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Eolico, dal rogo delle parole al fuoco

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Negli ultimi anni in Sicilia, regione che ha un fabbisogno inferiore rispetto alla quantità di energia che produce (21.549 GWh contro 23.522 GWh) c’è stato un vero e proprio boom di impianti eolici, con 139 richieste per la costruzione di nuove strutture attualmente al vaglio della Regione siciliana. Un business che non è sfuggito a Cosa Nostra secondo l’inchiesta della Dda di Palermo, sfociata nel blitz «Eolo» condotto lunedì notte da Polizia e Carabinieri e conclusosi con otto arresti, conclamati mafiosi, politici e imprenditori. Tutto questo soprattutto in provincia di Trapani.

In base ai dati di Terna, nell’isola viene prodotto il 21,2% del totale di energia eolica del Paese, pari a 854,7 GWh (4.034,4 in Italia). Da Palermo a Catania, da Agrigento a Siracusa sono disseminati quasi 900 aerogeneratori, i piloni che sorreggono le pale mosse dal vento, dalle quali viene generata energia poi immessa nella rete dai gestori. Dal rapporto 2008 dell’assessorato regionale all’Industria, emerge che gli impianti eolici qualificati sono 33 e che nell’ultimo anno ne sono entrati in funzione sette. La Regione tiene chiusi nei cassetti dell’assessorato ben 139 richieste per altri impianti per una potenza di ulteriori 7.380 MW, con il mercato che vede in campo i big dell’energia eolica, da Enel Greenpower a Endesa. Dall’assessorato spiegano che quello dell’eolico è un business in costante crescita, la progettazione e la costruzione di un impianto è ammortizzato dagli alti profitti che derivano dalla vendita dell’energia, grazie ai cosiddetti certificati verdi, titoli negoziabili emessi dal Gestore della rete, introdotti dal decreto Bersani, e che determinano il prezzo.
Nel piano energetico, approvato recentemente dal governo del presidente Raffaele Lombardo, si vincolano le nuove autorizzazioni al trasferimento in Sicilia delle sedi legali delle società, in modo tale che la Regione possa incassare le imposte direttamente.

«Prima di concedere i nulla-osta – dicono dall’assessorato – si fanno una serie di verifiche. Le maglia dal 2006 sono più strette che in passato, quando le autorizzazioni venivano concesse dai comuni o dallo Stato». Pur essendo un settore appetibile, la produzione da eolico rappresenta però appena il 4% del totale di energia generata in Sicilia (il 92,64% è termoelettrica), con gli aerogeneratori che a volte, in alcune zone, non vengono messi in funzione e contro cui si battono ambientalisti e alcuni amministratori. La produzione lorda nel giro di sette anni tuttavia è aumentata in modo notevole: dai 31,8 GWh nel 2002 ai 382,4 GWh nel 2005 ai 854,7 GWh nel 2007; mentre per quella termoelettrica e quella idroelettrica i dati sono in flessione. Il numero maggiore di impianti si trova nella provincia di Palermo, ben 11 con una potenza di 199,36 MW; il più grande è a Vicari, gestito dalla società Green Vicari Srl (45 MW). La centrale più estesa si trova a Enna, con l’impianto costituito da due parchi che ricadono nei comuni di Ramacca, Raddusa e Castel di Judica, per una potenza di 70,5 MW.

Delle 139 richieste per nuovi impianti, 30 riguardano il territorio di Agrigento e 21 quello di Trapani. A Salemi, dove Vittorio Sgarbi da sindaco si è schierato contro l’eolico, c’è parco eolico con 44 aerogeneratori entrato in funzione nel gennaio dello scorso anno, con una potenza di 37,4 MW. Il sindaco Sgarbi ha contestato addirittura una violazione costituzionale a proposito di tutela dell’ambiente e tutela paesaggistica, poi, giocando con le parole, ha indicato il business mafioso, lui che sostiene che la mafia non c’è, infine ha detto che la mafia in Sicilia è quella dell’eolico, ma più come sistema malavitoso che non per la presenza di soggetti «uomini d’onore» che invece ci sono e sono quelli riconducibili al super boss latitante Matteo Messina Denaro che non è per nulla povero di potere come si vuol far intendere.

