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Cozzi: “Le mafie possono essere sconfitte”

Di redazione il . Senza categoria

Una forza di pace per fermare la guerra lucana. Sono scesi in piazza a Rionero in Vulture, nell’Alta Basilicata per la mobilitazione generale lanciata dal coordinamento regionale di Libera all’indomani dell’ultimo omicidio di mafia, l’ennesimo di quella che è ormai una vera e propria guerra tra le cosche. Scuole, associazioni, i sindaci e i sindacati, parrocchie partiti e movimenti del Vulture-Melfese insieme sotto lo slogan”Ora basta – No alle mafie”.

“Un messaggio che va in una duplice direzione – spiega don Marcello Cozzi, il referente di Libera Basilicata – Ci rivolgiamo a chi uccide, perché finisca la mattanza, perché la società civile si svegli, ora che si fa ancora in tempo a resistere. Ma ci rivolgiamo anche alle istituzioni, diciamo chiaro: la mafia esiste eccome, basta negazionismi”.

Che ancora continuano.
“Direi di sì. Si irrigidiscano pure coloro che hanno le orecchie delicate. Continuino pure nella loro sottovalutazione certe istituzioni e certa politica. Il dato è chiaro: è guerra di mafia in Basilicata. Il metodo è sempre lo stesso: si alimenta la logica del discredito contro chi lancia questi allarmi. Come già fecero il 6 febbraio 2007 all’indomani del nostro invito alla Commissione parlamentare antimafia di visitare la Basilicata. Da allora nella nostra regione, nelle guerre criminali, hanno perso la vita cinque persone, di cui quattro nel Vulture-Melfese negli ultimi sedici mesi. Per ultimo Bruno Cassotta.Chi continua a minimizzare, a sottovalutare e a sminuire quanto sta accadendo si porterà sulla coscienza il sangue che ancora sarà versato”.

Accanto al fronte del negazionismo c’è quello del silenzio. Anche se la stampa sembra attenta, non si registrano voci e reazioni. Perché?
“L’umico a parlare è stato il sindaco di Rionero Antonio Placido. Altri sindaci hanno aderito alla manifestazione, insieme la Provincia di Potenza. Per il resto il solito silenzio, la voglia di minimizzare, di non creare allarme e tensione. Gli unici ad andare davanti alle telecamere sono i familiari delle vittime. Io credo che, anche con cautela, bisogna prendere posizione. Devono farlo i sindaci, ma anche le autorità, al di là delle conferenze stampa post-operazioni. Le reazioni tiepide creano confusione, non sostenere le iniziative come quella di domani significa non condividere i principi di legalità alla base di una società civile. Noi mettiamo le nostre facce contro le mafie”.

Ma l’allarme è scattato per tempo: nella relazione della Dia relativa al primo semestre 2008 si annuncia un probabile scontro armato nella zona del Vulture-Melfese.
“Si dice chiaro e tondo che nell’area ci sono fermenti pericolosi. Dati noti, quindi. Eppure non è da sottovalutare il fatto che la Dda lucana continua ad essere sotto organico. I nostri appelli sono caduti nel vuoto e, mentre si assiste ad una recrudescenza del problema mafioso, dopo il caso “Toghe lucane” sono cambiati procuratore e sostituto, con un posto ora vacante. Ecco, servono uffici, caserme, poliziotti e investigatori per fermare l’ondata ‘ndranghetista. Siamo ancora in tempo”.

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