NEWS

“Volevano rifondare Cosa nostra”
Maxi blitz dei carabinieri in Sicilia, 99 fermi

Fonte: Sicilia Informazione il . Sicilia

Un maxi blitz dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo è in corso in diverse città dell’isola. I militari stanno eseguendo 99 fermi ordinati dai pm della Direzione distrettuale antimafia. Si tratta di capimafia, reggenti di mandamenti e gregari che farebbero parte delle famiglie mafiose, coinvolti da alcuni boss palermitani in un progetto criminale che ha come obiettivo quello di “rifondare Cosa nostra”. L’azione sarebbe stata sostenuta anche dal capomafia trapanese latitante, Matteo Messina Denaro. I fermi sono stati disposti dalla procura a causa del pericolo di fuga degli indagati e per evitare omicidi che sarebbero stati progettati. Per condurre il maxi blitz sono stati impiegati oltre 1.200 carabinieri, e poi elicotteri e unità cinofile.

 I capimafia arrestati stamani dai carabinieri del Comando provinciale stavano ricostituendo la nuova “commissione provinciale” di Cosa nostra. Si tratta dell’organismo con il quale l’organizzazione decide le azioni da compiere e le strategie criminali da adottare. Tutto emerge da intercettazioni ambientali. Alla commissione, in passato guidata da Totò Riina, è toccato il compito di deliberare i fatti di sangue più importanti che sono stati compiuti dalla mafia. Sono centinaia le perquisizioni effettuate dai carabinieri in quasi tutta la provincia di Palermo. Ai 99 indagati, fermati su disposizione della Direzione distrettuale antimafia, vengono contestate le accuse di associazione mafiosa, e a vario titolo anche estorsione, traffico di armi e traffico internazionale di stupefacenti. L’operazione è stata denominata “Perseo”, ed è ancora in corso, anche in alcune province della Toscana.

L’operazione, ordinata dai pm della Dda, ha stroncato sul nascere i progetti criminali dei boss che avevano ricostituito la “commissione provinciale” di Cosa nostra, di cui non era ancora stato deciso il capo. Alcuni centri della provincia di Palermo si sono svegliati “assediati” dai carabinieri, in particolare Bagheria e Belmonte Mezzagno, così pure alcune zone del capoluogo. Le scene del maxiblitz viste stamani all’alba ricordano quelle di vent’anni fa, quando l’allora pool antimafia ordinava retate in seguito alle dichiarazioni dei primi pentiti di mafia. Adesso ad accusare i boss ci sono le intercettazioni.

Il blitz ha portato ad acquisire elementi che mettono in risalto l’interesse di Cosa nostra nella politica. In particolare, dalle intercettazioni si apprende la strategia messa in atto per appoggiare alle elezioni elettorali candidati che i boss ritengono affidabili. È uno dei punti su cui si basa l’inchiesta Perseo che ha portato ad identificare decine di nuovi “uomini d’onore”, ed in particolare coloro che, di fatto, hanno svolto o svolgono un ruolo direttivo dell’attività delle “famiglie” mafiose palermitane di: Corso Calatafimi, Rocca Mezzo Monreale, Resuttana, Acquasanta, Porta Nuova, Altarello, Pagliarelli, Palermo Centro, Borgo Vecchio, Uditore, Borgo Molara Monreale, San Giuseppe Jato, San Cipirello, San Mauro Castelverde e Termini Imerese.

I carabinieri hanno pure identificato i presunti responsabili di numerose estorsioni ad attività imprenditoriali e commerciali, confermando ancora l’importanza vitale che il pizzo ha per l’organizzazione. C’é pure l’ennesima conferma sugli interessi della mafia nell’esecuzione di appalti pubblici e privati e sono stati acquisiti elementi che provano l’attuale interesse di Cosa nostra nel traffico internazionale di droga.

L’inchiesta Perseo è stata coordinata dal procuratore Francesco Messineo e dai sostituti della Dda Maurizio de Lucia, Marzia Sabella, Roberta Buzzolani e Francesco Del Bene. L’indagine dei carabinieri del Reparto operativo di Palermo é durata 9 mesi, insieme ai colleghi del Gruppo di Monreale. Gli investigatori hanno ricostruito i nuovi assetti mafiosi grazie a intercettazioni effettuate nei luoghi in cui i boss si riunivano per discutere affari e nuove strategie.

“Se con l’operazione Gotha del giugno 2006 Cosa nostra era in ginocchio, con questa operazione Perseo le si è impedito di rialzarsi, recidendo tutte le teste strategicamente pensanti di una nuova struttura di comando che avrebbe dovuto deliberare, come una volta, su ‘cose gravi'”. Così il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, commenta l’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, con la quale il magistrato si congratula.

Il capo della Dna fa riferimento al progetto criminale che i boss stavano portando avanti e cioé la ricostituzione della ‘Commissione provinciale’ di Cosa nostra, a cui spetta il compito di autorizzare le “cose gravi” da compiere. “La mente – aggiunge Grasso – allarmisticamente corre alle ultime stragi del 1992 e all’attacco alle istituzioni”. Il capo della procura nazionale rivolge anche un plauso ai carabinieri del Reparto operativo di Palermo e del Gruppo di Monreale, che in nove mesi sono riusciti a controllare centinaia di boss, portando a conclusione questa importante inchiesta.

 

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link