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“Caso Setola” a Pignataro Maggiore
Magliocca smentisce, Palmesano conferma

di redazione il . Campania

Dopo un articolo recentemente pubblicato da Libera Informazione la lettera di replica di Giorgio Magliocca, sindaco del centro campano e la controreplica con conferma di Enzo Palmesano

La lettera del sindaco di Pignataro Maggiore (CE) e la replica del giornalista
 

Egregio direttore,
 
le scrivo in riferimento all’articolo apparso sul suo portale, a firma del giornalista Enzo Palmesano, secondo il quale esisterebbe anche nel mio comune un “caso Setola” relativamente all’affidamento degli appalti.
 
Ciò risponde al falso ed rappresenta l’ennesimo tentativo da parte di alcuni giornalisti locali, spinti evidentemente dai soliti rancori personali, di delegittimare l’azione anticamorra della mia amministrazione che da anni si contraddistingue in questa dura e difficile lotta.
 
In particolare, il giornalista autore del comunicato stampa afferma che, avendo la ditta “General Impianti sas” partecipato a due gare pubbliche indette dall’Ufficio Tecnico Comunale, senza essere stata estromessa nella fase della presentazione delle buste, la stessa avrebbe potuto condizionare “la soglia di anomalia” e far vincere, quindi, ditte di cartello in ogni caso legate alla malavita organizzata.
 
Non escludo che ciò possa avvenire nei comuni della Provincia di Caserta. Escludo, però, categoricamente che ciò possa avvenire presso l’ente che rappresento.
 
Per una semplice motivazione che da qui a breve scriverò.
 
Voglio prima di tutto premettere che nessuna norma ci consente di escludere le ditte nella fase di presentazione delle domande.
 
Ma non è questa la questione.
 
Ciò che, invece, è necessario sottolineare è il fatto che la ditta “General Impianti sas” od altre a quest’ultima collegata, in ogni caso in odore di camorra, non avrebbe mai potuto lavorare presso il nostro comune.
 
Nel 2004, infatti, ho firmato un protocollo d’intesa per la legalità con il Prefetto di Caserta che ha impegnato il mio ente a richiedere “informativa antimafia” per qualsiasi ditta che si aggiudica lavori presso il comune di Pignataro Maggiore. Indipendentemente dall’importo dei lavori.
 
L’informativa antimafia, è bene ricordarlo, è quell’attestazione rilasciata dalla Prefettura che fa riferimento non ai provvedimenti dell’autorità giudiziaria passati in giudicato, ma che prendono spunto da semplici relazione delle forze dell’ordine od anche da indagini della magistratura inquirente.
 
Bene, è evidente che non esiste nessun “caso Setola” a Pignataro Maggiore. Ed è impossibile che presso il mio ente possano lavorare ditte in odore di camorra.
 
Le invio questo comunicato per chiederle di pubblicarlo e la invito ad interessarsi del mio comune per trattare i grandi risultati ottenuti nella gestione dei beni confiscati alla malavita organizzata e per constatare di persona le tante azioni di contrasto alla camorra ed ai clan locali.
Nell’attenderla nel mio comune la saluto cordialmente.

 
Avv. Giorgio MAGLIOCCA
         Sindaco di Pignataro Maggiore 

 
 

Risponde Enzo Palmesano:

Il sindaco è all’oscuro di tutto ciò che avviene nella sua città. Ha diffuso, per oltre due settimane di seguito, dichiarazioni sul “caso Setola” nel resto del mondo, ma ha appreso della partecipazione della “General Impianti sas di Pagano Massimiliano” a due gare d’appalto a Pignataro Maggiore solo quando, il 30 gennaio 2009, ho rivolto una domanda in tal senso al sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano, nel corso di una conferenza stampa.

Nella prima Amministrazione Magliocca, il sindaco non si accorse che l’ufficio tecnico aveva affidato – per chiamata diretta, senza gara d’appalto – lavori alla famiglia dell’imprenditore camorrista di Vitulazio, Angelo Raffaele Palma, molto legato al superlatitante del “clan dei casalesi”, Michele Zagaria. Beni confiscati a Pignataro Maggiore, città tristemente nota come “la Svizzera dei clan”, sono stati e sono un ottimo affare per personaggi legati alle cosche mafiose, in particolare agli alleati dei “corleonesi” (famiglia Lubrano-Nuvoletta-Ligato).

Il sindaco, infine, ignora la data e il contenuto del vigente “Protocollo di legalità in materia di appalti”, firmato in Prefettura da lui – evidentemente senza leggerlo – il 20 febbraio 2008 e approvato con deliberazione di Giunta comunale numero 28 del 28 febbraio 2008. Tale “Protocollo”, all’articolo 4, comma 3, recita tra l’altro: “(…) la stazione appaltante non potrà ammettere alla partecipazione a gare di appalto l’impresa nei cui confronti siano stati emessi provvedimenti interdittivi, se conosciuti dall’amministrazione”.

Per il resto, confermo quanto ho scritto; e per ora può bastare.

Enzo Palmesano

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