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200 fermi tra Italia e America
Colpo al narcotraffico

Di Stefano Fantino il . Calabria, Internazionale

Una maxioperazione tra America e Italia
ha portato all’arresto di duecento persone nell’ambito del traffico
di stupefacenti. Tonnellate di cocaina che dai paesi produttori
sudamericani transitavano in Messico e da lì in Nord America e in
Europa. A tirare le fila dei complessi intrecci del narcotraffico due
importanti attori: da un lato la ‘ndrangheta calabrese, acquirente
degli stupefacenti e dall’altra il cartello messicano del Gulfo, l’ex
creatura criminale di Osiel Cardenas, ora attore principale nella
mediazione dei traffici tramite la sua mano paramilitare, i
temibili Los Zetas.

  • Gli arresti deglli affiliati alle
    ‘ndrine

Avviate nel marzo scorso le indagini
coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria
hanno messo in luce i collegamenti “commerciali” tra il Cartello
centramericano e le cosche calabresi: sono sedici gli affiliati alla
cosca della ‘ndrangheta Aquino-Coluccio dell’area di Gioiosa Jonica
(Reggio Calabria), localizzati ed arrestati a New York e in Calabria.
Nella Grande Mela sono finiti i fratelli Vincenzo e Giulio Schirripa,
e i broker Cristopher Castellano, detto Cris, e Javier Guerrero. In
Italia, nella Locride, i coniugi Giulio Schirripa e Teresa Roccisano
e la figlia Anna Maria (sorella di Giulio e Vincenzo). A Siderno è
stato fermato Pietro Commisso nella cui abitazione è stato trovato
un bunker. A Valdagno (Vc), è stato infine fermato Diego Lamanna.

  • Un pool investigativo internazionale: i
    sequestri

L’operazione ha visto il lavoro
congiunto di Dea, Ros dei Carabinieri e polizia messicana con arresti
e sequestri tra Usa, Messico, Italia e Guatemala. Sedici tonnellate
di cocaina e circa cinquantasete milioni di dollari, provenienti dal
riciclaggio dei proventi del traffiico di stupefacenti sono stati
sequestrati. A questo punto si attende una conferenza stampa
sull’operazione. Nelle prossime ora dovrebbero essercene due,
contemporanee a Roma e Atlanta. Altro importante segno di
cooperazione tra gli inquirenti: il pm Nicola Gratteri coordina da
New York l’intervento insieme a un ufficiale dei Ros e un esperto
della Dcsa, la direzione centrale per i servizi antidroga. A Roma esponenti della Dea collaborano attivamente coi Carabinieri italiani.

  • La rotta messicana

L’importanza dell’operazione risiede
nell’aver evidenziato una via del narcotraffico che sfruttava la
potenza militare del cartello del Gulfo che fungeva da decisivo
mediatore di passaggio «grazie ad un’imponente rete distributiva e
ad un vero e proprio esercito di paramilitari, responsabile di
centinaia di omicidi di magistrati, poliziotti e semplici cittadini»
come hanno avuto modo di dichiarare i magistrati. La “rotta
messicana” si è imposta in seguito alle azioni di contrasto al
traffico di coca in Colombia, le quali hanno imposto ai trafficanti
la ricerca di altre zone di stoccaggio per la pasta di coca, come
ribadiscono gli investigatori del Ros. Una certezza i paramilitari,
capaci in Messico, come prima in Colombia (Farc e Auc) di garantire
quel controllo del territorio necessario per stoccare e far
transitare gli stupefacenti. E questo i Los Zetas hanno sempre
dimostrato di saperlo fare. Fuoriusciti a fine degli anni novanti da
ex gruppi militari, sono presto diventati la mano armata del cartello
del Gulfo, non semplici mercenari ma nuclei di elite capace di
garantire una forte presenza sul territorio, ricorrendo non di rado a
feroci rappresaglie e uso sistematico della violenza.

  • Mail-Connection!

Coca spedita in Calabria anche per
posta, mensilmente, e pagata attraverso dei money-transfer: per trasferire il denaro all’estero,
queste utilizzavano prevalentemente il circuito della Western Union
ed una ricevitoria di Marina di Gioiosa Jonica (Reggio Calabria)
riconducibile proprio ad uno dei cognati di Antonio Coluccio,
fratello di Giuseppe, il latitante arrestato il 7 agosto in Canada.
La cosca calabrese manteneva i suoi rapporti oltreoceano con i
messicani tramite la famiglia Schirripa che assicurava la continua
fornitura. In una prima fase sono stati verificati i collegamenti
tra il gruppo Schirripa e quello di narcotrafficanti ecuadoregni
capeggiati da Luis Calderon, detto ‘Tio’, arrestato il 30 aprile
scorso a New York. Dopo l’arresto di Calderon, le cosche
jonico-reggine – secondo le indagini del Ros – si sono associate ai
narcotrafficanti Christopher Anthony Castellano e Ignacio Alberto
Diaz, considerati ‘proiezioni’ newyorkesi del ‘Cartello del Golfo’
messicano, responsabile del traffico di decine di tonnellate di
cocaina, metamfetamina e marijuana verso gli Usa e l’Europa (Italia,
Spagna ed Olanda).

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