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E dopo Setola?

Di Raffaele De Biase il . Campania, Dai territori

E dopo Setola
?  Potrà apparire paradossale per chi legge il porsi la domanda
su quali potranno essere gli scenari della camorra casalese all’indomani
dell’arresto di chi, ancor oggi, è, invece, latitante e, potenzialmente,
in grado di nuocere. Ma la questione è meno aprioristica di quanto
possa sembrare in prima facie. La pericolosità di Giuseppe Setola,
infatti, pur andando  ben al di là dei pur tragici avvenimenti
che hanno segnato un settembre di sangue e pur essendo già desumibile
dalla storia personale e risalente del soggetto,  è una pericolosità
circoscritta. Setola rimane l’ultimo braccato e disorientato alfiere
del clan Bidognetti, oramai decimato da arresti , pentimenti eccellenti
e confische. Il suo arresto(per carità da augurarsi in ogni caso!!)
potrebbe, però, aprire le porte ad uno scenario di per sè tutt’altro
che tranquillizzante. La definitiva scomparsa dello storico clan di
“Cicciotto è mezzanotte”, infatti, determinerà il problema della
“giurisdizione” sui feudi un tempo di competenza del vecchio boss.
Parete, Lusciano ed il Villaggio Coppola come la stessa Villa Literno 
diventeranno automaticamente terreno di naturale espansione di chi, 
al calduccio dei suoi rifugi, sta ora spasmodicamente aspettando che
proprio l’irruente Setola venga arrestato. Operazione questa che,
nel caso in cui la politica nazionale facesse prevalere la logica della
sola promozione mediatica dell’arresto, potrebbe essere meno complicata
di quanto si possa pensare. A Iovine e Zagaria, quindi,
il compito di tacitare l’anziano Cicciotto, assicurando una vita comoda
ai suoi stretti congiunti rimasti a Casal di Principe in cambio del
dominio assoluto anche sui comuni un tempo sotto l’influenza del boss,
oggi passato dai rigori del 41 bis a quelli ancora più aspri del 14
bis. Su Villa Literno, inoltre, la presenza del clan Tavoletta già
nella pratica subalterno a Michele Zagaria, non costituirebbe un freno
a quella che potrebbe essere una vera e propria diarchia,(Iovine- Zagaria)
destinata a governare le questioni di camorra in Terra di lavoro. Che
le cose possano proprio andare così, fra l’altro, lo depone indirettamente
anche la strategia posta in campo dalle forze dell’ordine, apparentemente
tesa tutta alla cattura del Setola e di chi, estemporaneamente, si presta
a fiancheggiarlo. Poco, invece ,  sembra muoversi su altri e ben
più rappresentativi scenari. Al di là degli ormai mediaticamente strombazzati
Michele Zagaria ed Antonio Iovine, rimangono uccel di bosco in primis
quel Nicola Panaro, a torto trascurato dagli organi di stampa,
pur essendo ormai da dieci anni il reggente della famiglia Schiavone
ed inoltre Raffaele Diana, al secolo Rafilotto, plenipotenziario
del clan nel modenese, ma con voce in capitolo anche per le questioni
che riguardano la sua S. Cipriano e poi  ancora Mario
Caterino
  detto “Mario à botta” oltre a  Corrado
De Luca
e a Vincenzo Schiavone detto “copertone”, 
sino a poco fa contabile del clan Schiavone. A questi latitanti, di
cui alcuni di “lignaggio” ben superiore a quello del ramingo Setola,
vanno poi relazionate le posizioni di chi, a dispetto di una certa caratura, 
è ristretto, ora come ora, a pene detentive non particolarmente lunghe
e nel giro di due, tre anni, potrebbe tornare ad infoltire l’esercito
del clan.  Vincenzo Schiavone detto “petillo”, Franco
Bianco
detto “musullin” , Giuseppe
Misso
detto “caric’a liegge” e i Salzillo sono solo
alcuni dei nomi che si potrebbero fare in tal senso. L’auspicio è,
dunque, che le Istituzioni tutte tengano conto, effettivamente, della
complessità e della radicalità del fenomeno camorra e diano a questo
risposte adeguate e funzionali a nient’altro che al ripristino della
legalità sull’intera provincia.

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