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Attacco alla libertà di stampa in Tunisia

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

Lo scorso 27 gennaio le forze di polizie tunisine, con il beneplacito della procura della repubblica e la benedizione del regime, accerchiano e chiudono la sede di Radio Kalima, l’unica voce radiofonica indipendente del paese. Sihem Bensedrine, redattrice in capo della radio e militante per la libertà di stampa in Tunisia, è stata denunciata per attività di informazione senza autorizzazione. Per attività illegale, quindi.

Scenari raccapriccianti che confermano al regime del generale Zine el Abidine Ben Ali la nomea di predatore della libertà di stampa, triste primato condiviso con alcuni tra i più violenti regimi autoritari al mondo. Il generale, al potere dal 1987, è riuscito a costruire il mito della Tunisia come paese prospero e libero, facendosi riconoscere dai leader occidentali come moderato, e quindi interlocutore privilegiato nella lotta contro l’islamismo dilagante nel mondo musulmano. Tuttavia, nonostante la retorica incensatoria e la propaganda, in Tunisia non esistono spazi di libertà sociali e politiche, e a farne le spese è principalmente l’informazione. I pochi giornalisti che hanno cercato e cercano di fare informazione con la “I” maiuscola, libera, quindi, dal condizionamento dei palazzi del potere, sono continuamente osteggiati ed impossibilitati a svolgere il proprio lavoro. Lo spazio libero del web è praticamente posto sotto l’asfissiante controllo della polizia postale al fine di impedire l’accesso a siti stranieri, web e blog indipendenti, associazioni per la tutela della libertà di stampa e dei diritti umani. Con la web-dissidenza messa a tacere, l’esperienza di una radio che riuscisse a trasmettere informazioni via satellite rischiava di diventare incontrollabile per il regime. Quindi la chiusura e le minacce nei confronti dei giornalisti.

Reporters sans Frontières si dichiara scandalizzata per la chiusura della radio. In un comunicato l’associazione che si batte per la tutela della libertà di stampa afferma che “gli avvenimenti di questi ultimi giorni sono intollerabili. Le autorità tunisine non cedono davanti a nulla per ostacolare la libertà di stampa”. Inoltre, è chiara “la volontà di ridurre Kalima al silenzio”.
Il silenzio della stampa per avere le mani libere nella gestione degli affari politici ed economici del paese, il tratto più limpido di un regime “moderato”. 

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