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0.4 Prostituzione: alle mafie il controllo dell’offerta

Di Norma Ferrara il . Dai territori, Umbria

L’acropoli umbra vive la notte come un rito senza storia. Il mondo perugino dei locali notturni, ha un fascino particolare per molti universitari, italiani e stranieri, e per molti giovani che vivono nei paesi al confine con le Marche e che scelgono Perugia  per trascorrere il loro sabato sera “fuori”.  Dentro la notte del capoluogo però incontriamo altri affari delle mafie.

Giovani acquistate al mercato clandestino e portate qui dove connazionali  avevano intuito che, fra un campanile e una sede del partito rosso, ci sarebbe stato spazio per un business che per sua natura difficilmente conosce periodi di crisi: la prostituzione. In Umbria questo affare è gestito principalmente dalle mafie albanesi, troppo spesso concordato con clienti e proprietari di locali notturni perugini, compiacenti o nel peggiore dei casi complici anche nella tratta oltre che nello sfruttamento delle ragazze.

Dichiara la Dna “la criminalità albanese si giova  del collegamento operativo instaurato con i titolari di night-club al cui interno le donne si prostituiscono. In alcuni casi  si è arrivati ad una vera e propria cogestione da parte delle mafie albanesi dei locali notturni di proprietà dei perugini, spesso in ottenimento dell’affidamento del servizio d’ordine oltreché della prestazione delle ragazze”.  E non ci vuole molto a capire che il  fenomeno è visibilmente in aumento ma – dichiara il procuratore Fausto Cardella –  l’attività di contrasto è costante ed elevata. Si sono verificati nuovi fattori sul versante della prostituzione come l’aumento del numero di immigrati e clandestini, ma ad esempio nel ternano,  il fenomeno è ad oggi sotto controllo. Nel perugino ci sono stati interventi mirati a colpire alcune zone e il risultato è stato che prostitute e protettori si spostano da una zona all’altra. Dunque si può avere l’impressione che il fenomeno sia avanzato  in città –  sottolinea il procuratore –  mentre invece spesso questo è solo il risultato di un maggior controllo nelle aree periferiche”. 

Basta fare un breve giro per il capoluogo infatti per scoprire che la linea che le relegava nelle zone industriali della città e nelle periferie sembra avanzata tanto da entrare all’interno della città anche in rinomate e rispettate zone residenziali. La domanda è costante tanto quanto il denaro sporco che la mafia albanese e italiana consegna alle organizzazioni che trafficano esseri umani. I soldi che sono usati per comprare ragazze, droga e locali notturni, una volta diventato denaro ripulito ritorna alla mafie. La mala locale è parte attiva in questo business, lo gestisce e ne alimenta la diffusione.

Ci sono state operazioni della polizia come, “Girasole” e la “Alba nera”, che nel novembre 2006 ha sgominato un’associazione a delinquere capeggiata da albanesi che minacciavano, usavano violenza e sfruttavano connazionali e altre ragazze clandestine costringendole a prostituirsi. In altre piccole operazioni si è riscontrata la presenza delle mafie africane, in particolare nigeriane, magrebine e della Costa d’Avorio,  gruppi fra i più numerosi ed infiltrati nel tessuto criminale umbro che tendono a mantenere nel capoluogo una sorta di “basso profilo” cercando di integrarsi nella comunità, nella quale sono fra l’altro in continua espansione e manifestano grande elasticità nella gestione dei traffici con i paesi di origine.

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