Dieci cose che l’Italia deve fare
Un mese fa, Israele decideva di
interrompere l’invasione di Gaza. Ma la violenza non si è mai
fermata e la pace sembra allontanarsi. Flavio Lotti, coordinatore
nazionale della Tavola della pace punta il dito sull’Italia e indica
10 cose da fare con determinazione e coerenza.
“La pace in Medio Oriente dipende
da noi. Chi continua a scaricare su altri la responsabilità vuol
dire che non è interessato alla pace. La guerra a Gaza e le elezioni
in Israele ci hanno messo con le spalle al muro. O decidiamo di
impegnarci seriamente per scrivere la parola fine di questa brutta
storia nel più breve tempo possibile, oppure smettiamo di invocare
la pace perché, senza dubbio, non verrà. La guerra a Gaza ha
rafforzato i radicali di Hamas e i loro sostenitori in tutto il Medio
Oriente. Le elezioni israeliane hanno consegnato lo stato ebraico
nelle mani della destra che si è ugualmente e simmetricamente
rafforzata e radicalizzata. A questo punto è drammaticamente chiaro
che solo un intervento inedito della comunità internazionale potrà
cambiare la tragica storia di questo conflitto e scongiurare il
peggio che sta arrivando: la continuazione della violenza quotidiana,
della corsa al riarmo, dell’occupazione e dell’escalation militare;
nuove guerre; stragi sempre più orribili; il possibile
coinvolgimento di armi nucleari e di distruzione di massa;
l’islamizzazione del conflitto israelo-palestinese e la sua
estensione in Europa.
Che fare allora? Ecco 10 cose che
l’Italia, presidente di turno del G8, ha la responsabilità di fare
oggi, insieme agli Stati Uniti, all’Europa, all’Onu e a quelli che ci
stanno, mettendo fine alla politica complice e inconcludente delle
chiacchiere, dei summit e degli appelli.
1. Spiegare a Israele che è folle (e
illegale) continuare a punire collettivamente un milione e mezzo di
persone e che deve far entrare nella Striscia i beni necessari per
dare a quella gente la possibilità di avere una vita dignitosa;
2. portare soccorso alle famiglie di
Gaza sopravvissute all’ultima battaglia (affermare, come fa il
governo italiano, che si vuole soccorrere la popolazione di Gaza
colpita dalla guerra e rifiutarsi di avere ogni relazione con Hamas
vuol dire imbrogliare gli italiani);
3. promuovere il raggiungimento di una
vera tregua tra Israele e Hamas che includa controlli più efficaci
contro il traffico di armi, la fine del lancio dei razzi palestinesi
e l’apertura di tutti valichi della Striscia di Gaza;
4. premere su Israele perché riduca
immediatamente la pressione militare sui palestinesi della
Cisgiordania e di Gerusalemme est, fermi la costruzione di nuovi
insediamenti e del muro sui Territori palestinesi occupati, rimuova i
posti di blocco e riapra le strade che possano consentire la
riunificazione della Cisgiordania oggi frammentata;
5. sostenere tutte le organizzazioni
della società civile e gli Enti locali che possono concorrere a
costruire la pace dal basso con iniziative di dialogo, solidarietà e
cooperazione;
6. favorire in ogni modo la
riconciliazione nazionale palestinese e non accentuarne le divisioni
(affermare, come fa il governo italiano, che ci sono palestinesi
buoni e palestinesi cattivi, che si vuole rafforzare i buoni e
combattere i cattivi e che, allo stesso tempo, si vuole favorire il
processo di riconciliazione nazionale tra i palestinesi è un
obiettivo completamente irrealistico);
7. riavviare il dialogo con tutti i
paesi del mondo arabo per risolvere i diversi conflitti aperti e
giungere ad un accordo di pace e di disarmo regionale;
8. promuovere la firma di un accordo di
pace tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese da sottoporre
successivamente a referendum ad entrambi i popoli (la giusta formula
“Due Stati per due popoli” non basta più a descrivere la
meta. L’obiettivo deve essere garantire ad entrambi i popoli la
stessa dignità, gli stessi diritti, la stessa libertà e la stessa
sicurezza.);
9. promuovere un piano per affidare
all’Onu, con il deciso sostegno dell’Unione Europea, la
responsabilità di garantire contemporaneamente la sicurezza
d’Israele e della Palestina;
10. promuovere il trasferimento della
sede dell’Onu da New York a Gerusalemme e trasformare il cuore
conteso del conflitto nella capitale della pace e della
riconciliazione del mondo.”
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