Tre giorni di incontri e dibattiti in Colombia per esportare il modello antimafia italiano
Secondo le organizzazioni colombiane
“Alianza de organizaciones sociales”, “Asamblea de la sociedad
civil por la pazà” e “Plataforma colombiana de derechos humanos”
che il 1 novembre hanno presentato un rapporto per denunciare
questa situazione all’Assemblea Generale dell’ONU il 75 dei casi
della violenza commesse da paramilitari ha come responsabile lo stato
colombiano per tolleranza, connivenza e silenzio.
Lo stesso documento è stato
inviato anche al Consiglio dei diritti umani dell’ONU che a dicembre
esaminerà la situazione colombiana.
Secondo il rapporto almeno
13.634 persone hanno perso la vita, al di fuori dei combattimenti armati,
a causa della violenza socio-politica durante l’amministrazione del
presidente Uribe, e sono aumentati drasticamente esecuzioni e arresti
arbitrari, sparizioni, spostamenti forzati della popolazione, casi di
tortura.
Una situazione che si lega
necessariamente alla produzione e al traffico internazionale di cocaina.
Per questo motivo “Libera.
Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, il sindaco di
Gela, Rosario Crocetta e l’associazione “Viva la Ciudadania” da
martedì 25 novembre sono in delegazione in terra colombiana per tre
giorni di incontri, dibattiti alla presenza di giuristi, sindaci,
economisti, rappresentanti di associazioni e moltissimi giovani. Tante
le città toccate dalla delegazione guidata dal sindaco di Gela, Rosario
Crocetta, tra cui Bogiotà e Medellin. Quest’ultima capoluogo del dipartimento
di Antioquia, nella parte occidentale della Colombia di cui è la seconda
città per numero di abitanti e oggi è uno snodo fondamentale del narcotraffico.
Obiettivo del viaggio organizzare una serie di incontri per la costruzione
in Colombia di un percorso di giustizia e legalità, prendendo spunto
dall’esperienza della società responsabile italiana nel contrasto alle
mafie e dal modello di antimafia portato avanti dal sindaco Crocetta.
La lotta alla criminalità necessariamente deve partire anche dall’interno
delle istituzioni e delle amministrazioni locali. L’esperienza italiana
può e deve aiutare le città colombiane a uscire dalla stretta del
narcotraffico e della corruzione.
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