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Australia, ex ministro nella bufera
Visto umanitario ad uno ‘ndranghetista

Di Francesca Chirico il . Calabria, Internazionale

Dalle terre dei koala gestiva traffici mondiali di droga, con un visto umanitario in tasca. Francesco Madafferi, 47 anni originario di Platì, ha agito indisturbato forte del radicamento della ‘ndrangheta in Australia e dei legami ad altissimo livello. Tanto in alto che è stato proprio l’allora ministro per l’immigrazione australiano a intervenire per evitare l’espulsione del calabrese, sollecitato dalle ingenti donazioni della famiglia Madafferi al partito conservatore, al governo nella passata legislatura.

Uno scandalo che toglie il velo sugli affari della multinazionale ‘ndrangheta in Oceania. A dare la notizia è The Age, quotidiano di Melbourne. Ad essere chiamati in causa sono Amanda Vanstone, ex ministra a Canberra e attuale ambasciatrice australiana in Italia, insieme a tre deputati liberali. Nel 2005, la Vanstone si è mossa personalmente con una richiesta di visto per ragioni di salute: l’uomo dichiarava di soffrire di gravi problemi mentali. Una white card per motivi umanitari, senza alcun cenno ai pregressi criminali del presunto capo ndranghetista.

E Madafferi è stato poi arrestato lo scorso agosto per il coinvolgimento in un colossale giro di ecstasy. Il più grande sequestro al mondo:  15 milioni di pasticche, 4,4 tonnellate, nascoste in 3mila barattoli di pomodori in un container giunto per nave dall’Italia. Una famiglia nota agli investigatori quella dei Madafferi. Secondo un rapporto di polizia del ’98, I fratelli Francesco e Antonio avrebbero messo su una vera e propria cosca, coinvolta in numerosi crimini, fra cui ferimenti, omicidi ed estorsioni. Un rapporto, presentato in tribunale, nel quale si sottolineava con forza la necessità di espellere l’uomo.

Ma non per la Vanstone. Una donna singolare. Lasciati i panni di ministro, ha preso quelli di ambasciatrice in Italia. Appena giunta a destinazione, con vezzo signorile ha ordinato una radicale ristrutturazione della villa a quattro piani (cinque stanze da letto, diverse sale da ricevimento, piscina) nel prestigioso quartiere romani dei Parioli, sede dell’ambasciata. Quindicimila euro sulle spalle dei contribuenti australiani. E milioni nelle tasche della ndrangheta di Griffith.

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