“Ciao” Mauro
E’ notte a Trapani e soffiano, alternati, venti che creano smarrimento, solitudine, ma generano anche cambiamenti. Li stessi che in questa città arrivano a singhiozzo, lasciando ancora lì: la mafia, il malaffare locale, un’economia ostaggio di Cosa nostra, una politica debole. Sono trascorsi vent’anni dall’omicidio di Mauro Rostagno ma a Trapani negli ultimi anni c’è qualcosa di nuovo. E se ne sono accorti in molti, anche fuori da qui. C’è una città che dinnanzi all’ennesima richiesta di archiviazione del Caso Rostagno ha trovato il modo di resistere, sperare e chiedere con una raccolta di firme che le indagini sull’omicidio del giornalista Mauro Rostagno venissero riaperte.
Il 26 settembre del 1988 sicari di Cosa nostra (dopo vent’anni è ufficiale grazie ad una sofisticata perizia balistica sull’arma del delitto, condotta dall’attuale mobile di Trapani) e entità contigue misero a tacere il “giornalista Mauro” che dagli schermi di una tv locale, Rtc, denunciava corrotti, malefatte locali, derideva i boss e parlava chiaro ai cittadini come mai nessun in precedenza aveva fatto. E come in pochissimi, hanno continuato a fare dopo. Ci sono voluti venti lunghissimi anni per accertare che l’arma che sparò quella notte appartiene all’arsenale della mafia. Innumerevoli piste d’indagine, altrettante richieste di archiviazione e un processo ancora lontano, per poter dire che quella notte a fare fuoco furono – in gran segreto (come confermano inquirenti dei primi anni) – uomini del mandamento di Cosa nostra, con l’ avallo dei Corleonesi. Nessun altro, d’ altronde in quel lontano ’88 avrebbe potuto commettere un omicidio di quel calibro su un terreno controllato dai boss Mariano Agate e VincenzoVirga; ci sono regole precise dentro Cosa nostra e come ha dichiarato alcuni anni dopo il delitto l’allora capo della mobile Rino Germanà – i grandi omicidi qui li commette solo la mafia”.
Mauro e i trapanesi, una storia d’amore
Eppure niente. Indagini a singhiozzo e traballanti teoremi. In uno di questi si è arrivato persino all’arresto della compagna di Mauro, Chicca Roveri, che ieri sera a Trapani dopo vent’anni ha preso la parola, insieme alla figlia, per condividere alcuni fatti che riguardano Mauro, la loro storia e quella dei trapanesi. “Lui vi aveva veramente scelti – dichiara Chicca Roveri – era totalmente trapanese. E voi, delle tante vite di Mauro, avete conosciuto il Mauro più bello che qui aveva deciso di vivere, continuare la sua battaglia, invecchiare, vedere crescere i suoi nipotini. E qualcuno non glielo ha permesso”. E’ una storia d’amore, quella fra Mauro e Trapani – prosegue Chicca. “perché in così tanti ci siamo innamorati di quest’uomo? Perché aveva un’anima, un’intelligenza vivace, coglieva le situazioni, capiva, entrava in empatia, si appassionava. Era curioso, era un uomo. Ma soprattutto – conclude- Chicca Roveri – tutte queste cose, le sapeva anche comunicare. Sapeva prendere in giro i potenti, trasmettere l’ironia, la gioia e le cose importanti insieme”. Ma ricorda anche altro Chicca, di fronte al blackout delle indagini che hanno impedito il raggiungimento della verità dice: qualche mese fa abbiamo avuto questa notizia sull’arma del delitto, una verità che sin da subito era alla portata di tutti, in questi anni gli assassini l’hanno fatta franca ma quello che possiamo fare tutti è essere più forti, determinati, convinti. Continuare ad essere diversi da loro e trasmettere questo ai nostri figli, nipoti, ai quali dobbiamo insegnare a diventare… belli.
Se ci sarà un processo sarà solo grazie a voi
E parla dopo molti anni anche Maddalena, la figlia di Mauro che dopo l’omicidio aveva lasciato Trapani e ai trapanesi con il suo dolore e la sua rabbia per trasferirsi a Torino, con la madre e ricominciare da capo. Racconta di quel padre straordinario e “anormale”, in parte vissuto nei primi 15 anni e in parte ricostruito attraverso pezzi di ricordi, storie, persone che lo avevano conosciuto. Ma commenta soprattutto quello che a Trapani è accaduto lo scorso anno. “Io voglio dirvi che sono molto grata, immensamente grata, perché per me e mia madre quello che voi avete fatto l’anno scorso con la raccolta delle firme è stato il regalo più grande che potevate fare a Mauro. Se si arriverà al processo, nel quale avremo un pezzettino di verità, è perché voi avete raccolto quelle firme. Ma è accaduto anche altro. Nel fare la raccolta delle firme, e altre cose per voi, per la Trapani di oggi, state portando avanti la battaglia di Mauro per darvi oggi la possibilità di decidere voi chi essere e cosa fare della vostra città. Qualunque cosa accada voi siete stati preziosi. Quando i giornalisti ti fanno la solita domanda (idiota) chiedono “ne è valsa la pena?” io ho sempre risposto che non potevo essere io a dare la risposta, dovrebbe darla Mauro. Ma se voi continuate allora, forse, ne è valsa la pena”.
Dice di non essere una grande comunicatrice come Mauro, Maddalena, ma a Trapani ieri sera il messaggio nella sua purezza ed efficacia è arrivato chiaro, diretto e semplice ai trapanesi. Proprio come quelli di Mauro, vent’anni fa.
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