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Arrestato Gianluca Bidognetti
Piccoli rampolli di Camorra crescono

Di Pietro Nardiello il . Campania, Dai territori

Se c’è una cosa che in questo
Paese può considerarsi uguale a tutte le categorie o fasce sociali
è quella del familismo, del tramandare, cioè, ai propri figli quel
potere raggiunto con tanto sudore. In Italia non vi è una sola casta
e non è impossibile accorgersene.

Non abbiamo ancora digerito
le immagini, che vediamo rimbalzare da un tg all’altro, di quella
trionfale marcia di Giuseppe Salvatore Riina, terzogenito del boss Totò
Riina, che abbandona il carcere di Sulmona, che il giovane rampollo
ha deciso di far parlare nuovamente di se. Adesso fa sapere, tramite
il suo avvocato, che vorrebbe lasciare il proprio paese, Corleone, dove
è costretto al soggiorno con obbligo di firma perché considerato “soggetto
pericoloso”, per andare via, al nord, a Cernusco Sul Naviglio dove
avrebbe trovato un lavoro.

Una storia strappalacrime,
non c’è che dire.

Ma i rampolli delle mafie proliferano,
poco più che maggiorenni hanno necessità di far capire a tutti 
che anche loro sono pronti a percorrere, ancora con più detetermminazione
se ce ne fosse bisogno, le orme paterne. Nelle scorse ore i carabinieri
dei comandi provinciali di Napoli e Caserta hanno  tratto in arresto
il vent’enne Gianluca Bidognetti, figlio del boss Francesco, uno dei
capi storici del clan dei casalesi. Il decreto di fermo, sul quale in
queste ore dovrà pronunciarsi il gip del tribunale di Santa Maria Capua
Vetere, emesso dalla procura antimafia di Napoli lo ritiene componente
del commando omicida che il 31 maggio scorso tentò di uccidere a colpi
di pistola, a Villaricca nel napoletano, Maria Carrino e la figlia Francesca,
rispettivamente sorella e nipote di Anna Carrino, ex convivente del
padre, adesso divenuta collaboratrice di giustizia.
 

Freddezza estrema per adempiere
ad un solo compito, quello di punire, con una vendetta trasversale,
la propria madre Anna che poco più di un mese prima aveva lanciato
un appello in tv chiedendo ai suoi tre figli e al suo ex convivente
Francesco, di abbandonare le armi e di pensare ad una nuova vita lontano
dalla camorra e dalla violenza.
 

Ad ogni arresto leggiamo le
solite nove colonne con titoli che inneggiano all’ennesima vittoria
dello Stato che sta ad un  passo per sconfiggere la camorra. Non
voglio apparire pessimista ma ci troviamo veramente molto lontano da
questo traguardo. Nei mesi scorsi qualcuno ha ipotizzato un quasi certo
pentimento di Francesco Sandokan Schiavone. Ma questa repota e fantasiosa
ipotesi, come già ampiamente scritto,  non ha avuto alcun seguito.
Le famiglie più importanti della camorra, nel caso specifico, del clan
dei cassalesi, si stanno riorganizzando e lo stanno facendo tramandando
il potere dei padri, i boss che scontano l’ergastolo, ai propri figli,
i rampolli che adesso hanno  bisogno di meritare sul campo, sia
con azioni di forza che con congiunture ecoonomiche, il potere la ledersheap. 
Senza pronostcare ulteriori catastrofi ma ci toccherà assistere, seppure
in maniera ridotta, ancora a tante stragi di San Gennaro, proprio come
se ci si trovasse di fronte al sisma che deve assestarsi. Per questi
motivi non era da sottovalutare, così come è stato fatto, la relazione
della Commissione Antimafia della passata legislatura. Anche a Casal
Di Principe così come a Corleone i rampoli di famiglia muovono i loro
passi sulla strada che li porterà a ricevere, da qui a qualche tempo,
la totale investitura. A via Firenze questa volta hanno bussato le forze
dell’ordine portando via il ventenne Bidognetti che rischia, se le
accuse saranno riconfermate, “solamente” tredici anni di carcere,
mentre in via Santa Lucia la perquisizione della scorsa estate non ha
avuto alcun seguito giudiziario per Nicola Schiavone, il figlio del
boss Francesco. Gli affari di famiglia possono proseguire e vuoi vedere
che quando il meccanismo sarà ben oleato gli inquirenti arriveranno
ai latitanti Iovine e Zagaria?

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