Il veleno per costruire, il veleno per distrugge la Calabria
Almeno trecentocinquanta tonnellate di rifiuti tossici e nocivi, anche radioattivi, sarebbero stati utilizzati nell’ultimo decennio, a Crotone e provincia, nella realizzazione di strade, porti, campi sportivi, parcheggi, scuole e case popolari. E’ quanto emerge dall’inchiesta della Procura della
Repubblica di Crotone, condotta dal sostituto procuratore Pier Paolo Bruni e denominata “Black Mountains” che ha portato al sequestro di diciotto siti inquinati distribuiti tra la città capoluogo e altri centri come Cutro e Isola Capo Rizzuto mentre sette persone risultano indagate tra i funzionari dell’ASL che avrebbe dovuto effettuare i controlli e le ditte che hanno effettuato i lavori.
E’ l’ennesimo colpo alla Calabria, sempre più terra di rapina in cui il confine tra economia legale ed illegale si fa sempre più labile e precario. A farne le spese non sono solo le risorse dei calabresi, continuamente depredate, ma la loro stessa salute ed il loro stesso futuro. Imprenditori senza scrupoli, funzionari collusi o imbelli giocano quotidianamente sulla pelle dei calabresi, costruendo così, sulle loro fortune, le disgrazie di una intera regione. E la politica quando non è corrotta o compiacente sta a guardare, si rivela impotente.
Piove sul bagnato, in Calabria. La ‘ndrangheta la stringe in una morsa, controllando il territorio, inquinando la politica ed infiltrando le istituzioni, comprando pezzo a pezzo l’economia, rendendola dipendente come mai era accaduto sino ad ora. La sua classe dirigente, travolta dagli scandali e dalle inchieste, ha perso ogni autorità morale e si è dimostrata
drammaticamente incapace di imprimere una svolta, dare un freno, alimentare una speranza.
L’ambiente, il territorio, il mare, le poche risorse di cui la Calabria storicamente dispone, sono stati progressivamente saccheggiati, sottoposti a degrado ed inquinamento, lasciando campo libero a speculazioni immobiliari o all’abbandono. Un lembo d’Europa che subisce il destino ed il trattamento,
odiosi ed inaccettabili, di tanti paesi del Terzo Mondo.
Serve una rivolta morale e civile nella Calabria di oggi. Serve un’opinione pubblica non rassegnata ed un Paese che non guardi ad essa come una sorta di “regione canaglia” dalla quale stare lontano.
La capacità della ‘ndrangheta di radicarsi in altre regioni d’Italia e in tanta parte del mondo, la sua presenza nei circuiti economici e finanziari internazionali, ci dicono che il futuro della Calabria è il futuro dell’Italia. Occorrerebbe prenderne atto una volta per tutte.
* Sinistra democratica
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