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Continuiamo a lottare per una diversa etica delle responsabilità

Di Francesco Forgione* il . Interviste e persone

Con l’elezione del presidente
Pisanu e dell’ufficio di presidenza, si
è insediata la nuova Commissione parlamentare antimafia. Il suo compito
istituzionale è impegnativo e difficile, ancor di più
in questo momento politico e sociale.

Le mafie subiscono
colpi da parte dello Stato ma mantengono altissima la loro pericolosità
e la loro potenza economica e finanziaria. Si parte da Casal di Principe
o da San Luca, da Castelvetrano o da Palermo e, con i loro affari, si
arriva al luccichio di Piazza di Spagna a Roma o nel cuore della democratica
Emilia o ai cantieri della Tav e agli appetiti dell’Espo di Milano
o , se non si vuole fare la traversata transoceanica seguendo le rotte
della droga, si raggiungono le più
belle capitali europee, come faceva il boss della
‘ndrangheta Nirta, arrestato in questi giorni ad Amsterdam.

Insomma, ancora una volta,
il cuore della lotta alla mafia deve essere l’attacco alle loro ricchezze
e ai loro patrimoni, soprattutto in questo momento di crisi finanziaria
mondiale che, in assenza di liquidità, potrebbe trovare nelle mafie,
con il loro solito dinamismo, una buona offerta per sollevare i settori
più colpiti dalla crisi.

E’ davvero tanto, dunque,
il lavoro da fare.

Nel tempo breve della passata
Commissione, un anno e tre mesi, ci siamo sforzati di produrre risultati
d’inchiesta e di dare indicazioni legislative al parlamento: la parificazione
dei benefici delle vittime della mafia alle vittime del terrorismo,
trasformata in legge; la prima relazione sulla confisca dei beni con
significative indicazioni di misure normative inserite dall’attuale
governo nel pacchetto sicurezza (separazione delle misure di prevenzione
patrimoniale da quelle personali, pericolosità
sociale dei patrimoni, potere di proposta dei sequestri alle Dda e dna
ecc.); la prima relazione sui testimoni di giustizia con le misure di
modifica legislativa per superare i limiti attuali; il disegno di legge,
da noi proposto e approvato dalla commissione della Camera, per modificare
lo scioglimento dei consigli comunali e aggredire, oltre che la politica,
l’apparato burocratico; l’indicazione raccolta dal precedente governo
in materia di appalti pubblici; il primo sito istituzionale per la scuola
e l’università, il cui intero contenuto,trasformato in dvd,
è stato inviato a tutte le scuole pubbliche e parificate italiane;
la prima relazione sulla ‘ndrangheta; la relazione di sintesi finale,
con le indicazioni sul più ampio lavoro della commissione e con
40 pagine sulla Camorra e sui casalesi, giudicate pubblicamente da magistrati
e opinionisti un ricco aggiornamento sulla camorra dai tempi della
relazione della Commissione Violante.

Avremmo voluto fare di più,
ma in un anno e tre mesi, con le condizioni del parlamento in perenne
crisi e con numeri risicati, non è
poco. Anzi, è un valore che tutto sia stato approvato all’unanimità.
Compreso il Codice etico per la formazione delle liste dei partiti che
rappresenta un punto fermo, tanto che alcuni partiti lo hanno reso vincolante
per le proprie scelte. Altri, com’
è noto, no. E questo richiama la difficoltà
ad affermare il primato della responsabilità
politica su quella penale. Quindi bisogna continuare a lottare per imporre
una diversa etica delle responsabilità
e ricostruire un’etica pubblica della quale c’è sempre più bisogno.

Se, davvero con molta modestia,
posso dare un consiglio alla nuova Commissione
è quello di insistere sull’aggressione ai patrimoni e alle ricchezze:incalzare
il parlamento per fare l’Agenzia per la gestione dei beni confiscati
ai mafiosi; proporre un’accelerazione in tema di riciclaggio; contribuire
a definire una strumentazione comune su base europea su questi temi.
Chiederei anche di contribuire ad approvare le modifiche dello scioglimento
dei consigli comunali, portate in parlamento dall’attuale governo,
riprendendo il testo della passata Commissione.

E infine, ma non per ultimo,
definire e proporre un testo unico legislativo di contrasto alle mafie,
al racket e all’usura di cui c’è sempre più urgente bisogno. La
vecchia commissione aveva fatto un buon lavoro e un testo, mai discusso,
è già depositato. Occorre riprendere quel cammino o, se si vuole,
ripartire da zero ma riprovarci, con vocazione unitaria, ma senza unanimismi
ipocriti o ecumenici. La storia della lotta alla mafia, che
è la storia della parte migliore del nostro Paese, ci insegna questo.
E se la politica non ripulisce se stessa dei troppi legami palesi e,
a volte vergognosamente dichiarati, con boss e affari mafiosi, ma anche
con le troppe zone d’ombra e le troppe zone grigie di questa realtà,
non ce la farà a ritornare strumento di cambiamento della realtà.

E’ questa la sfida, dentro
e fuori le istituzioni. Buon lavoro!

*ex presidente della Commissione antimafia

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