Processo su verbali Galati Giordano
Si è svolta ieri un’altra udienza del dibattimento in corso al Tribunale di Catania che vede sul banco degli imputati il maresciallo dei carabinieri del Ros, Giuseppe Improta, l’ex Capo della Procura di Patti Giuseppe Gambino e l’attuale vice questore della Polizia di Stato Mario Ceraolo, gli ultimi due accusati di avere esercitato pressioni sul boss pentito Orlando Galati Giordano perché esponesse false accuse a danno di Vincenzo Roberto Sindoni allo scopo di favorire l’imprenditore Luciano Milio, suo concorrente economico.
Gambino e Ceraolo, a suo tempo, furono impegnati nelle indagini giudiziarie e nelle operazioni di polizia che portarono allo smantellamento delle emergenti cosche mafiose Tortoriciane ed alla cattura di pericolosi latitanti tra cui lo stesso Orlando Galati Giordano, arrestato dall’allora ispettore Ceraolo.
Il processo in corso è scaturito dalle ritrattazioni del collaboratore di giustizia Orlando Galati Giordano, avvenute nel giugno del 1999, in ordine a sue precedenti dichiarazioni nelle quali riferiva di rapporti avuti con Sindoni per tramite del fratello Calogero Galati Giordano e di due suoi dipendenti, Leonardi Alfio e Falanca Salvatore.
Nell’udienza di oggi è stato sentito come testimone l’attuale Sindaco di Capo d’Orlando Enzo Sindoni, chiamato a deporre su richiesta della Procura. Sindoni, nel corso del controesame ha ripercorso le sue vicende processuali, ammettendo di conoscere i due catanesi Falanca Salvatore (deceduto) e Leonardi Alfio, indicati dallo stesso Galati Giordano come “due ragazzi di Catania che lui li usava… li aveva assunti però li usava come poggia spalle diciamo (…) uno di questi qui era grandissimo amico di mio fratello. Quando dico mio fratello faccio riferimento a Calogero, Galati Giordano Calogero”.
Secondo quanto dichiarato da Sindoni, Falanca e Leonardi erano suoi dipendenti, assunti come braccianti agricoli. Con loro non aveva mai parlato delle proprie vicende personali. Di Alfio Leonardi, Sindoni ha confermato di conoscere le disavventure giudiziarie poiché era in carcere e, con l’assunzione, gli aveva permesso di ottenere gli arresti domiciliari e quindi il permesso di uscire per recarsi a lavoro.
Nel prosieguo del controesame Sindoni ha anche ammesso di conoscere Cono Maddalena e il boss pentito Giuseppe Cipriano. Sarà risentito il 7 aprile prossimo per completare il controesame.
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