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Cocaina, tra dati sballati e disinteresse mediatico

Di Stefano Fantino il . Internazionale, Interviste e persone

Due settimane fa Libera presentava pubblicamente il dossier di Sandro
Donati riguardanti i dati poco veritieri di Unodc e Stati Uniti sulla
produzione di cocaina in Colombia. Dati che sminuivano drasticamente
una produzione annua invero nettamente superiore a quella dichiarata.
A denunciare la poca trasparenza di quelle cifre ci aveva pensato il
maestro dello sport Donati che monitorando accuratamente i dati provenienti
dalle autorità colombiane aveva portato alla luce un dato allarmante:
la cocaina prodotta in un anno secondo i dati di Unodc e governo Usa
sarebbe meno di un terzo di quella realmente prodotta.  Il tutto
sull’onda del lancio del Plan Colombia da parte degli Usa volto a combattere
il narcotraffico e l’illegalità nel paese colombiano.

Ora dopo quindici giorni Libera Informazione ha voluto ascoltare
nuovamente Sandro Donati per capire come il mondo dei media ha percepito
la pubblicazione del dossier. E riportare su quel Messico, che, per
Donati è «la nuova Colombia», in quanto destinatario della “Merida
Initiative” con le stesse finalità del Plan Colombia. 

 

Dottor Donati, a quasi due settimane dalla pubblicazione del suo
dossier, quale è stata la risonanza da parte dei media? 

Devo dire che la riposta mediatica è stata importante per quello
che riguarda la televisione e la radio ma assai deludente da parte della
carta stampata. Geograficamente abbiamo ricevuto attenzione dalla stampa
sudamericana, ovviamente perchè più sensibile a questa tematica. Penso
che questo sia un punto nodale. Anche qui si ha una “localizzazione
del problema” e si pensa che il problema sia solo lì nei paesi di
produzione, ignorando il fatto che la droga è destinata ai nostri mercati.
La mancanza di chiarezza su questo punto ha fatto si che non si parlasse
molto da noi di questo dossier. La trovo una cosa molto deludente. 

Negli Usa è stato dato spazio alla vicenda, che lei sappia? 

Negli Stati Uniti si è dato poco spazio alla vicenda, salvo alcuni
siti economici e lo spazio dato dal sito Bloomberg.com alla vicenda. 

Proprio su Bloomberg.com il portavoce dell’Unodc, Walter Kemp, ha
rilasciato una dichiarazione, riportata dalla Bloomberg, dove dice che
“è ridicolo dire che i dati sono stati manipolati per ragioni politiche”.
Ferma restando la sua convinzione, quali altri motivi possono essere
alla base di questa lampante discrepanza?
 

Io penso che innanzitutto si debba rispondere al primo quesito, quello
riguardante la netta discrepanza dei dati. Solo in seconda battuta ci
si dovrà interrogare sui perchè. Inoltre se ci si chiede la motivazione
o si dice che è “ridicolo pensare che sono dati manipolat per ragioni
politiche” si prende atto di una effettiva manipolazione. Quindi bisognerebbe
cercare di spiegare come mai questi dati sono così contrastanti, innanzitutto. 

Durante la presentazione ho mostrato alcuni dati generali, ma ad
una analisi approfondita potrei mostrate aggiustamenti raccapriccianti
che farebbero inorridire qualsiasi statistico. Quanto alle motivazioni
è impossibili non notare che gli andamenti dei dati e delle correzioni
sono in perfetto accordo con il lancio del Plan Colombia. Un modo per
giustificarlo. E in seguito abbiamo notato abbassamenti notevoli per
legittimarne la bontà.  

Salvo poi tornare a livelli alti? 

Una volta che si sono resi conto della discrepanza insostenibile
dei dati. 

E stonano anche i dati riguardanti le superfici coltivate.. 

Assolutamente si, i dati sono ridicoli. Si parla proporzionalmente
di una superficie coltivata a coca pari a 100 e gli stessi dati dicono
che annualmente una superficie pari a 250 è stata eradicata o fumigata.
Una sproporzione assurda che porterebbe alla fine della coltivazione
di coca, stando a quei dati… 

Dopo la pubblicazione del dossier le reazioni dell’Unodc di Vienna
quali sono state? Li ha sentiti? 

Innanzitutto è chiaro che a Vienna si fanno forti dell’appartenenza
a una istituzione forte, rinomata e radicata e da questo traggono un’aura
di, molto apparente, competenza. Questo induce anche l’opinione pubblica
a riservare loro maggior credibilità. Infatti se gli addetti ai lavori
e i media parlano dell’Unodc non possono che far trasparire l’affiliazione
alle Nazioni Unite e, conseguentemente, una professionalità e autorevolezza. 
Ma le obiezioni che noi abbiamo mosso con il dossier non sono state
affrontate in maniera seria. Costa, direttore dell’Unodc, è stato raggiunto
da Rai news 24 è ha rispostofacendo sottili ironie o utilizzando espedienti
spiccioli. Come se nella mia ricerca si fosse fatto riferimento a dati
mondiali e non solo colombiani, un errore in partenza che non abbiamo
commesso, o addirittura quando Costa parla della produzione di eroina
che lui dice in discesa (da 160 a 153 mila ettari) mentre è palesemente
in salita.  Oppure quando si dice che la nostra stima di coltivazioni
di campi di coca sarebbe pari al 30% dei terreni della Colombia e quindi
non veritiera. 

Ora,  dottor Donati, vorrei chiederle in che modo può essere
strutturato un lavoro riguardo la confederazione messicana? Si sa che
il Messico è un importante snodo di traffico ma non è un paese produttore… 

Questo è un punto fondamentale per approcciare la situazione messicana.
Un paese non di produzione, ma di transito. E tuttavia nonostante sia
uno snodo per il traffico si sequestra pochissima droga.  Questo
perchè la corruzione ha intaccato ogni parte dello stato. Perchè allora
concordare questo piano, quando la sua realizzazione è messa a rischio
dalla dilagante connivenza tra narcos e pubblica amministrazione? Ma
la Merida Initiative è stata lanciata in grande stile, con le stesse
finalità del plan Colombia. Eppure le registrazioni satellitari dei
voli sospetti sono scarse sul territorio aereo messicano, vi è un cono
d’ombra e scarsità di informazioni. 

Quindi i dati sui sequestri messicani dove possono essere rilevati?
Esiste qualche strumento, anche istituzionale, come quelli usati per
il dossier sulla coca colombiana? 

Questa è una bella domanda, il problema messicano è che non esiste
nessun sito aggiornato che fornisca statische, nessun sito governativo
che riporti costantemente i sequestri. Non stupisce in un paese dove
il capo dell’antidroga e svariati poliziotti erano a busta paga dei
narcos.  

E se in Messico non interessa, figuriamoci da noi, che ci sentiamo
spesso avulsi dal problema..

Penso che i leader politici europei e i media hanno grave responsabilità,
per il disinteresse verso un tema che invece li dovrebbe interessare
da vicino. Ma d’altronde siamo incontro a una overdose da notizie: a
volte un tema non si tratta perchè qualche giorno prima si è toccato
un argomento simile. Come nel caso del mio dossier, di cui alcune testate
non hanno parlato perchè due giorni prima si erà già parlato di un
sequestro di cocaina.  

Come se ci fosse un solo spazio a settimana per una determinata tematica… 

Esattamente, se ne parla una volta e poi basta anche in presenza
di notizie sconvolgenti. 
 
 

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