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Notte fonda per Singh e per Nettuno

Riccardo Iorio il . Lazio

Il litorale romano è
alla ribalta delle cronache nazionali per l’aggressione premeditata
ad un immigrato indiano, consumata alle quattro di notte di domenica
scorsa, all’interno della stazione ferroviaria di Nettuno. La mattina,
nei pressi di una panchina adiacente ai binari, i pochi pendolari della
domenica hanno trovato una macchia scura in terra. Poteva passare inosservata,
se a circondarla non fossero stati lì alcuni Carabinieri e fotografi.
Immagino le domande rivolte dai giornalisti locali alle forze dell’ordine,
poi alla gente. E immagino anche le facce dei viaggiatori, assonnate
e poco stupite da quell’alone nero sul pavimento: le stazioni di Nettuno
e della vicina Anzio sono sporche da sempre, soprattutto l’ultima,
lasciata nell’abbandono quasi totale dalle Ferrovie e dall’amministrazione,
tranne quando si è pensato di farne un piccolo centro commerciale.

Davanti al Municipio della
città di Nettuno, lo stesso giorno, alle 17,30, si presentava un’altra
macchia: quella dei manifestanti, radunatisi con un giro di sms e di
messaggi su Facebook, per trovarsi tutti insieme, per dimostrare solidarietà
all’immensa comunità di immigrati delle due cittadine. Un territorio
vastissimo, con circa 80.000 residenti, senza contare il grande mondo
sommerso degli stranieri irregolari che vivono in case spesso senza
intonaco e finestre, sovrappopolate e lontane dai centri in cui gli
stessi ospiti lavorano, in nero: nell’edilizia, in ristoranti e stabilimenti
balneari durante l’alta stagione, nelle campagne durante il resto
dell’anno, da raggiungere su biciclette malandate e senza alcuna segnaletica,
con rischio enorme per la loro incolumità e quella degli automobilisti.
Anzio e Nettuno sviluppano l’edilizia, il turismo e l’agricoltura
sulla base di queste forze, che usano e poi buttano via quando non servono
più. Ecco perché Singh, l’indiano di 35 anni, dormiva in stazione,
dopo essere arrivato da un viaggio che per molti è lunghissimo, per
altri è possibile solo grazie ad un intermediario di zona o nella Capitale,
che sfrutta il bisogno di tanti connazionali trasformandolo in ricchezza
personale. Singh però non aveva fatto ancora i conti con una città
che ha sviluppato negli anni un’indifferenza pressoché totale nei
confronti dei diritti e della dignità degli stranieri. E con una gioventù
che non ha niente di meglio da fare che cercare un motivo di diversione,
alle quattro di mattina, trovando un capro espiatorio vivente per la
propria noia.

Mentre le Regate del Cuore
portano su fantastiche barche a vela VIP, politici locali e non, durante
l’estate e a scopo benefico, il vero malessere del territorio viene
alla luce purtroppo solo quando si consumano gesti come quello subito
da Singh. C’è premeditazione, ci sono futili motivi, c’è l’efferatezza
del reato. Ma la cosa più grave forse non è neanche quella del terribile
fatto di cronaca. È l’incoscienza dei tre giovani, criminali del
sabato notte, che non si rendono conto di aver commesso un abominio
finché non si ritrovano nella caserma. È l’incoscienza di alcuni
compagni di scuola, per cui il giovane “non era un giovane, era un
marocchino”. È l’indifferenza della gente di Anzio e Nettuno, che
partecipa con i soliti noti alla manifestazione di domenica. È l’indifferenza
dei politici locali, che si fanno superare da Schifani, Fini e Alemanno,
e riescono a farsi battere in velocità anche dal non certo loquace
Napolitano. Partecipano al sit-in solo alcuni esponenti del centro-sinistra
di Anzio e Nettuno. La giunta di Anzio, storicamente a destra, non esce
neanche a farsi una passeggiata sul lungomare di Nettuno, tanto per
vedere cosa succede. Ci sono quei giovani, seduti sul muretto del lungomare
di Nettuno, che gridano contro il corteo, assolutamente incoscienti
della gravità di quanto accaduto. Prendono in giro i soliti che protestano
– spesso senza esito – sugli scempi ambientali, economici, di illegalità
e mala politica che costellano la recente storia del territorio. Ci
sono quelli che come me guardano da fuori la scena, e rivedono lo stesso
cortometraggio, fatto di abusi eclatanti ai beni comuni o ai diritti
delle persone, e di proteste deboli seguite da bandiere rosse che a
Nettuno hanno raccolto alle ultime elezioni solo un centiaio di voti,
meno della neonata lista Grillo, nella quale si riconoscono anche movimenti
non certo comunisti.

Allora viene da chiedere un
esame di coscienza in primis alle istituzioni locali, provinciali e
regionali, che hanno scelto – perché di scelta si tratta – da tempo
di non investire più sul presente ed il futuro dei giovani, che non
hanno possibilità di sviluppare interessi e mettersi in gioco, viaggiando,
incontrandosi, progettando. E devono interrogarsi forse anche coloro
che da anni investono tempo ed energie sempre accompagnati da una bandiera
che da sola non produce risultati, né numerici, né politici, né culturali.
È giusto chiedere anche a loro, perché abbiamo visto come chi amministra
Anzio e Nettuno da anni non ha mai messo in discussione se stesso e
il proprio operato, di fronte ai tanti problemi di un territorio ricco
e dall’elevato potenziale culturale e storico, dove i giovani però
stentano a trovare sfoghi creativi alle proprie esigenze, dove chi vuole
fare cose diverse da case e lidi balneari, chi progetta e sogna forme
di sviluppo innovativo è spesso relegato a dover elemosinare contributi
economici, o quantomeno una parvenza di considerazione. Finché non
si cancella la demagogia ad ogni livello, finché si attende sempre
una crisi per fare politica, non ci si potrà mai aspettare che uno
dei più giovani sindaci d’Italia abbia la possibilità di migliorare
le cose, senza che sia presto sostituito, nuovamente, da un restauratore
del vecchio modus operandi. Anche se per Singh ora tutto questo
non è importante.

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