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Catania, 2.500 cittadini firmano contro il racket

Di redazione il . Dai territori, Sicilia

Il pizzo e i catanesi. A pagarlo nella città etnea sarebbero ancora l’ 80 percento dei commercianti e degli imprenditori ma ieri a Catania nella sede della Prefettura Addiopizzo ha messo a segno un primo passo importante verso l’inizio della liberazione dal racket. Dopo due anni di duro lavoro, banchetti, manifestazioni e appelli, il comitato di ragazzi contro il pizzo, ha consegnato ai cittadini e alla stampa, la prima parte del progetto “Consumo Critico”, una lista di 2.500 firme, raccolte in città e provincia, che dicono una cosa sola: i cittadini catanesi nella lotta al racket adesso ci sono.

“Dietro ogni singola firma  – ha dichiarato il presidente di Addiopizzo Catania, Fabio Salvo – c’è un consumatore consapevole che si impegna ad acquistare presso gli esercizi commerciali liberi dal racket e dall’usura”. Adesso tocca ai commercianti e agli imprenditori scendere in campo. I volontari di  Addiopizzo forti di questo sostegno giunto dai consumatori, si presenteranno da oggi ai singoli imprenditori per chiedere la loro adesione al bollino Pizzo free. Come confermano in molti in città qualcosa sta cambiando, c’è la voglia di ribellarsi al racket e di poter esercitare in una libera economia. Il commerciante che decide di denunciare i propri estorsori, inoltre,  non viene più lasciato solo, anzi trova a fianco a lui, le istituzioni e le associazioni, e da oggi anche i cittadini.

All’incontro di ieri ha preso parte anche il presidente della prima associazione antiracket di Palermo, Enrico Colajanni, (Libero Futuro) che ha ricordato “Quattro anni fa a Palermo nessuno denunciava, ma a Catania c’è una situazione diversa, il circuito delle associazioni è una realtà abbastanza radicata sul tessuto sociale”. Crede nella forza della città etnea il presidente di Libero Futuro nonostante i dati ufficiali dicano che le vittime dei ricatti mafiosi in Sicilia sono ancora 50mila e che l’organizzazione criminale, come conferma l’Eurispes, dal pizzo guadagni circa 10 miliardi di euro l’anno.
Il virtuoso percorso di responsabilità e partecipazione intrapreso nel capoluogo palermitano d’altronde è la misura più evidente che questo aspetto della lotta alla mafia ha dentro quel di più che da alcuni anni ha un sapore rivoluzionario per le città che lo intraprendono. Oggi a Palermo i commercianti denunciano e il comitato Addiopizzo è loro fianco persino nelle aule del tribunale. Dopo questo primo risultato a Catania la “Liberazione è in corso”. Adesso si attende questa inversione di rotta anche per le altre province siciliane, nelle quali ancora di racket  si parla poco e si denuncia ancora meno.

 

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