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Galan:«Articoli Mafiosi»
L’Ordine:«Offende chi informa correttamente»

Di Stefano Fantino il . Dai territori

“Titoli da infarto” e “articoli
mafiosi”. É conciso il governatore del Veneto Giancarlo Galan nel
liquidare l’attenzione riservata, la scorsa settimana, dalla stampa
locale alle infiltrazioni mafiose nel Veneto. I giornali più
importanti della regione avevano dato ampio risalto a quanto emergeva
dall’inchiesta palermitana che aveva portato all’arresto di due
persone tra cui Marcello Trapani, legale dei boss Lo Piccolo:
interessi economici nel Veneto, in particolar modo a Chioggia, con
investimenti milionari nel settore edilizio. Secondo Galan si tratta
di articoli che perdono il “senso della misura” specie nei titoli
e dipingono una situazione più grave di quella reale. In soccorso
alla categoria arrivano le parole del presidente dell’ordine dei
Giornalisti del Veneto che si dice sconcertato dalle dichiarazioni
del governatore, riguardanti una presenza mafiosa, denunciata da anni dagli
inquirenti ed emersa da inchieste giudiziarie.


Veneto e mafia, dai titoli agli
interessi

Una settimana fa la Procura Antimafia
di Palermo e la Guardia di Finanza avevano arrestato di due uomini
che agivano, secondo gli inquirenti per conto del clan palermitano
dei Lo Piccolo: Giovanni Pecoraro e l’avvocato Marcello Trapani.
Dalla loro figura occorre partire per comprendere la nostra vicenda,
specialmente dalla figura di Trapani, legale dei Lo Piccolo e figura
di raccordo tra la Sicilia e il Nordest. Trapani, insieme ad un
militare della Guardia di Finanza, avrebbe utilizzato dei contatti
con imprenditori veneti per favorire il reinvestimento del denaro dei
suoi referenti siciliani. Un suo contatto fondamentale era
l’imprenditore edile di Piove di Sacco, Claudio Toffanello, che
avrebbe pilotato gli interessi di reinvestimento nel settore di sua
competenza. L’investimento più prezioso quello da mettere a segno a
Chioggia nell’ambito della riqualificazione portuale con un capitale
spendibile di 8 milioni di euro da utilizzare per la costruzione di
una ottantina di appartamenti. Pare chiaro come parlare di “Cosa
Nostra”, “tentacoli”, “speculazioni”, con tutte le cautele
del caso, sia tutt’altro che fuori luogo. E così si parla sui
giornali veneti, anche dei viaggi di Toffanello a Palermo («Il
Mattino di Padova, 26 settembre») e delle varie speculazioni
edilizie che associate a quella del porto chiozzotto avevano il
compito di formare un robusto investimento: tutti movimenti non
particolarmente grandi da dare nell’occhio ma capillari e diffusi
oltre che nella
Piccola Venezia,
anche nelle zone di Cantarane di Cona e Monteortone di Abano.


Veneto, tra mattoni e infiltrazioni


«Qui
a Sottomarina (frazione di Chioggia
ndr)
stanno aprendo il Prg…Sarà una edificazione tipo appartamenti…
In questa zona è oro». Intercettati lo scorso anno, i protagonisti
delle cronache venete così indigeste al governatore Galan fiutano
l’affare. Ma non sono stati i primi né saranno gli ultimi. Riciclare
e reinvestire nel ricco Veneto E il settore edile risulta il primo
indiziato. Già nel 2003 la Commissione antimafia, nella sua
relazione conclusiva, aveva messo in luce la presenza di

«
illegalità
nell’assunzione di manodopera e alcuni
attentati, a danno di cantieri o agenzie immobiliari,
ricollegabili all’aggiudicazioni di lavori edili dal Sud» nella
zona di San Donà di Piave e l’operatività di affiliati alla Sacra
Corona Unità nel bellunese che per «assicurarsi il controllo su
ditte facenti capo a cittadini pugliesi,
imponevano
l’assunzione di operai i quali percepivano stipendi senza, di
fatto,
lavorare e che erano
incaricati di riscuotere il provento delle estorsioni». E le nuove
colate di cemento tra Jesolo e Caorle potrebbero ossero un banchetto
troppo invitante per le organizzazioni presenti in loco. Mafia e
Camorra soprattutto. D’altronde qui, in Veneto, sono stati arrestati
importanti boss di entrambe le organizzazioni casualmente colti
mentre era in trasferta.

Il 16 gennaio scorso è stato arrestato
a Portogruaro il camorrista Vincenzo Pernice, cognato di Pietro
Licciardi, importante clan napoletano che da anni investe
economicamente nella zona di Castelnuovo del Garda. E Giuseppe
Madonia, boss di Cosa Nostra trovò proprio qui il fatale incontro
con le forze dell’ordine, che lo condussero in manette.


Galan, una normalizzazione
pericolosa

Galan minimizza e fa notare come queste
notizie non siano state riportate da importanti quotidiani nazionali.
Una mancanza che non può però indurre a normalizzare quanto di
grave è emerso dalle inchieste palermitane. «Decine di pagine nei
quotidiani veneti, visto che nessuno tra i quotidiani nazionali più
autorevoli si è accorto dello sbarco della mafia a Chioggia, ad
Abano, Jesolo, ecc».

Ma gli articoli che denunciano la mafia
possono essere definiti “mafiosi”? Gianluca Amadori dell’Odg
Veneto «sconcertano le dichiarazioni rese dal Governatore del Veneto
in relazione ai servizi giornalistici sulle infiltrazioni mafiose nel
Veneto pubblicati in questi giorni».

Si tratta di fare il proprio dovere di
giornalisti: «invece di preoccuparsi per un fenomeno che gli
inquirenti denunciano da anni, quello del riciclaggio di denaro
sporco in attività regolari se la prende con i cronisti e li offende
pesantemente, definendo “mafiosi” i loro articoli- continua
Amadori – semplicemente perché i giornalisti hanno fatto il proprio
dovere raccontando le speculazioni programmate dalla criminalità
organizzata».E Amadori sottolinea come, in un
periodo in cui si parla leggi-bavaglio per i giornalisti – non sia
davvero un «bel servizio per la democrazia nascondere queste brutte
notizie alla società venete».

Eppure Galan aveva dichiarato che «La
vigilanza democratica e antimafiosa è virtù da coltivare sempre e
ovunque». Informare correttamente è un’ottima viglianza e un buon
inizio.

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