L’indagine della Dda ha fatto emergere chiaramente il tentativo e la presenza della mafia in fatti specifici. Ma in passato c’è stata anche una chiara azione di imprenditori che hanno denunciato le infiltrazioni mafiose nell’eolico in questo campo. «In Sicilia – dice Giuseppe Catanzaro presidente di Confindustria ad Agrigento – non si può, su fatti di mafia, generalizzare, perché è proprio questo che serve ai mafiosi. Il valore sociale ed economico dell’inchiesta che ha portato ad arresti nel settore dell’eolico deve diventare un valore positivo e di sostegno per, una volta per tutte, finirla con parassiti della peggiore specie che cercano di conquistare posizioni usando scorciatoie, compresa quella della mafia, vero e proprio cancro per l’economia».

Uno dei maggiori gruppi dell’eolico in Sicilia è quello dell’imprenditore Salvatore Moncada «che ha invece saputo creare una grande realtà imprenditoriale internazionale – sottolinea Catanzaro – denunciando la mafia, operando fra mille difficoltà e, in alcuni casi, contro una pubblica amministrazione che non ne ha voluto riconoscere i meriti. Abbiamo apprezzato – aggiunge Catanzaro – le attenzioni tempestive dell’assessore regionale all’Industria Pippo Gianni, che ci auguriamo saprà da questa negativa esperienza affermare un principio: le autorizzazioni devono essere rilasciate, anche con esito negativo, entro e non oltre i termini previsti dalla legge. Anche questo – osserva Giuseppe Catanzaro – concorre a impedire alla mafia ed ai suoi inqualificabili adepti di fare affari e di mortificare tutto e tutti, e aiuta a produrre valore attorno alle istituzioni chiamate a reprimere il fenomeno mafioso. In questo senso non comprendiamo perché, nonostante le reiterate denunce, l’ufficio Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) della Regione non viene adeguatamente potenziato, e per quale pubblica ragione non si introducono i protocolli informatici che riducono la possibilità di clientele».

«Non è possibile – conclude il presidente degli industriali di Agrigento – pensare di generalizzare e di danneggiare un processo di modernizzazione che proprio nell’energia trova una rilevante innovazione del tessuto produttivo siciliano».  Salvatore Moncada, della «Moncada energy», dal canto suo afferma: «Noi l’abbiamo denunciata la presenza mafiosa, abbiamo fatto arrestare mafiosi esponendoci in prima persona e ricevendo protezione dallo Stato. Abbiamo firmato protocolli di legalità con varie prefetture, ci siamo impegnati a filtrare tutti coloro che entrano in contatto con la nostra società, ed ogni volta che abbiamo notato delle anomalie, ne abbiamo dato immediata comunicazione alle autorità competenti. Noi ci aspettiamo lo stesso – continua Moncada – da tutti coloro che sono realmente interessati a combattere la mafia; denunce circostanziate e non generici proclami che danneggiano la Sicilia, utili solo ai fini elettorali di chi li pronuncia, e non ai siciliani che vogliono la crescita economica del proprio territorio nella normalità».

«Forse qualcuno – si chiede l’imprenditore – si aspettava che la mafia non avrebbe attenzionato attività di decine di milioni di euro quando non si lascia scappare neanche le mercerie? Una cosa è certa – conclude Moncada – noi gli attentati li abbiamo subiti, durante la costruzione dei nostri parchi eolici, proprio nel periodo in cui eravamo sotto scorta. Tutto ciò a conferma ulteriore ed inequivocabile della nostra distanza da questi ambienti. Il nostro ringraziamento non può che andare alle forze dell’ordine che in questi anni hanno presidiato le nostre attività, permettendo la nostra crescita e la creazione di numerosi posti di lavoro».
Moncada ha voluto inoltre «evidenziare quanto profondamente errato sia l’atteggiamento di chi, con generalizzazioni calunniose, cerchi di travolgere tutti coloro che hanno investito nel settore dell’energia eolica in Sicilia. Ad esempio, il sindaco di Salemi, Vittorio Sgarbi, («nei cui confronti ci tuteleremo nelle sedi opportune»).
Mon
cada ha preannunciato una iniziativa per i prossimi giorni. Con una lettera aperta dal titolo «Non inquinate la nostra energia», che verrà pubblicata sui principali quotidiani, dice di volere evidenziare le «forti reazioni emotive provocate dalle ultime vicende di cronaca». «Questi fatti di cronaca sommati al grave immobilismo del sistema legato agli iter autorizzativi rischiano di vanificare il lavoro di chi, come noi, con grandi sforzi ha prodotto negli ultimi anni nuove occasioni di sviluppo per il territorio, creando centinaia di posti di lavoro ed invertendo, almeno in parte, la drammatica tendenza che vede noi siciliani vittime di un destino segnato da altri». L’imprenditore siciliano ha inoltre preannunciato di avere già dato mandato ai propri legali di presentare un circostanziato esposto alla Procura della Repubblica sulle anomalie nella gestione delle autorizzazioni nel settore dell’energia eolica.

