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Editoria: le lacrime dei più piccoli

Patrizia Torchia il . Istituzioni

L’effetto prodotto dalla manovra economica messa a punto dal Ministro dell’Economia e Finanze Giulio Tremonti consiste in un notevole ridimensionamento dell’autonomia finanziaria di numerose imprese editoriali italiane.

L’articolo 44 del decreto legge 112/2008 interviene in maniera incisiva sulla spesa pubblica, riducendo fortemente il contributo  destinato ai giornali editi in cooperativa, non profit e politici. Il provvedimento interessa  cinquantadue soggetti editoriali, tra cui ventisette giornali gestiti da cooperative di giornalisti, dodici organi di partito e tredici tra quotidiani e periodici di movimenti politici. 

L’Unità, il Manifesto, l’Avvenire, Liberazione, la Padania, il Riformista, il Foglio, tutte testate accomunate da uno stesso destino di precarietà. Ma vittime dell’enorme taglio sono anche tante edizioni locali e pubblicazioni riservate agli italiani all’estero che già oggi vivono con difficoltà ai margini del mercato, un mercato privo di una leale competizione, gravato dall’annoso squilibrio fra televisione e carta stampata nella raccolta pubblicitaria e dai conflitti di interesse grandi e piccoli di una editoria quasi mai “pura”.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti aveva garantito il rispetto del “principio di proporzionalità” nella distribuzione di tagli e contributi fra i vari giornali, ma non è riuscito ad arrestare l’ondata di  iniziative messe in campo per proteggere la libertà al pluralismo dell’informazione. Come sottolinea la Federazione della Stampa Italiana una riforma equa non può nascere dall’ulteriore impoverimento del pluralismo italiano. Se è vero che un buon regolamento e un’azione di chiarezza sui contributi all’editoria sono importanti, è pur vero che un taglio drastico dei contributi prima di una riforma organica del sistema rischia di vanificare anche le migliori intenzioni.

2 – continua

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