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Richiesta di rettifica di Nino Ippolito

Da redazione il . Dai territori

Sos Italia Libera
Associazione contro il racket e l’usura

Al Direttore Responsabile della testata giornalistica www.articolo21.info
e p.c.  All’Assostampa regionale
al Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia
Ai giornali e alle televisioni

Lunedì 22 settembre sul  sito internet  www.articolo21.info, il giornalista Rino Giacalone ha pubblicato un articolo su Salemi e in cui, tra le altre cose, testualmente scrive: “Sgarbi rischia due volte in questa storia: da una parte sostenendo la fine della mafia, dall’altra parte sponsorizzando la nascita di una associazione antiracket e antiusura. L’associazione pare serve a Sgarbi per ottenere l’assegnazione di alcuni beni confiscati  alla mafia esistenti  nel suo territorio e rimasti  pericolosamente inutilizzati, come gli appezzamenti terrieri appartenuti a Salvatore Miceli un mafioso
che oggi vive in Sud America, esperto di grandi traffici di droga e di connessioni mafiose internazionali. Miceli è vivo e vegeto, è un mafioso in libertà, in attesa di finire in carcere per condenne definitive. Se ne sarà accorto Sgarbi che dice che la mafia non esiste? Si pensa di si visto che per prendere quei terreni ha sponsorizzato la nascita a Salemi  di questa associazione antiracket e antiusura affidandone la responsabilità al suo portavoce il giornalista Nino Ippolito”.
Spacciando per veri pressuposti completamente inventati, il cronista fa discernere una serie di considerazioni fuorvianti e volutamente ambigue.
L’associazione regionale contro il racket e l’usura “Sos Italia Italia Libera”, costituita a Salemi circa un mese e mezzo fa,  non ha mai chiesto l’utilizzo o l’assegnazione di terreni o immobili confiscati alla mafia, men che meno i terreni confiscati al mafioso Salvatore Miceli. Né, del resto, l’associazione ha  manifestato l’intenzione di farlo, per il semplice fatto che non è tra i suoi compiti la gestione di terreni o l’esercizio di attività di natura economica.
Se solo Giacalone avesse esercitato il  più elementare dovere del  lavoro
giornalistico, e cioè la verifica e il riscontro delle notizie, avrebbe appreso che i terreni da lui falsamente trasformati in oggetto di interesse da parte dell’associazione, sono stati ufficialmente chiesti in assegnazione dalla “Fondazione Slow Food  per la Biodiversità Onlus” presieduta da Piero Sardo (che sui terreni ha peraltro già fatto un sopralluogo) con sedi a Firenze e Bra, che intende impiantarvi dei campi sperimentali, e che il Comune di Salemi, già un mese fa, ha scritto alla Prefettura di Trapani manifestando l’intenzione di assegnarli proprio a questa prestigiosa istituzione.
Nel “giornalismo a tesi” di Giacalone, ovviamente, i fatti sono un dettaglio, contano le suggestioni. Ed ingenerare nei lettori il dubbio che l’associazione, piuttosto che occuparsi delle vittime del racket o dell’usura (come peraltro fa, concretamente), sia uno strumento costituito per fini diversi, oltra ad essere una vigliacca considerazione fondata sul nulla, è evidentemente funzionale a ricostruzioni ed interessi che nulla hanno a che fare con il giornalismo, la libertà di stampa e le posture anatomiche di chi parla, retoricamente, di schiene più o meno dritte.
La designazione di Nino Ippolito a Presidente dell’associazione è stata voluta dai componenti della stessa e condivisa dal presidente nazionale Paolo Bocedi. Il sindaco Vittorio Sgarbi non ha mai dato alcuna indicazione (sarebbe bastato partecipare alla conferenza stampa di presentazione dell’associazione per rendersene conto) ma ha preso semplicemente atto di una decisione assunta dai componenti locali dopo che era stata verificata, peraltro, l’indisponibilità di altri soggetti cui inizialmente era stato proposto un ruolo di così delicata responsabilità.
Se Giacalone, che da cronista saldamente incollato alla sua scrivania non ha mai parlato con i  rappresentanti  dell’associazione “Sos Italia Libera” né con gli amministratori del Comune di Salemi, si fosse dunque semplicemente documentato, avrebbe evitato di scrivere falsità.
Sarebbe infine auspicabile che l’Ordine dei Giornalisti e l’Assostampa, piuttosto che esercitarsi in una ipocrita e rituale difesa corporativistica completamente avulsa da valutazioni di merito,  invitassero i cronisti oltre che al rigore documentale, anche al rigore della forma, e nel caso specifico,  ad abbassare – piuttosto che tenerla dritta – la schiena sui libri di grammatica; avrebbero così evitato ai lettori di leggere – come è successo nell’articolo di Giacalone – “dai carceri” piuttosto che “dalle carceri”, dettaglio che mi conferma come spesso, la retorica di certo giornalismo antimafioso di maniera, sia il paravento di una supponente ed imbarazzante aurea mediocritas.

Si chiede dunque la rettifica dell’articolo.

IL PRESIDENTE
Nino Ippolito

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