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Due proiettili per don Marcello

Di Fabio Amendolara il . Basilicata, Dai territori

«Pensa a dire la messa». É solo una
delle intimidazioni che contiene il biglietto che è arrivato alla
polizia. Il riferimento è a don Marcello Cozzi, il leader lucano di
Libera. Nella busta, che è arrivata in Questa, c’erano due
pallottole calibro 12. «Due confetti» continua così il messaggio a
don Cozzi, «che ti faremo assaggiare quanto prima». Il sacerdote,
si apprende da indiscrezioni, è stato già affidato al servizio
scorta di polizia e carabinieri. «Vigilanza leggera» la chiamano in
gergo. Quattro volte al giorno le forze dell’ordine passano davanti
alla sua abitazione e al luogo in cui lavora per controllare che sia
tutto a posto.

Ed è già stato interessato il
comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Le indagini sembra
siano state affidate ai carabinieri del nucleo operativo radiomobile.
Il sacerdote è stato già sentito dalle forze dell’ordine. E ci
sarebbe anche una pista. Il biglietto scritto a mano – ma questo è
un particolare al momento non confermato da fonti ufficiali – non è
firmato. E al momento non ci sono rivendicazioni. Il sacerdote,
contattato dal quotidiano, ha preferito non commentare. Nei giorni
scorsi ha presentato il suo libro “Quando la mafia non esiste” a
Venosa. Nel libro ripercorre le tappe della criminalità organizzata
lucana, dalle prime infiltrazioni alla camorra nel Vulture,
all’arrivo della ‘ndrangheta che, dopo la prima guerra di mafia,
detiene l’assoluto predominio di quel territorio. Ma nel libro parla
anche dei colletti bianchi. Di appalti truccati e gestiti dalla mala.
E di misteri: Elisa Claps, i fidanzatini di Policoro, l’omicidio De
Mare, la scomparsa di Maria Antonietta Flora e una serie di casi di
lupara bianca.

Il mese scorso ha poi sfidato gli
assassini di Bruno Augusto Cassotta (freddato il 2 ottobre) con una
manifestazione pubblica a Rionero in Vulture. Ha riunito in piazza
sindaci e amministratori per dire «basta» alla mafia. Quello di 
Bruno Augusto Cassotta è solo uno degli ultimi fatti di sangue che
si sono verificati nel Vulture. C’è uno strano fermento nella mafia
del Vulture. La faida è ricominciata con l’omicidio del boss Marco
Ugo Cassotta, fatto a pezzi e bruciato in un casolare di contrada
Leonessa a Melfi. Il secondo omicidio è quello di Giancarlo Tetta,
sempre a Melfi, in via Ancona a due passi dalla caserma dei
carabinieri. Poi è toccato a Bruno Augusto. E forse è nel Vulture
che le battaglie di don Cozzi danno fastidio. Anche se gli
investigatori sostengono di non tralasciare alcuna pista. La
manifestazione di Rionero è stata un segnale forte. Gli
amministratori non erano mai scesi in piazza. Cercavano, anzi, di
sminuire la portata degli eventi malavitosi. A qualcuno, forse, ha
dato fastidio. E su questo indagano gli investigatori.

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