Caso Rostagno, mafia e non solo
Accetta l’incontro e non si tira indietro di fronte alle responsabilità della macchina giudiziaria, il magistrato Antonio Ingroia, che dalla Dda di Palermo coordina le indagini sull’assassinio di Mauro Rostagno, il giornalista che vent’anni fa veniva freddato da 6 colpi d arma da fuoco mentre stava rientrando alla comunità di recupero Saman, il 26 settembre del 1988.
Ad attenderlo, alcune polemiche (riportate dalla stampa nella giornata di ieri al margine della cerimonia laica che si è tenuta al cimitero di Valderice, nonostante l’esplicita richiesta della figlia affinchè rimanessero solo confidenze private) e una platea per niente facile. Il pm da Palermo porta con se anche notizie nuove per i trapanesi e una richiesta esplicita di collaborazione che ricorda quelle che nel ’96 un altro pm rivolse ai trapanesi dagli uffici della Procura di Trapani, con la differenza che questa volta la pista c’è.
Nel secondo degli appuntamenti in ricordo di Mauro Rostagno, ieri a Villa Margherita, si è parlato delle indagini: lunghe, parziali, traballanti, persino stagnanti in alcune fasi di questi inquietanti vent’anni, in cui sono spariti documenti importanti, testimoni hanno scelto di non collaborare e teoremi infondati hanno allontanato gli inquirenti dalla verità. A condurre le indagini sul delitto Rostagno, accanto alla Dda di Palermo, dallo scorso anno ci sono gli uomini della mobile di Trapani e il suo vicequestore Giuseppe Linares, al quale ieri il Ministero dell’Interno ha vietato di partecipare al dibattito in memoria di Mauro. La sua sedia è rimasta vuota e per i trapanesi è stata un’occasione persa, come d’altronde accade ripetutamente da un anno a questa parte.
Così è stato il magistrato Antonio Ingroia, incalzato dalle domande del giornalista Lirio Abbate e dagli interventi di Gad Lerner e Andrea Castellano dell’associazione “Ciao Mauro” a parlare, segreto istruttorio a parte, di questi giri a vuoto della giustizia sul delitto Rostagno.
“C’è un colpevole ritardo in queste indagini – ha dichiarato – per molti anni si è girato a vuoto e poi arrivati più volte ad una richiesta di archiviazione che ci portava a ripartire da capo; posso dirvi che questa volta non è così. Ci sono prove consistenti che consentirebbero già a breve di imbastire un processo contro alcuni degli assassini di Rostagno, che come altre voci libere della Sicilia (ben otto come ricorda Lirio Abbate più volte nel corso dell’incontro) è stata messa a tacere dalla mafia”. Mafia ma non solo – come commenta il giornalista Lirio Abbate che aggiunge – “quello che è grave e che di fronte a tutto questo per tanti anni i cittadini non si siano indignati abbastanza. Rispetto all’88 alcune cose sono cambiate, in alcune province più di altre in Sicilia, ma quando leggo oggi i procedimenti giudiziari che riguardano Trapani, la mafia e le connivenze con il mondo politico- imprenditoriale, mi accorgo che da quando Mauro li denunciava, sono cambiati alcuni nomi ma i meccanismi, le prassi mafiose, continuano ad essere identiche. Di fronte a questo – commenta Abbate – è necessario ritrovare la forza di indignarsi”.
Ma la sorpresa arriva sul finale quando Ingroia, incalzato da un duro intervento di Gad Lerner, che sottolinea come “non avere ancora una verità sul delitto Rostagno sia un’umiliazione per i cittadini e un colpevole ritardo da parte dello Stato” – il pm accenna anche ad un importante aspetto delle indagini in corso. “Abbiamo motivo di credere che qui a Trapani, ancora oggi ventanni dopo, ci sia qualcuno che sa delle parti di verità su questo delitto ed è rimasto in silenzio. Vorrei che queste persone, che ancora oggi vivono a Trapani, si facessero avanti e raccontassero quello che sanno. E’ importante perché questo assicurerebbe il carcere a tutti i responsabili del delitto Rostagno.
Si rivolge ai Trapanesi Ingroia e anche se Andrea Castellano dell’associazione Ciao Mauro, rimane scettico sulla possibilità che chi non ha parlato sin ora possa farlo oggi, l’appello del magistrato palermitano viene rilanciato anche da questo palco. Dopo le diecimila firme raccolte oggi ai trapanesi si chiede di fare di più. Si chiede di parlare.
Perchè in fondo, avrebbe detto Mauro, la verità è rivoluzionaria, basta raccontarla.
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