Messina. Dopo gli arresti per pizzo,
una commissione d’inchiesta interna al Comune
Sarà una Commissione d’inchiesta interna al Comune di Messina a fare luce sulle vicende accadute nella città dello stretto dopo gli arresti di sabato scorso per racket. L’indagine della Dda di Messina ha messo in manette otto persone che chiedevano il pizzo agli ambulanti a posto fisso del mercato comunale. “Zaera”. I magistrati della Dda adesso dovranno accertare se, come sembra, settori dell’amministrazione comunale abbiano saputo e taciuto questi fatti.
Le indagini sul racket in città hanno avuto inizio dall’omicidio di Rosario Mesiti, avvenuto il 22 agosto 2006, che ha portato alla luce il sodalizio criminale Vadalà – Campolo, esattori del racket nella città. L’inchiesta è stata coordinata dal pm della Dda di Messina, Giuseppe Verzera. Gli otto arrestati sono accusati di aver messo a segno estorsioni a commercianti della città, organizzato truffe alle assicurazioni e alla maggior parte di loro viene contestato inoltre di aver costituito un’associazione criminale di stampo mafioso proprio con il pregiudicato Armando Vadalà, che nel quartiere di Camaro, operava.
Ad annunciare l’avvio della verifica interna e’ stato il sindaco Giuseppe Buzzanca nel corso dell’incontro con il presidente della commissione regionale Antimafia in Sicilia, Calogero Lillo Speziale. “Trasmetterò le risultanze alla Dda – ha detto Buzzanca – alla quale comunicherò anche la disponibilità istituzionale per ogni possibile collaborazione utile alle indagini sulle responsabilità per il controllo all’interno del mercato “Zaera”. C’e’ il pieno impegno dell’amministrazione per combattere la criminalità organizzata al fine di garantire sicurezza e legalità ai cittadini”. “La crescita economica e sociale della nostra terra – ha sottolineato Speziale – passa attraverso la lotta alla mafia e al condizionamento criminale. La politica deve fornire orientamento e sostegno per bonificare la società da questo terribile cancro”.
Messina, lo ricordiamo, secondo una ricerca condotta dalla Fondazione Chinnici e contenuta nel testo “I costi dell’illegalità. Mafia ed estorsioni in Sicilia”, è la provincia nella quale si paga il pizzo più oneroso, nel commercio e anche nel campo delle costruzioni e la diffusione del racket è ancora drammaticamente alta.
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