La replica di Sgarbi. Il sindaco di Salemi ancora sorprende tutti e mentre per giorni e giorni ha parlato di energia eolica e dei danni cagionati, di scenari tra mafia e non mafia, in modo fin troppo candido afferma che non conosceva l’esistenza del gruppo Moncada. Una cosa anomala per chi sembrava ferrato sull’argomento. «Sono felice – dice comunque Sgarbi – che esca allo scoperto il titolare di una impresa che ha investito nel settore dell’energia eolica, evidentemente con convinzione e con l’impegno economico al quale le direttive e i contributi dell’Unione Europea lo hanno stimolato. Per mia parte non sono interessato soltanto alla truffa all’Europa e alle accertate e accertabili infiltrazioni mafiose; sono convinto che ogni parco eolico, ogni pala eolica, rappresentino un crimine contro il paesaggio. E indifferente alle azioni legali minacciate dal signor Moncada, agirò in modo radicale per impedire che con autorizzazioni carpite ad amministratori ignoranti, e minimi finanziamenti garantiti a piccole comunità povere, si violi il paesaggio della Sicilia in modo irrimediabile, in contrasto con il dettato della Costituzione che impegna lo Stato a difendere e tutelare il paesaggio. Il paesaggio che c’è, è un valore assoluto, non quello sfigurato delle pale eoliche, le quali di per sé rappresentano per la Sicilia un danno pari all’azione della mafia, un crimine contro la civiltà. In ogni caso sono certo che le ispezioni della magistratura riveleranno l’inadeguatezza e l’inefficienza dei parchi eolici in tutta la Sicilia e in tutta Italia».

La cronaca delle ultime ore è infuocata. Non solo per il dibattito che si è «acceso» ma anche per un rogo che materialmente è stato appiccato la sera di venerdì nell’area di stoccaggio del porto di Trapani che viene usata per deposito delle pale eoliche che vengono usate per la realizzazione di due parchi eolici, quello di Salemi (che ha suscitato le ire del sindaco Sgarbi) e quello di Sambuca di Sicilia. Due tir sono stati incendiati e con loro i «carichi» che sopra erano già sistemati. Accertato che è stato un rogo doloso c’è da stabilire che è solo casualità, l’intimidazione può essere stata diretta alla ditta che si occupa di questi trasporti, o l’attentato è stato diretto proprio a chi si sta occupando di eolico in provincia di Trapani. Il nome è quello dell’imprenditore alcamese Vito Nicastri, sfiorato dall’indagine «Eolo». Di lui ne parla uno degli imprenditori arrestati, il salemitano Melchiorre Saladino, colui il quale in altre occasioni, fuori dall’eolico, si presentò come emissario del latitante Messina Denaro. Saladino in una intercettazione parla di Nicastri in modo chiaro, secondo lui deve smetterla di occuparsi di eolico. E il fuoco va insorgere sospetti su quella che può essere stata la «vera» matrice. E il sindaco Sgarbi infine dinanzi al rogo sembra ricredersi senza abbandonare l’idea che l’eolico è il danno più grave per la Sicilia: «Non riesco ad immaginare  – dice – che possano continuare in questa impresa scellerata. Mi pare il segnale di una guerra tra bande. E’ comunque la prova che la mafia c’è. Quello degli impianti eolici è un mondo in cui i soldi girano con una così straordinaria facilità che, evidentemente, gli interessi economici determinano una conflittualità criminale. Fino ad oggi la criminalità in questo settore ha goduto di coperture nobili, e adesso che sono stati scoperti è venuta fuori una guerra per bande di mafiosi. Qualunque impianto eolico ha dietro la mafia». E conclude quasi mostrando di sapere più di altri: «Ho l’impressione che l’operazione che ha colpito gli uni, ha evidentemente determinato l’ira degli altri».

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