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Franco Roberti incontra gli insegnanti nel seminario “raccontare la legalità, praticare la cittadinanza responsabile”

Di Alessandra del Giudice il . Campania, Dai territori

L’intenso
discorso di Franco Roberti, coordinatore della
DDA Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli,
ospite, il
3 dicembre scorso, dell’Istituto Alberghiero
“Le Streghe” di Benevento
, ha chiuso i seminari provinciali
“raccontare la legalità, praticare la cittadinanza responsabile”
.

La serie di
incontri svoltisi nelle varie province campane hanno visto circa
700
insegnanti formarsi e confrontarsi sul “come” e sul “cosa”
trasmettere ai ragazzi per educarli ad “un’etica della bellezza
ed alla bellezza dell’etica” parafrasando il messaggio sul prossimo
21 marzo di Don Tonino Palmese.

Dopo aver ascoltato
con interesse le relazioni dei tutor dei gruppi di lavoro: adotta
una vittima di criminalità, scuola e beni confiscati,
gioco e legalità,
Roberti ha parlato agli insegnanti del ruolo
della scuola e della memoria nella lotta alla camorra.

  “Vi
ringrazio di quest’incontro di arricchimento reciproco.- Ha esordito
emozionato il procuratore- Noi tendiamo a chiuderci e a lasciarci assorbire
dai piccoli grandi problemi della giustizia. Però, così facendo, rischiamo
di staccarci dalla realtà e di perdere di vista i rapporti con i cittadini.
Che invece sono una condizione essenziale per lavorare”.

La Costituzione
appare, secondo Roberti, uno strumento fondamentale a disposizione della
società civile, da difendere e da tenere caro.

“Io sono
coetaneo della costituzione. Alle scuole medie avevo un insegnante straordinario
che ce la faceva leggere in classe. Io ed altri compagni ci appassionammo
soprattutto ai principi generali. L’Art. 3 che parla dell’uguaglianza
dei cittadini d’avanti la legge. Questo è il compito della Repubblica,
eliminare gli ostacoli che si frappongono al pieno sviluppo della personalità
dei cittadini.

La Costituzione
è uno strumento estremamente moderno, forse troppo per i nostri tempi
e perciò non ancora attuata. Consente di porre nel nulla le leggi che
si fanno per pochi potenti e non per i cittadini”.

Sebbene la
lotta alla mafia debba investire trasversalmente tutte le parti della
società, un perno della lotta alla mafia deve essere, secondo il coordinatore
della DDA, la costruzione di quelle opportunità che mancano ai ragazzi.

“Proprio
in questi giorni si sta facendo una legge regionale per promuovere la
legalità e mi hanno chiesto un suggerimento.- Racconta Roberti-: Io
ho risposto: aprite i parchi ai giovani. Non fate grandi enunciazioni
che non riuscirete a realizzare. Ciò
che dovete fare subito sono queste strutture.
E’ importante usare
il gioco per promuovere la legalità perché anche nel gioco ci sono
regole grazie alla quali puoi affermare la legalità.

Nei progetti
scolastici verso il 21 marzo: la scuola adotta una vittima delle
criminalità e la scuola adotta un bene confiscato

il collante è la memoria.

Il bene confiscato
ha un valore simbolico straordinario: rappresenta la vittoria dello
stato, il trionfo della legalità. I giovani non devono dimenticare
che quel bene è appartenuto al potere criminale ma ora è di tutti.
Se si dimentica si perde il valore educativo dei progetti. Così come
è un danno che sequestri un bene e non lo confischi e lo destini subito
ad uso pubblico perché altrimenti l’interesse del mafioso resta attaccato
al bene.

Rosaria Capacchione
nel suo libro ha citato una mia frase: La lotta dell’uomo contro
il potere criminale è lotta della memoria contro l’oblio
. Sciascia
diceva che i criminali odiano i magistrati perché ricordano nomi, fatti,
delitti. Il potere della mafia si fonda sul silenzio, sull’oblio”.

E spesso la
camorra si basa proprio su questo silenzio e sull’apparente tranquillità
dei luoghi dove non spara per espandersi. “Si pensa che Benevento
sia un’isola felice rispetto alla camorra,- sottolinea il procuratore-
in realtà è la terra di confine tra zone ad altissimo tasso di criminalità
organizzata. E’ dunque un luogo di riciclo. Allora bisogna andare
a vedere chi ricicla, per conto di chi. La mafia potrà essere sconfitta
se lo Stato lo vuole. Ma lo Stato siamo noi. Dunque solo se lo vogliamo.
Con la buona politica e la cultura”.

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