca dati per il testamento
biologico.

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