Estorsioni: scoperto ‘tariffario’ del racket nel siracusano
Il 3% dell’importo dell’appalto pubblico dalle imprese, 500 euro a vano dai costruttori edili e somme comprese tra 6 e 10 mila euro l’anno da titolari di supermercato, oltre all’assunzione di personale “amico”.
Erano le “tariffe” della cosca Nardo di Lentini, nel Siracusano, applicate per il racket delle estorsioni emerse da dall’inchiesta “Gorgia 3” della Dda della Procura di Catania sfociata nell’emissione di un ordine di carcerazione per cinque indagati, due denunce, e un sequestro beni da 8 milioni di lire.
Gli ordini di custodia sono stati notificati in carcere a Alfio Sambasile, 45 anni, Pippo Floridia, di 57, Massimiliano Rizzo, di 34, Giuseppe Giampapa, di 55, e Giuseppe Piazza, di 48. Il provvedimento di arresto era stato sollecitato dalla Dda della Procura di Catania anche per il capomafia Sebastiano Nardo, di 60 anni, e Gaetano Cadiri, di 57, ma il Gip ha rigettato la richiesta ritenendo inesistente l’esigenza visto che i due sono ergastolani.
L’inchiesta ha fatto luce su una decina di estorsioni commesse dalla cosca nel Siracusano, ma gli investigatori ritengono che il fenomeno sia “molto più diffuso e capillare” e altre indagini, per questo, sono ancora in corso. I sequestri dei beni, eseguiti dalla Dia di Catania, hanno riguardato il patrimonio di persone riconducibili a due degli indagati: Pippo Floridia e Alfio Sambasile. Sigilli sono stati posti alla società ‘Floridia trasporti’ di Augusta, che oltre 40 automezzi, una villa e diversi immobili. Le indagini dei carabinieri di Siracusa e gli accertamenti della Dia di Catania sono stati coordinati dal procuratore capo della Dda etnea, Vincenzo D’Agata, e dai sostituti Andrea Ursino e Luigi Lombardo.
Le indagini, che si sono avvalse anche delle dichiarazioni di più “pentiti”, ha permesso, secondo la tesi dell’accusa, di ricostruire le tecniche di estorsione messe in atto dalla fine degli anni Ottanta al 2003 del clan, legato alla “famiglia” Santapaola, che operava tra Lentini, Carlentini e Augusta. L’inchiesta avrebbe evidenziato anche che imprese vittime del racket avrebbero utilizzato i servizi del gruppo per recuperare merce che le era stata rubata in cantiere.
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