Calabria, ok alla legge antiracket e antiusura
“Un segnale agli onesti e ai disonesti”. Non importa se consegnato in ritardo e in una forma perfettibile. Di fronte ai venti articoli della legge regionale antiracket e antiusura, Mimmo Nasone (Libera) preferisce salutare con soddisfazione la meta raggiunta, piuttosto che concentrarsi sul tempo impiegato per guadagnarla.
Anche se il dato, in effetti, non è di poco conto. Per decidersi a “promuovere la realizzazione di interventi volti a prevenire e combattere il fenomeno dell’usura e dell’estorsione”, istituendo “misure di solidarietà in favore delle vittime”, la Calabria ha consumato otto legislature regionali, tagliando il 3 ottobre scorso un traguardo già raggiunto non solo dalle “consorelle” meridionali (Sicilia, Campania, Puglia) ma anche dal Friuli Venezia Giulia e dalla Toscana. Trieste e Firenze, per intenderci, all’esigenza di integrare con appositi interventi la legge 108/1996 hanno dato seguito prima di Reggio Calabria. Prima della terra di San Luca, delle ‘ndrine e del racket elevato a sistema.
Tre anni dopo la promessa strappata da Tano Grasso all’allora neo governatore Agazio Loiero (Pd), palazzo “Campanella” (sede del Consiglio regionale della Calabria) si è però scrollato di dosso il peso dello smacco approvando nell’aula intitolata al vicepresidente Francesco Fortugno, assassinato a Locri il 16 ottobre 2005, il frutto del lavoro della Commissione regionale antimafia presieduta da Nino De Gaetano (Prc).
“Nel convincimento che i reati di usura ed estorsione sono reati contro la collettività e pregiudicano fortemente il tessuto economico e sociale della comunità calabrese”, la nuova legge regionale istituisce un fondo di solidarietà (700mila euro già ritagliati dall’esercizio finanziario 2008) da suddividere in parti uguali tra le vittime – “a titolo di indennizzo dei danni subiti a causa e in conseguenza del reato” – e le associazioni riconosciute. Non è certo la dotazione finanziaria, però, a qualificare l’intervento normativo. “Sappiamo benissimo che i soldi non sono tanti ma ci sforzeremo di metterli a disposizione velocemente”, assicura, infatti, De Gaetano che della normativa italiana sottolinea, insieme con la bontà del principio, anche la lentezza del meccanismo spalmato tra uffici locali e comitati nazionali.
La Calabria, invece, sembrerebbe puntare tutto sulla rapidità: “Alle imprese danneggiate dal racket e dagli usurai vogliamo dare la possibilità di rimettersi velocemente in piedi”. Ed allora ecco apposite anticipazioni sugli indennizzi (dai 5mila ai 100mila euro) previsti per i danneggiamenti di immobili e autovetture o per l’acquisto di impianti di videosorveglianza. I requisiti? “Aver presentato denuncia alla competente autorità giudiziaria”, “aver collaborato con la giustizia per l’individuazione dei responsabili” e, ça va sans dire, “essere del tutto estranei ad ambienti e rapporti delinquenziali”.
A stabilire nel dettaglio quali “patenti” le vittime dovranno esibire alla Regione, sarà l’apposito regolamento chiamato, entro 90 giorni, a rendere operativa la legge. Tra le associazioni una sola paura: che nei prossimi tre mesi il Palazzo ricada in letargo.
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