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Maxi sequestro di beni al “cassiere” di Cosa nostra

Di Rino Giacalone il . Sicilia

Il patrimonio è mafioso. Settecento milioni di euro tolti al controllo di quel pezzo di Cosa Nostra comandato dal super boss latitante Matteo Messina Denaro. Le chiavi di questa cassaforte erano nelle mani dell’imprenditore Giuseppe Grigoli il super manager del mercato del commercio della Sicilia Occidentale, il “re” della grande distribuzione, trapanese, originario di Castelvetrano, la città di Messina Denaro. Le conclusioni dei giudici hanno ricalcato quelle della direzione investigativa antimafia che ha chiesto e ottenuto un maxi sequestro dei beni. Il patrimonio da 700 milioni dentro la cassaforte controllata da Grigoli è quello al quale ha attinto sino all’anno scorso il capo mafia latitante, c’è un processo che la Dda di Palermo ha chiesto di celebrare che sostiene qualcosa di più, e cioè che Grigoli e Messina Denaro, come è emerso l’anno scorso dalle indagini della Squadra Mobile che arrestò l’imprenditore, siano stati e siano soci nella gestione della più importante catena commerciale siciliana, quella che porta il marchio Despar. Anzi secondo alcuni pentiti Grigoli e Messina Denaro “sono una sola cosa” Giuseppe Girgoli dovrà affrontare adesso anche i giudici delle misure di prevenzione.

La notifica del sequestro gli è stata fatta ieri ad opera degli investigatori della Dia, Grigoli è ancora in carcere. L’ordine di cattura eseguito dalla Polizia a dicembre scorso, comprendeva anche il sequestro delle quote dei gruppi societari, legati alla catena commerciale Despar, a lui intestati, valore 500 mila euro, adesso il livello si è alzato è cresciuto di valore quanto nel numero delle cose tolte al suo controllo. La Dia di Trapani ha chiesto la confisca di tutti i beni intestati a Grigoli per un valore complessivo di 700 milioni, compreso un maxi motoscafo che lui tiene ormeggiato al porto di Mazara del Vallo. Nell’elenco ci sono 12 società, 220 fabbricati tra palazzine e ville, 133 appezzamenti di terreno per una estensione di 60 ettari. Una vera e propria holding. Gli specialisti della Dia hanno dovuto leggere parecchie carte, interpretarle, hanno trovato società dentro altre società, un sistema quasi a voler far perdere di vista l’unico filo che le legava, alla fine nello specifico il sequestro riguarda le società “madre”, il Gruppo 6 Gdo (valore 14 milioni e mezzo di euro) e la Grigoli distribuzione (14 milioni), cui fa riferimento la gestione in esclusiva in Sicilia Occidentale del marchio Despar, ed ancora le quote a lui intestate direttamente o attraverso altre società.

I giudici hanno evidenziato nel loro provvedimento ciò che si deduce scorrendo il numero di società sequestrate e le quote ricondotte a Grigoli. Il tema di fondo è quello dell’infiltrazione della mafia nel tessuto commerciale, nella grande distribuzione, la gestione di Grigoli di questo impero sarebbe stato “strategico” rispetto a questo fine. Il nuovo affare di Cosa Nostra siciliana che a dispetto di chi sostiene che essa sia stata costretta a ridimensionarsi, colpita da sentenze di condanna e arresti, è invece più viva che mai. Si è riciclata, ha cambiato aspetto, non si affida più soltanto ai classici uomini di onore, ma come dimostra l’indagine che riguarda Grigoli ha affiliato senza tanti “riti” colletti bianchi, professionisti e manager. Un contesto economico chiaro, Cosa Nostra ha spostato i propri interessi dall’edilizia al terziario, cercando sbocchi economici per reinvestire la ricchezza accumulata. La grande distribuzione alimentare è diventato uno dei terreni più adatti per il riciclaggio.

 Il caso di Grigoli, come emerge anche dalla decisione dei giudici del Tribunale delle Misure di Prevenzione di Trapani, offre anche un altro elemento, Grigoli sarebbe riuscito a farsi avanti usando nei confronti di concorrenti, o comunque di altri soggetti interessati al mondo del commercio, la tipica intimidazione mafiosa. Sapendo di avere le spalle coperte dal super boss Matteo Messina  Denaro. E a provarlo vi sarebbero una serie di vicende accadute nell’agrigentino con le cosche locali alla fine messe a tacere nel tentativo di estorcere denaro al gruppo Despar di Grigoli, riconoscendo che lui rappresentava Messina Denaro.

Un cultore pure era Grigoli. Tra i beni sequestrati anche una Fiat 500 di epoca, classe 1952 e che Grigoli ha comprato nel 2001.

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