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Agrigento, la rivoluzione possibile

Di Giuseppe La Rocca il . Sicilia

La Carovana arriva ad Agrigento, nella provincia, zoccolo duro di Cosa nostra, ma anche luogo in cui la mafia, a sentir alcuni, non raggiungerebbe i  livelli di Palermo. Peccato che non sia così, nella Provincia di Agrigento la mafia c’è e ha fatto, e continua a fare, il bello ed il cattivo tempo. Lo hanno dimostrato le recenti operazioni portate a termine dalle forse dell’ordine che hanno messo le manette a diversi esponenti dei clan locali ed hanno sequestrato beni per diversi milioni di euro.

La Carovana arriva in provincia, e in modo particolare a Palma di Montechiaro, portando con se speranze e progetti per una rivoluzione sociale ed economica che parta dai giovani, che possa portare una classe dirigente capace e non schiava di metodi clientelari ad amministrare la cosa pubblica.
Ed è questo il pensiero di Rosario Gallo, sindaco di Palma che nel ricordare una targa affissa all’interno del chiostro comunale in memoria del sacrificio dei giudici Saetta e Livatino (legati alla città di Palma di Montechiaro proprio perché gli assassini furono palmesi), sottolinea ai tanti studenti presenti che è necessaria una rottura netta con il passato. I giovani devono aver chiaro cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa bisogna essere e cosa non essere per “creare cose belle nella nostra città e non brutture”.

La tappa di Palma di Montechiaro della Carovana 2008 ha puntato quindi l’attenzione su alcuni elementi fondamentali per la sensibilizzazione della cittadinanza sul tema dell’impegno della società civile e dell’associazionismo nella lotta alle mafie e per la riconquista di tutti i diritti negati in una provincia complessa come quella di Agrigento. Interventi incisivi come quelli di Calogero Gangi, referente di Libera ad Agrigento e di Calogero Parisi dell’Arci di Canicattì  hanno illustrato il ruolo della Carovana Antimafie in viaggio per i diritti di tutti e contro tutte le mafie, contro il lavoro nero, l’usura, il racket, la tratta di esseri umani e ogni forma di sopraffazione.

Un momento di riflessione e di analisi costruttiva è arrivato infine dall’intervento di Padre Totino Licata Presidente dell’Associazione antiracket di Licata, il sacerdote che a Capo d’Orlando insieme a Tano Grasso alcuni anni fa ha iniziato la rivoluzione dell’associazionismo antiracket. Con il suo linguaggio ha saputo trascinare i ragazzi delle scuole superiori presenti illustrando come nella società odierna si deve aspirare a costruire dei percorsi di legalità avendo come punti di riferimento dei valori concreti e positivi.

Padre Totino Licata ha fatto riferimento anche ad uno dei problemi più gravi che attanagliano il territorio dell’agrigentino, ovvero quello dell’acqua, diritto ancora negato a gran parte della popolazione, a causa di una condotta che “fa acqua da tutte le parti” e per responsabilità varie, un problema che pare  non si voglia ancora risolvere.

Una tappa quella di Palma di Montechiaro, quindi, sull’impegno e la responsabilità sociale, che mette in gioco ciascuno di noi per rendere possibile quel cambiamento che, nel vicino capoluogo palermitano, ha già portato ad alcuni risultati impensabili sino a qualche anno fa: dai ragazzi di Addiopizzo, all’associazione antiracket, Libero Futuro. Agrigento ad oggi è in cammino, verso questa ed altre rivoluzioni quotidiane possibili.

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