Libera Informazione in Emilia Romagna
Parlare di mafie è “Politicamente Scorretto” ?
L’occasione per Libera Informazione
di rilanciare il suo progetto in Emilia Romagna è quella del festival
bolognese Politicamente Scorretto. Così a Casalecchio di Reno, all’interno
di una manifestazione che ha voluto focalizzare sulle tematiche di mafia
e antimafia, si è svolto il quattordicesimo seminario dell’Osservatorio
presieduto da Roberto Morrione.
In un’Emilia infreddolita
e spazzata dalla neve, che ha impedito a molti di portare il loro contributo,
si è parlato ancora una volta di Informazione e Mafie nel nostro paese,
cercando, in questo caso, di riproporre il discorso in una regione,
l’Emilia Romagna, ritenuta al di fuori dei grandi giochi criminali
italiani. Erroneamente, visti i continui clamori suscitati dalle operazione
che in Emilia, come in Romagna hanno mostrato evidenti e profonde infiltrazioni
nel tessuto dell’economia illegale e soprattutto legale.
Daniele Borghi, referente regionale
di Libera aiuta, con il suo intervento a entrare in contatto con il
fenomeno mafioso in Emilia Romagna. Infiltrazioni che, principalmente,
sono dovute a due tipi di condotte che decenni orsono hanno permesso
lo stanziamento in regione di elementi malavitosi. Il soggiorno obbligato
ad esempio: «Pensare di neutralizzare i mafiosi privandoli del loro
habitat ha permesso ad esempio al fratello di Riina di andare in soggiorno
obbligato a Budrio, nel bolognese- dice Borghi – e visto altri personaggi
eccellenti venire relegati nella nostra regione, come del resto in Romagna
soprattutto sull’onda delle nuove rotte del traffico di “bionde”».
Questo, insieme ai flussi migratori, ha permesso uno stanziamento consistente
anche di malavitosi «che una volta giunti qui hanno sempre preferito
colpire i loro stessi conterranei, considerati “culturalmente più
ricettivi” degli autoctoni».
Borghi, sollecitato da Federico
Lacche, giornalista di Radio Città del Capo ha poi indicato i
settori che in Emilia Romagna hanno avuto maggiori infiltrazioni. Quello
edilizio innanzitutto che rappresenta «un ottimo modo di pulire denaro
sporco». Ovviamente senza dimenticare spaccio, prostituzione e gioco
d’azzardo. «Ma riciclare soldi e infiltrarsi negli appalti
pubblici sono i metodi più efficaci per non dare nell’occhio e risultare,
in questo senso, poco visibili agli occhi della popolazione locale».
E anche agli occhi del lettore. Giovanni Tizian, giovane giornalista
della Gazzetta di Modena lo dice chiaramente: come in molti parti d’Italia
«anche qui si segue l’emergenza su questi temi. Si parla di un arresto,
un sequestro, senza cercare il collegamento tra questi fatti. Noi alla
Gazzetta abbiamo fatto recentemente una piccola inchiesta sul caporalato
ma si tratta comunque di un caso raro nel giornalismo regionale». Anche
qui, dunque, un atteggiamento simile a quello che Roberto Morrione e
la sua truppa hanno incontrato durante la loro risalita dello stivale.
Il presidente di Libera Informazione lo sottolinea ancora, ponendo sul
piatto della bilancia le responsabilità del giornalista, sempre meno
avvezzo a dare spazio a queste tematiche, ma anche sottolineando la
grave situazione entro cui si muove, oggigiorno, l’informazione, stritolata
da possibili leggi bavaglio. «Un giovane pagato quattro pezzi ad articolo
non è messo nelle condizioni di lavorare, non al Sud e nemmeno dove
ufficialmente si parla poco delle infiltrazioni mafiose», dice Morrione.
Facendo notare ancora una volta come le assenze del servizio pubblico
regionale non facciano che avallare l’interpretazione di trovarsi
al cospetto di versioni “regionalizzate” dello stesso sistema informativo
nazionale, con tutti i suoi limiti.
Un assist e insieme una frecciatina
all’Ordine dei Giornalisti. Raccoglie la palla Gerardo Bombonato,
presidente dell’Odg Emilia-Romagna che ammette la necessità di una
riforma professionale e una assenza spesso ingiustificata su queste
grandi tematiche. Che però sembrano comunque destare in alcuni interesse.
Dall’alto e dal basso. Come quello del premio Ilaria Alpi da sempre
aperto a parlare di questi e altri temi, scottanti e attualissimi, e
addirittura capace di riproporre con il volume “Giornalismi e Mafie”
quel percorso che Libera Informazione ha tratteggiato sullo stivale,
delineando al contempo una realtà difficile del giornalismo militante
italiano.
«E in Emilia-Romagna si nega
la presenza di mafia, quando in realtà a Reggio Emilia si è anche
sparato e le infiltrazioni di camorra casalese e ‘ndrangheta crotonese
sono documentate da anni». Lo dice Federico Lacche, non solamente collante
del dibattito, ma impegnato con la sua Radio a portare questa tematiche
agli orecchi degli ascoltatori. Infatti Radio Città del Capo ha inserito
da più di un anno nel suo progetto un programma, Libera Radio, format
che vuole restituire le voci di attualità sul tema della mafia e dell’antimafia.
Un progetto intimamente legato al progetto di Libera Informazione con
la stessa finalità di accendere una luce su quanto accade in questo
lato ignorato della vita italiana. E se la mancanza di approfondire
e collegare i fatti manca ai giornalisti, molto spesso sono i volontari
a sostituirsi a loro. Il modenese Flavio Novara, ha messo su una piccola
cooperativa, Alkemia, composta da volontari che trattano anche, di argomenti
collegati alle mafie. Nel suo intervento Flavio denuncia una pervasiva
presenza di “mafia bianca” nella sua provincia. Dagli investimenti
edilizi degli ultimi quindici anni, alla presenza di non meglio identificate
società che hanno visto affidarsi dubbi subappalti. Il tutto nel nome
di una tranquillità che sembra poco preoccupare la gente. Una infiltrazione
che tocca anche il settore ospedaliero e la gestione dei flussi lavorativi,
come ricorda Federico Lacche, citando l’ultimo rapporto «Sos Impresa
che cita una costante infiltrazione dei clan nella organizzazione del
lavoro».
Una risposta a queste mancanze
deve partire dalla presa di coscienza da parte della gente di ciò che
li circonda. Come hanno fatto i ragazzi di Blogos, radio, sito, web
tv, attiva in Politicamente Scorretto che ha deciso di andare in Calabria,
nei terreni confiscati alla ‘ndrangheta. Lì, sui terreni gestiti
dalla Valle del Marro, ha realizzato un documentario che è stato proiettato
durante il seminario, inaugurando un percorso multimediale che la giovane
redazione vuole orientare nel senso della informazione per la legalità.
C’è molto da scrivere anche qui, nella fredda Emilia Romagna, la
regione dei repentini cambi di proprietà, degli acquisti sottoprezzo
o sovraprezzo, dei materiali da costruzioni obbligatori da usare, dei
subappalti.
Libera Informazione cercherà
anche qui di portare il suo lavoro e di organizzare la rete di coloro
che insieme vorranno contribuire a questo percorso.
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