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Crotone, la gomorra calabrese
Scorie dappertutto, l’Eni sott’accusa

Di redazione il . Calabria

Crotone, la gomorra calabrese
Scorie dappertutto, l’Eni sott’accusa
E c’è il rischio della prescrizione

A Crotone si passeggia sopra i rifiuti tossici. Nelle strade, nei parcheggi, nelle abitazioni, nei moli del porto, nelle opere pubbliche. E anche nei cortili delle scuole. Da anni. Quasi 350mila tonnellate di scorie provenienti dalla Pertusola Sud (lo stabilimento del gruppo Eni, in disuso dagli anni 90), metri cubi al veleno smaltiti in edilizia tra Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro. Senza contare la zona industriale, altamente contaminata. Una gomorra calabrese “cresciuta alla luce del sole”.

Sono 18 le aree sequestrate e sette gli indagati nell’ambito dell’operazione Black mountains, ordinata dal pm crotonese Pierpaolo Bruni. Tra gli stabili incriminati, ci sono anche una scuola elementare, una media e un istituto superiore. A ricevere gli avvisi di garanzia sono stati Vincenzo Mano(legale rappresentante pro-tempore della Pertusola Sud, in disuso dalla fine degli anni 90), Giovanni Ciampà (impresa Ciampà), Paolo Girelli (impresa Bonatti, per reati minori); Alfredo Mungari (Costruzioni Leto) e i tre funzionari dell’Asl regionale Domenico Colosimo, Francesco Ruscio e Domenico Curcio.

Al centro dello scandalo lo stabilimento Pertusola Sud. Sostanze da avviare in discariche specializzate sarebbero state trattate come rifiuti recuperabili, e smistate in composti utilizzati nei cantieri. Un’indagine partita nove anni fa, dopo la denuncia di un imprenditore edile, Emilio Iuticone, che lamentava un trust tra la società Crotonscavi, la Ciampà e l’ex Pertusola Sud. Le imprese edili avevano l’esclusiva sulle forniture di cic (conglomerato idraulico catalizzato) utilizzato per rilevati e sottofondi stradali, fornito a prezzi stracciati. In realtà si sarebbe trattato appunto di una miscela di scorie.

Mentre la Regione annuncia una task-force e l’Arpacal ha avviato un monitoraggio sull’area, mentre i magistrati fanno pool per andare a fondo nelle indagini, dalle istituzioni locali piovono dichiarazioni di guerra nei confronti dell’Eni. L’accusa è quella di sempre: politiche di aggressione al territorio e risorse depredate, come rileva il presidente della Provincia di Crotone, Sergio Iritale.

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