Basta divisioni. Una grande manifestazione nazionale dell’Italia civile
Bisogna stare attenti all’uso delle parole, dire che l’Italia è
sull’orlo di un regime nazionalsocialista è pericoloso perchè si
allontana l’attenzione dai veri pericoli. L’Italia sta uscendo dalle
democrazie liberali europee. Il Parlamento viene umiliato, il diritto
negato, l’informazione negata, i giudici attaccati insieme ad altri
poteri dell Stato. E oggi il Ddl della sicurezza che avvelenerà i pozzi
della vita civile, tradendo i valori profondi della comunità italiana
e persino quelle radici cristiane più volte strumentalmente invocate
dalla destra al momento del bottino elettorale. Per qesto Beppe Giulietti e Articolo 21 lanciano l’idea di una grande manifestazione nazionale unitaria dell’Italia Civile.
Condivide anche lei che l’Italia è sull’orlo di un regime nazionalsocialista?
Trovo
pericolosissimo l’uso delle parole in libertà, specie in un paese che
si è ormai abituato a rompere qualsiasi nesso tra le cose e le parole.
In questo un maestro è stato proprio Berlusconi. Ci ha abituato ad un
linguaggio immaginifico che tuttavia non ci consente di comprendere
la gravità delle questioni, anzi rischia di deviare l’attenzione. Se
l’Italia è sulle orme del nazifascismo, ci dovrebbe essere una risposta
di una durezza senza precedenti. Contro il nazismo è lecita anche la
lotta armata. Ma francamente… Bisogna stare molto attenti all’uso del
linguaggio, a quello dei simboli. Il nazifascismo è tutt’altra cosa.
Sono sei milioni di ebrei uccisi.
E allora in Italia cosa sta accadendo?
Quello
che sta accadendo in Italia, e per questo è sbagliato l’uso di alcune
parole improprie, è assolutamente grave. L’Italia sta fuoriuscendo
dalle democrazie liberali come le abbiamo conosciute. Le democrazie
liberali si fondano in primo luogo sulla divisione dei poteri,. Il
rispetto della centralità del Parlamento in Italia è ormai avvilito,
ridotto a luogo di ratifica. Questo governo mina l’autonomia dei
giudici, odiati da questo governo; lo stato di diritto viene demolito
giorno dopo giorno; il pluralismo dell’informazione viene negato. Non
c’è bisogno del ricorso alle categorie del nazifascismo per comprendere
che c’è un allarme democratico che però dovrebbe vedere l’unità di
tutte le forse politiche e sociali, non solo del centrosinistra ma
anche di chi, nel centrodestra, ha orrore per queste deriva
Può fare qualche esempio diretto?
Il
governo procede per decreti nonostante abbia una maggioranza
solidissima; ha raggiunto un accordo sui contratti escludendo la forza
sindacale più importante; ha annunciato un provvedimento sulle
intercettazioni che si pone proprio l’obiettivo di ridurre l’autonomia
dei giudici e il diritto dei cittadini ad essere informati. Questo
governo ha annunciato che vuole fare un decreto sul caso Englaro per
manomettere una sentenza di un Tribunale. Sono molti gli esempi che ci
indicano che si sta uscendo dallo schema della democrazia liberale e
c’è una sostanziale alterazione dei valori costituzionali senza alcuna
modifica costituzionale.
Anche lei pensa che il Presidente della Repubblica Napolitano stia dormendo?
Nonostante
le molte critiche che arrivano da ogni parte, penso che Presidenza
della Repubblica, Corte Costituzionale, Csm siano strumenti di garanzia
della nostra costituzione e della nostra vita collettiva. E penso che
in queste ore sul caso Englaro il Presidente della Repubblica sia
proprio il bersaglio di una parte della destra che punta in modo
visibile a mettere in difficoltà il presidente, a ridurre i suoi
margini di autonomia. Ritengo per questo sbagliato che si possa tirare
la corda dall’altra parte. Ho la sensazione che una volta travolti gli
ultimi arbitri non si apriranno destini luminosi, ma si aprirà un
periodo ancora più duro e più triste. La politica non può far finta di
non saperlo.
La cosa più rischiosa in questa fase?
Se
dovessi individuare in queste ore oltre al caso Englaro quale sia il
punto più insidioso, grave e velenoso e forse sottovalutato anche noi
da Articolo 21, penso al Ddl sulla sicurezza approvato al Senato. Quel
testo recepisce e fa proprie istanze xenofobe, razziste di esclusione
sociale. Quel testo avvelenerà i pozzi della vita civile. E’ in aperta
contraddizione non solo con la Carta Costituzionale ma con i valori
profondi della comunità italiana e persino con quelle radici cristiane
più volte strumentalmente invocate dalla destra al momento del bottino
elettorale. Quel testo è un oltraggio non alla sinistra e agli
immigrati ma a tutte quelle associazioni, quelle parrocchie quel mondo
del volontariato che del tema dell’accoglienza e dell’inclusione
sociale (basterebbe pensare ai ripetuti interventi della Cei, del
Cardinal Martini e del Cardinal Tettamanzi), hanno fatto un modo di
essere. Quel testo arriva sino al punto di introdurre il principio
della delazione, come ben denunciato da medici senza frontiere, per i
medici e gli infermieri che rappresenta una violazione gravissima del
segreto professionale. E soprattutto indica una cultura
dell’intolleranza. E’ un oltraggio alla tradizione cristiana e
culturale di questo paese. Non a caso un uomo pacato come il presidente
dell’Antimafia Pisanu, nei giorni scorsi in un’intervista al Corriere
della Sera ha ammonito tutti a non tradurre in norme e leggi
comportamenti da osterie padane.
Di fronte a queste decisioni che cosa si può fare? Quali proteste e quali mobilitazioni è possibile mettere in moto?
So
che da mesi e mesi c’è un coordinamento contro il razzismo che sta
operando con serietà che raccoglie Arci, Acli, Comunità di Sant’Egidio,
Tavola della pace, reti e associazioni laiche e cristiani di credenti e
non credenti, sindacati, che ha promosso una meritoria campagna di
sensibilizzazione. Questa rete di associazioni non può essere lasciata
sola. Credo che sia maturo il momento perché tutte le forze politiche,
e non solo quelle del centro sinistra, e le forze associative si
mettano insieme per contrastare questi fenomeni, per indire centinaia
di manifestazioni e per arrivare anche ad una grande manifestazione
nazionale unitaria. Un momento che faccia sentire che c’è un’Italia non
di sinistra, ma civile, un’Italia dell’accoglienza, della solidarietà,
della Costituzione che dica basta a questo clima. Ci sono momenti dove
si deve dimostrare di saper mettere da parte la richiesta del consenso
per il proprio gruppo, le divisioni e le risse – penso al tema della
legge elettorale – e almeno su questo tema bisogna arrivare ad una
iniziativa forte e comune senza simboli di parte e di partito, senza
tentativi di portare un pugno di consensi in più alla propria
organizzazione, ma tentando di contrastare qualcosa che è pericolosa
per l’Italia e per le generazioni future.
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