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La Croazia nella morsa del crimine organizzato

Di Gaetano Liardo il . Internazionale

Lo scorso 23
ottobre un attentato nel centro di Zagabria è costato la vita a due
giornalisti. Ivo Pukanic, direttore della rivista investigativa Nacional,
e Niko Franic, responsabile marketing della stessa rivista, sono rimasti
uccisi dall’esplosione di un’auto bomba. Pukanic è considerato
un personaggio controverso, vicino a gruppi di potere politico ed economico
poco limpidi. Da quanto riportato dall’Ansa sarebbe stato vicino a
gruppi mafiosi e a servizi segreti deviati croati. Tuttavia, quello
di Pukanic e del suo collaboratore, è un omicidio pesante per vari
ordini di fattori, e può incidere pesantemente sia sul processo di
integrazione europea che la Croazia spera di concludere entro il 2009,
che per la stabilità stessa del paese.

Negli ultimi
anni l’escalation di violenza criminale ha investito pesantemente
la Croazia. Si registrano, infatti, intimidazioni a giornalisti troppo
scrupolosi, spesso seguiti da pestaggi, minacce nei confronti di funzionari
e amministratori pubblici, nella totale impotenza dello stato. Solo
alcune settimane fa il paese era stato scosso da un altro brutale omicidio.
Ivana Hodak, figlia di un noto avvocato croato, è stata freddata con
due colpi di pistola alla nuca uscendo dalla sua abitazione. La reazione
della società croata è stata di stupore e di rabbia. Migliaia di persone
si sono riversate in strada per chiedere al governo un impegno serio
e forte nel contrasto alla criminalità organizzata. Poche ore dopo
l’omicidio Hodak il premier Sanader ha destituito il ministro degli
interni, il ministro della giustizia e il capo della polizia, sostituendoli
con figure indipendenti, da molti considerate come ideali per dare una
spinta anti-mafiosa all’operato dello stato. I risvolti dell’omicidio
di Ana Hodak conducono direttamente agli anni bui della guerra contro
la Serbia. Ana, infatti, era figlia dell’avvocato difensore del generale
Vladimir Zagorec. Estradato dall’Austria lo scorso 2 ottobre, Zagorec
è accusato di traffico di armi e di appropriazione illecita di denaro
pubblico. Nel corso del conflitto contro la Serbia il generale avrebbe
contribuito a dilapidare parte dei fondi destinati all’acquisto di
armi per l’esercito croato. Inoltre sarebbe stato coinvolto nel traffico
internazionale di armi, usufruendo dell’appoggio di trafficanti austriaci
e tedeschi. Altra figura connessa all’omicidio Hodak è Hrvoje Petrac,
nemico giurato di Zagorec. Personaggio legato ai traffici di droga,
al contrabbando di sigarette, ai sequestri di persona. Arrestato nel
2005, Petrac è considerato uomo della rete di protezione che ha favorito
la latitanza di Ante Gotovina, ex generale croato accusato di crimini
di guerra e crimini contro l’umanità. Secondo quanto riportato dalla
stampa croata, Ana Hodak intratteneva una relazione con l’avvocato
di Petrac, e il movente dell’omicidio potrebbe essere considerato
come un chiaro segnale di avvertimento nei confronti di Zagorec. A svelare
la storia è stata proprio la rivista gestita da Ivo Pukanic.

Due omicidi
efferati avvenuti a Zagabria nel corso dello stesso mese, rappresentano
una forte sfida lanciata dalla criminalità organizzata nei confronti
di un governo che non riesce a mettere un argine alla spirale di violenza.
Le reazioni all’omicidio di Pukanic sono state dure. Il Presidente
della Repubblica Stjepan Mesic ha dichiarato, da quanto riportato dalla
Reuters, che “lo Stato si trova di fronte ad una sfida senza precedenti
da parte di circoli criminali. Adesso o loro o noi…legge e sicurezza
dei cittadini contro criminali, terroristi e mafia”. Il premier Ivo
Sanader rincara la dose: “questa non è più soltanto una lotta contro
il crimine organizzato, è qualcosa contro cui tutti noi in Croazia
dobbiamo sollevarci”. Tuttavia le critiche non sono mancate. Il giornalista
Davor Butkovic è lapidario. In un articolo pubblicato da BalkansCourriers.info,
Butkovic mette in luce le responsabilità della classe politica croata
nel non aver saputo contrastare il dilagare del fenomeno mafioso. “Lo
Stato croato, quali che siano i governi e i differenti capi della polizia
e dei servizi segreti che si succedono, non ha potuto impedire questi
crimini”. Continua Butkovic “il crimine organizzato costringe la
Croazia nel caos da molti anni, sia per il tramite della guerra che
combattono i differenti gruppi mafiosi che per gli attacchi contro personalità
pubbliche. E lo Stato non vuole opporvisi”.

La posta in
gioco è alta. La lotta alle mafie, alla corruzione dilagante, alle
infiltrazioni nel tessuto economico rientrano nei parametri che la UE
ha indicato per portare a compimento il processo di integrazione europea
del paese. Per entrare in Europa occorre dunque che l’establishment
politico croato decida di contrastare con efficacia, continuità e serietà
le mafie su tutti i livelli.

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