“Giustizia è fatta, gli onesti hanno vinto”
Un decreto di scioglimento firmato nel 2005, due manifesti affissi per la città e quella frase “Giustizia è fatta gli onesti hanno vinto”. Senza fare nomi e cognomi il prof. Adolfo Parmaliana aveva voluto condividere così con i suoi concittadini il risultato ottenuto dopo anni di lotte e denunce in quella striscia di terra che è Terme Vigliatore (Me), città natale di boss, territorio di affari attenzionata dalla mafia e fra i pochi Comuni della Provincia di Messina, sciolto per infiltrazioni mafiose.
Quelle parole, segno di liberazione per l’allora esponente del Pci poi in forza ai Ds – sono state in seguito oggetto di una querela nei suoi confronti e poco tempo fa la procura di Barcellona Pozzo di Gotto le ha giudicate valide rinviandolo a giudizio. E’ stato davvero troppo per il politico, il professore e l’antimafioso vedere che anche la Giustizia, quella che lui definisce la cupola giudiziaria (da alcune indiscrezioni che emergono dal memoriale lasciato ai familiari) volesse condannarlo per aver detto la verità, così ha deciso di togliersi la vita. «In nessun caso – dice oggi il suo avvocato Fabio Repici – il mio cliente fece nomi. Le querele sporte contro di lui, inoltre, erano tutte fuori termine e, nonostante ciò, è arrivato il rinvio a giudizio».
«Parmaliana era totalmente sfiduciato dalla giustizia barcellonese», continua il legale. Una sfiducia, che – secondo il penalista – l’avrebbe spinto a organizzare il suicidio in modo tale da far ricadere la competenza territoriale su eventuali indagini, non sulla Procura di Barcellona, ma su quella di Patti. Cose assurde, strane, al rovescio, continuano ad accadere nel comprensorio di paesi che gravita intorno al torrente del Longano. Mentre sono state regolari negli anni le denunce che il prof. Parmaliana portò sul tavolo degli inquirenti. Senza remore c’era quasi tutto, tanto da consentire lo scioglimento del Comune di Terme Vigliatore, dopo Piraino, seconda amministrazione comunale sciolta nella provincia di Messina. L’11 aprile del 2003 il prefetto Scammaca, con la Commissione di indagine formata dal vice – prefetto Antonio Contarino, dal capitano e oggi maggiore dell’Arma dei carabinieri Domenico Cristaldi, al tempo comandante compagnia di Barcellona, dal dott. Fabio Ettaro dirigente del commissariato di polizia, in sessanta giorni stilò un dossier di 250 pagine inviato al Ministero degli Interni il 31 luglio dello stesso anno.
Dentro c’erano tutti gli atti amministrativi adottati dalla giunta Nicolò’ nonché dai sei capo Direttore generale del Comune: incarichi professionali conferiti per la progettazione del disastrato lungomare di Marchesana, gestione degli appalti, esazione dei consumi dell’acquedotto comunale, il bilancio e l’attribuzione al capo settore – finanziario, già al centro di due passate inchieste. Ed ancora atti sulla gestione del territorio autorizzazioni, in particolare ad imprese locali, rilasciate nel corso degli anni; quindi la gestione, da parte di aziende specializzate che hanno operato sui torrenti “Patrì” e “Mazzarrà”, i lavori di gestione della ex dei rifiuti solidi urbani. Infine l’incredibile vicenda dei locali della stazione dei carabinieri, fondamentale in un centro come Terme Vigliatore, con un progetto per la costruzione pronto da circa cinque anni, poi sempre rimandato per alcune varianti al Prg e con i lavori mai iniziati per la mancata approvazione dell’elaborato da parte del Consiglio comunale. Nonostante lo scioglimento del Comune dal luglio 2003 i militari dell’arma di Terme sono ospitati nella stazione dei colleghi della vicina Furnari. Solo un anno fa Parmaliana scrisse al presidente della Repubblica dicendo: : «Come si possono conseguire gli obiettivi dello scioglimento per mafia senza un presidio stabile delle forze dell’ordine?».
Nel decreto di scioglimento si leggeva fra l’altro che l’amministrazione presentava “forme di ingerenze da parte della criminalità organizzata che compromettono l’imparzialità ‘ della gestione e pregiudicano il buon andamento dell’amministrazione ed il regolare funzionamento dei servizi, pongono in risalto come, nel tempo, l’uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente od indirettamente con gli ambienti malavitosi”. Al decreto venne inoltrato legittimo ricorso al Tar da parte dell’ allora vice sindaco, nel quale venivano messi in evidenza alcune anomalie nelle connivenze denunciate, nella scelta di dare un peso maggior o particolare o prioritario ad alcuni fatti amministrativi in luogo di altri.
Il ricorso non ebbe riscontro, il Comune venne commissariato e solo dal 2008 Terme Vigliatore nuovamente una nuova maggioranza eletta dai cittadini. Oggi sindaco del Comune è il dottor Bartolo Cipriano, presidente del Consiglio comunale invece è l’autore del ricorso al Tar: Domenico Munafò. Nuova amministrazione, nuovo corso? difficile da dire, poichè i nomi che ricorrono sono gli stessi di quel 2005.
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