Don Ciotti invoca una nuova cultura della legalità
La denuncia
e la speranza. Si è concentrato lungo queste due direttrici l’intervento
di don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, al convegno “La
legalità al servizio dei cittadini”, organizzato a Marsala dalla
locale delegazione del CIF. Assieme al magistrato Andrea Tarondo della
Procura di Trapani, il sacerdote torinese ha invitato i presenti a non
abbandonarsi a un atteggiamento di stanchezza verso la vita democratica
e di rassegnazione di fronte alle ingiustizie, denunciando con forza
la degenerazione dei costumi politici di una parte della classe dirigente
e ricordando a tal riguardo l’allarme lanciato nei giorni scorsi da
molti presidenti di Corte d’Appello sull’aumento della corruzione
all’interno delle pubbliche amministrazioni. “Non è possibile –
ha affermato don Ciotti – che milioni di italiani siano ostaggio dei
criminali e dei colletti bianchi. In questo modo si lascia alla mafia
la possibilità di uccidere, senza dimenticare chi ogni giorno muore
dentro perché è costretto a cedere ai ricatti della criminalità pagando
il pizzo”. E citando lo scrittore calabrese Corrado Alvaro, ha poi
ricordato come “la disperazione più grande per una società è il
dubbio che vivere onestamente sia inutile”. Sul ruolo del magistrato
nell’Italia di oggi si è invece soffermato il sostituto procuratore
Andrea Tarondo, spiegando come le nuove norme spesso risultino difficilmente
applicabili da un punto di vista tecnico e ricordando le carenze d’organico
delle Procure di Trapani e Marsala. Una posizione chiara è poi arrivata
dal magistrato bolognese anche in merito al dibattito sulle intercettazioni,
definite “uno strumento fondamentale per le indagini”, anche per
la possibilità di portare gli investigatori sulle piste della criminalità
organizzata pur partendo da filoni apparentemente molto lontani. Nel
corso del suo intervento, Tarondo ha poi offerto una radiografia quanto
mai lucida della presenza mafiosa nel trapanese. “La strategia qui
è diversa da altre province siciliane – ha spiegato il sostituto
procuratore – con un ricorso limitato ai delitti di sangue ed alle
estorsioni ed un maggiore controllo occulto dei flussi di denaro e delle
istituzioni, favorito dal ruolo svolto da alcuni dirigenti e funzionari
pubblici nella gestione degli appalti. Rispetto a qualche anno fa c’è
una maggiore consapevolezza della società civile, ma c’è ancora
tanto da lavorare”. Accanto alla denuncia, come detto, c’è stato
comunque spazio anche per un messaggio di speranza, lanciato da Don
Luigi Ciotti, che ha annunciato che fra tre settimane a Palermo, in
piazza Politeama verrà inaugurata la bottega “I saperi e i sapori
della legalità”, all’interno di un locale confiscato alla mafia.
Segno di una comunità che, come accaduto per la Calcestruzzi Ericina,
continua a riappropriarsi di quelle possibilità che in passato Cosa
Nostra le aveva tolto.
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