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Radiomafiopoli, disonorarli è una questione d’onore

Di no.fe. il . Sicilia

Lo dice chiaro il suo spot: “disonorarli è una questione d’onore”. L’onore quello vero, s’intende. E una volta erano i Tano seduto (Badalamenti) i Buscetta, i Riina e i Provenzano che venivano da Corleone e oggi sono gli Aiello e Co., imprenditori, politici, portaborse, garanti di latitanze eccellenti. E’ cambiata Cosa nostra ma alcune cose sono nel suo Dna e radiomafiopoli sembra pronta a colpire duro. La neoweb radio, si ispira trent’anni dopo all’esperienza di Radio Aut  e rinasce sotto nuove spoglie  per sbeffeggiare  mafiosi e corrotti. Principali animatori saranno Pino Maniaci (Telejato), Giulio Cavalli (autore teatrale) e Salvo Vitale (ex radio aut).

“L’obiettivo è sfotterli dichiara Pino Maniaci – intervistato dal servizio Tg3 notte – ovvero quello che Maniaci ha iniziato a fare da alcuni anni, fra una denuncia e una querela dagli schermi di Telejato a Partinico, non lontano da Cinisi. Il motto di Radiomafiopoli si rifà direttamente all’esperienza che fu di Peppino Impastato e dei ragazzi di Cinisi negli anni ’70 – e Salvo Vitale, amico e compagno di Peppino Impastato, oggi commenta cosi la nascita di questo progetto: “se c’è una cosa che i mafiosi non perdonano è essere presi per il culo, o essere trattati da canovacci, è quello che facevamo a Radio Aut, ed è quello che ci auguriamo faccia anche questa nuova radio su web”.

E chissà se per la mafia di oggi, quella sua nuova (che poi nuova non è)  imprenditoriale e politica, ha fatto i conti con questo movimento antimafia, che come tutte le cose attraversa fasi cicliche ma non si spegne mai e non conosce confini geografici. Il principale animatore della radio infatti, autore dei testi, è un attore che arriva dalla Lombardia, Giulio Cavalli di Milano che dichiara “sono dentro questo progetto perchè ho avuto la fortuna di conoscere gente come loro (Maniaci, Vitale, Impastato, ndr) in Sicilia e penso che la leglità non sia una questione geografica”.

Dopo trent’anni Giovanni Impastato ricorda inoltre ai microfoni della terza rete – che ancora oggi “la figura di Peppino fatica ad essere vista come positiva; qui – commenta rammaricato –  la cultura mafiosa è ancora molto radicata e lo diceva anche Sciascia, in un contesto dove domina la cultura mafiosa il livello di civiltà si abbassa sempre più”.  
 
La tappa di lunedì  a  Palermo davanti alla famosa Focacceria di San Francesco porta in piazza  però l’altra Sicilia insieme al  direttore di Telejato, al sindaco Crocetta e Vincenzo Conticello,  l’imprenditore che si è ribellato al racket, mettendo insieme il meglio della cucina siciliana e  della Sicilia antimafiosa.

E viene da pensare: se ci fosse stato il web ai tempi di Peppino Impastato, chissà cosa sarebbe riuscito ad inventarsi quel ragazzo di Cinisi che per primo ruppe il muro di un silenzio assordante che soffocava la sua terra.

E che c’entra la Rete con l’antimafia, diranno alcuni? convergono, per fortuna, pare convergano.

www.radiomafiopoli.org

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