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L’etica libera la bellezza

Di Alessandra Del Giudice il . Campania, Dai territori



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Entrare nel carcere con
dei ragazzi di “fuori” per realizzare insieme ai ragazzi di
“dentro” spot di pubblicità sociale significa sottolineare
ancora una volta il ruolo che la scuola può e deve avere nei
percorsi di recupero dei ragazzi. Da tre anni, il Festival ha voluto
conoscere ed approfondire la realtà dell’IMP di Nisida, cercando
di apportare il suo contributo al lungo e difficile percorso dei
ragazzi condividendo con loro esperienze impegnative ma anche
divertenti come la realizzazione 

degli spot e la
partecipazione alla giornata della memoria e dell’impegno.
Dall’anno scorso il Festival ha fatto incontrare i ragazzi di
Nisida con alcuni familiari delle vittime di camorra che, come
Alessandro Antiochia, Bruno Vallefuoco e Lorenzo Clemente li hanno
adottati moralmente.

“Normalmente la nostra
gioventù viene raccontata sempre in modo negativo- ha commentato
Gianluca Guida, il filmato “Tre passi e l’alba” -, il
film ha raccontato i nostri ragazzi come ragazzi che sanno
divertirsi, vogliamo credere che la nostra gioventù sia quella che
sa vivere e sa divertirsi. Da Nisida è partito un piccolo segnale
che ci auguriamo riusciate a cogliere: quello di costruire la nostra
città su rapporti diversi, di sostegno, di comprensione. Vorrei
rilanciare un appello, per il 21 marzo, Don Luigi ci ha chiesto di
metterci in piedi e cominciare a camminare. Cominciamo da qui a
metterci in piedi e a camminare verso quella data”.

«»Gianluca
ci ha ricordato quello che ci ha detto Don Luigi Ciotti l’anno
scorso- continua Rosario D’Uonno-: “Prendete il
testimone”. Noi del Festival il testimone l’abbiamo preso, e ora
lo stanno portando loro, i ragazzi di Nisida, verso la prossima
giornata del 21 marzo.

Un ragazzo di Nisida mi
ha detto- “il 21 marzo prossimo devo essere anche io a Napoli. Io
abitavo di fronte ad una ragazza uccisa che si trova nell’elenco,
si chiama Gelsomina Verde” prima bruciata e poi uccisa. Noi gli
abbiamo promesso che sarà lui a leggere quel nome sul palco il
ventuno marzo».

«Il
messaggio scelto per il prossimo 21 marzo è “L’etica libera la
bellezza”.- Racconta Don Tonino Palmese concludendo
l’intensa mattinata con una bellissima favola vera- L’etica è
sicuramente la capacità di sapere cosa è il bene e il male e di
scegliere il bene e non il male. L’etica è la capacità di
mettersi da una parte perché tutti stiano bene, perché ciascuno,
grazie alla mia parte possa sentirsi a proprio agio in questo mondo.
Se dovessi dire cosa significa che l’etica libera la bellezza posso
farvi un piccolo esempio. E’ di un uomo che per tutta la vita si
era impegnato per tutta la vita a fare delle cose semplici: a
lavorare ogni giorno, a sostenere i bisogni ed i sogni della propria
famiglia e a praticare attraverso un gruppo di amici la giustizia, la
libertà, la legalità, pur non avendo studiato molto: aveva la
quinta elementare. Poi ad un certo punto la malattia ha preso il
sopravvento e quell’uomo che praticava l’etica si scontra con la
malattia. E nel giorno in cui si scontra con una brutta malattia e si
accorge che purtroppo gli resta poco, ma proprio poco da vivere si
accorge che quel giorno è l’anniversario di una grande storia,
detta storia d’amore. Era l’anniversario del matrimonio con la
sua sposa. Guarda nell’anello e chiama un figlio e gli dice: “corri
a comprare un fiore perché oggi è l’anniversario della storia
d’amore mia e della mia sposa, ed un fiore serve per dirle che le
voglio bene. Non è
una favola, è una storia vera. Quell’uomo che aveva praticato
l’etica, che si impegnava per la giustizia e la libertà e che
consegna il fiore e dice che quel fiore gli ricorda la bellezza del
suo amore. Dopo pochi minuti quell’uomo si addormenta perché entra
in coma e finisce la sua vita consegnando un fiore che gli ricorda la
bellezza del suo amore.

Quello che semini, quello
fiorisce, cioè l’amore. Quando Don Ciotti ha detto: “pensiamo ad
un tema” io ho pensato a quell’uomo che con la sua etica ha dato
forza alla bellezza. E poi quell’uomo mi appartiene perché era mio
padre».

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