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0.2 Narcotraffico, il primato dell’Umbria

Di Norma Ferrara il . Dai territori, Umbria

L’ultima maxi operazione è di soli due giorni fa e attraversa ancora il capoluogo umbro e la vicina Foligno, ma anche l’Olanda e Castelvolturno. La rete internazionale del traffico di droga scoperta dagli inquirenti nell’operazione “Molini a vento” scattata lo scorso 20 ottobre,  infatti, era l’anello di congiunzione di affari apparentemente distanti. La droga che  partiva dall’Olanda aveva il suo primo terminale in terra di Camorra a Castelvolturno. Qui  la cocaina giungeva in treno attraverso due nigeriani che  ingoiavano dai 50 ai 100 ovuli da 10 o 12 grammi ciascuno.

Gli ovuli, giunti a destinazione, venivano espulsi e consegnati ad altri nigeriani residenti nella zona; poi la droga proseguiva, con dei corrieri, alla volta di Perugia ed infine Foligno, dove venivano riforniti, tramite pagamento anticipato, i ‘pusher’ che la distribuivano sul territorio.
 
Sono dunque reti “bianche” come queste a  sostenere un business che non conosce confini, nè battute d’arresto e che rappresenta il più longevo affare della criminalità organizzata in terra umbra: il commercio di sostanze stupefacenti. I dati che giungono ormai da una decina d’ anni a questa parte collocano l’ Umbria al quarto posto fra le regioni italiane per quantitativi di cocaina sequestrati (kg. 446, 27 con variazione più 3.144, 86% rispetto all’anno 2005).

Il mercato  umbro della droga, nel quale si calcola vengano venduti circa 6.000 dosi al giorno, raggiunge anche un altro triste primato, quello relativo al numero di decessi (2, 88% ogni 100.000 abitanti). In Umbria si registra la quota più alta rispetto a tutte le altre regioni (55,7%) relativa alle persone straniere segnalate per violazione delle leggi sulla droga. Dalla Relazione annuale antidroga della Polizia di Stato del 2007 emerge che il numero totale dei decessi da abuso di stupefacenti è notevolmente calato in Italia negli ultimi dieci anni, passando dai 1.159 del 1997 ai 588 del 2006. In Umbria, invece, questo decremento non c’è stato. Nel 2007 i morti per droga sono arrivati a 38, aumentando di più del 50 per cento rispetto all’anno precedente.

I decessi per droga, in Umbria, avvengono soprattutto nella provincia di Perugia (nel 2007, 32 su 38 totali); (fonte: Processo legislazione e studi del Consiglio regionale) . Poi ci sono i dati del Sert a raccontare il resto: nel 2006  3.418, l’80%  uomini, età media è di 32 anni per lo più dipendenti da eroina. Più della metà delle persone in carico al Sert ha un lavoro, il 31% ha un’istruzione superiore e circa il 7% sono studenti universitari.

Al di la delle cifre sono i movimenti delle mafie dietro il narcotraffico a tracciare il percorso seguito, a Perugia, come Terni, Foligno, Spoleto, dalle organizzazioni che dall’ Italia gestiscono il traffico degli stupefacenti, incrociando il percorso delle rotte internazionali di droga. Numerose sono le ragioni che hanno portato qui, nella terra dei tartufi e del cioccolato,  fra le quali anche una certa predisposizione geografica ad accogliere e nascondere, in una regione poco collegata al resto dell’Italia, meno esposta. Una terra che contiene e smista quella in cui ad amministrare questo commercio, che solo per la cocaina è pari a 446 chili annui venduti, da tempo sono direttamente le mafie straniere con la collaborazione oggi più che mai della camorra e della ‘ndrangheta.  Quest’ultima –  come sottolinea l’ultima relazione della commissione parlamentare antimafia – con la sua struttura capillare è ormai player unico del traffico internazionale di droga.

E anche in Umbria le ‘ndrine decidono. Se dalle ultime operazioni della Dda risulta ancora saldamente in mano alla camorra il traffico della cocaina,  va alle join venture calabro – albanesi il resto del narcotraffico, cocaina compresa. L’ Umbria dunque è ormai diventata il salotto del commercio a dettaglio di sostanze stupefacenti.  Ed è fra le righe della relazione della Dna che troviamo la conferma di un dato che gli addetti ai lavori segnalano da tempo:  “l’aumento generalizzato del consumo anche per il sopraggiungere degli assuntori da regioni limitrofi”  – provocato come –  sottolinea il magistrato Anna Duchini della Dda di Perugia –  “dalla presenza su uno stesso territorio di diverse organizzazioni criminali con il risultato di un abbassamento del prezzo complessivo della droga” (Corso di Legislazione antimafia – Perugia, aprile 2008). In breve, se una dose di un grammo di cocaina costa in media 70 – 80 euro, nel capoluogo umbro può scendere sino al 10 % in meno a causa della presenza di più mafie che si contendono il prezzo con i grossisti e applicano la regola del minimo ribasso nel commercio a dettaglio per  assicurarsi gli acquirenti.

Sono questi numeri quindi che garantiscono l‘affaire droga in Umbria per Camorra e ‘ndrangheta e i loro partners internazionali,  che qui gestiscono  una rete che restituisce, con il minimo rischio,  un capitale utile da reinvestire, talvolta legalmente,  in  altre attività che sul territorio nascono e si sviluppano: dagli agriturismi, agli appalti pubblici, dalle attività commerciali, alle imprese edili. 

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