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Cinque presidenti raccontano il loro “Altro mondo possibile”

Di Valentina Giorda il . Internazionale

Si è conclusa da poco la terza giornata del Forum Sociale Mondiale di
Belem, una giornata che passerà sicuramente alla storia come “La giornata
dei Presidenti”. Sono oggi cominciati anche i seminari, i gruppi di
lavoro e le attività culturali organizzate dalle quasi 6000 organizzazioni
provenienti da tutto il mondo,
nello stile tipico di questa terra, intermezzandoli con canti e balli. Anche
LIbera, insieme alla rete colombiana EURALAT, ha presentato oggi un
seminario intitolato “Ambiente e criminalità organizzata”, dove si è
potuto esaminare in profondità l’impatto ambientale delle attività mafiose, a
partire dalle piantagioni di coca fino alla spazzatura di Napoli.   

Ma la giornata ha anche ospitato uno degli eventi più importanti di
questo Forum Sociale: si sono riuniti ieri sera all’hangar dell’aereoporto di
Belem cinque Capi di Stato dell’America Latina. Il più acclamato è stato
ovviamente il padrone di casa, Lula, ma un’ondata di emozione ha accolto
anche Evo Morales, Hugo Chavez, Rafael Correa, nonchè il neo-presidente
del Paraguay Lugo.

“Noi siamo il prodotto delle vostre lotte”, ha esordito Evo
Morales, dando un importante riconoscimento al lavoro del Forum in questi anni.
Non c’è dubbio che questa serata passerà alla storia. I Presidenti hanno infiammato
la platea raccontando il loro “altro mondo possibile”, un mondo in
cui l’uguaglianza e la giustizia generano la pace, ed in cui è possibili avere
un Presidente nero, uno indigeno, un vescovo della teologia della liberazione.

Non altrettanto entusiasmanti sono stati invece gli interventi da parte
dei rappresentanti del movimento mondiale: il sindacato internazionale, gli
indigeni, le donne dell’Amazzonia, non sono riusciti a dare ai loro interventi
quell’impulso di propositività e di dialogo che invece sarebbe servito per
rendere la serata un vero confronto. è un peccato dirlo, ma le uniche proposte
concrete sono arrivate dai Presidenti. Un’occasione sprecata per il movimento
mondiale per riuscire a trasformare le sue battaglie in impegni da parte dei Presidenti.

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