NEWS

Il Caso De Mauro, un mistero lungo 38 anni

Di no.fe. il . Dai territori, Sicilia

“Solo la mafia e i servizi segreti sono capaci in Italia, di far scomparire una persona senza lasciare alcuna traccia”. Così  i colleghi de L’Ora commentarono sulle pagine del quotidiano palermitano, la scomparsa del loro collega giornalista Mauro De Mauro la notte del 16 settembre di 38 anni fa. Pugliese trasferitosi in Sicilia, ex componente della decima Mas,  penna di punta del giornale più discusso del capoluogo palermitano – L’ Ora di Palermo –   grazie al grande fiuto per le notizie nella Palermo dei Bagarella e Badalamenti, Riina e Provenzano si era occupato di tutto. Come raccontano i colleghi che con lui lavoravano nel capoluogo siciliano, aveva ottime entrature (fonti) e si era conquistato sul campo una solida credibilità. Instancabile cronista, già nel mirino dei mafiosi per le sue ricerche sui traffici di droga di cui Palermo era centro strategico internazionale, De Mauro è personaggio certo sgradito anche in altri ambienti.

Il caso De Mauro è uno dei più fitti misteri ancora da sciogliere nel Paese. Unico fra gli otto giornalisti uccisi in terra di Sicilia, il cui corpo non è mai più stato ritrovato: unico forse, dei giornalisti, che si era spinto ancora più in là, degli affari di mafia e politica, toccando persino equilibri istituzionali internazionali. Dietro questo caso irrisolto ed insabbiato, più volte costretto al silenzio (come in questo anniversario) in questi anni si è mosso di tutto: dall’inchiesta sulla morte del presidente dell’ Eni Enrico Mattei (per conto del regista Francesco Rosi, il giornalista stava ricostruendo gli ultimi giorni di vita del presidente) sino al fallito Golpe Borghese, passando per le numerose inchieste sul traffico di stupefacenti in mano ai boss di Palermo.

IL SEQUESTRO  E IL CORPO MAI RITROVATO

Il cronista di giudiziaria de “L’Ora” di Palermo venne sequestrato davanti alla sua casa di viale delle Magnolie il 16 settembre del 1970. Da allora, numerose inchieste giornalistiche e giudiziarie, il ricordo attento dei familiari (come le ultime parole pronunciate da De Mauro: “ho in mano uno scoop da premio Pulitzer ….”) gli appelli, le telefonate e gli spostamenti di quegli ultimi giorni,  tutto è stato messo al vaglio degli inquirenti. Numerose le piste d’indagine seguite negli anni. La polizia in un primo tempo seguì maggiormente il filone legato alle inchieste sul traffico di droga condotte dal giornalista proprio in anni in cui i palermitani di Cosa nostra stavano collocando i propri uomini al centro della gestione della rotta delle droghe. I carabinieri (secondo un modello dispersivo che per gli otto giornalisti uccisi in Sicilia, si è ripetuto più volte) invece si concentrano sulla pista che porta all’ inchiesta degli ultimi giorni di vita del presidente dell’ Eni Enrico Mattei.

Dal 2005 si è aperto un processo davanti alla terza sezione della Corte d’Assise di Palermo che accusa Totò Riina di essere il mandante del rapimento e dell’omicidio del giornalista. Sotto indagine anche, in un fascicolo – stralcio, la posizione del boss Bernardo Provenzano, che si ipotizza abbia materialmente partecipato al sequestro e al delitto.  A fare riaprire le indagini, dopo 35 anni dalla misteriosa scomparsa del cronista giudiziario de ‘L’Ora‘, sono state alcune dichiarazioni di pentiti. Le piste che rimangono in piedi collocano l’ omicidio De Mauro dentro scenari che vanno ben al di la delle inchieste condotte  sulla Palermo del traffico di droga e degli affari dei  boss di Cosa nostra, in quel periodo in piena lotta per il controllo del territorio. Secondo il pentito Gaetano Grado, killer di Cosa nostra, De Mauro dopo il rapimento, sarebbe stato interrogato, ucciso e poi seppellito nella zona del fiume Oreto; lo stesso dichiara di aver preso parte al seppellimento del corpo di De Mauro, e secondo un altro collaboratore di giustizia, Francesco Marino Mannoia, la salma sarebbe stata disseppellita perché si temeva che potesse essere ritrovata (a causa di scavi da compiere in quella zona) venne riesumato e il suo corpo sciolto nell’acido.

IL PROCESSO E LA “CONVERGENZA D’INTERESSI”

La mafia avrebbe commesso l’omicidio di De Mauro per conto terzi. Questo sembra essere lo scenario più recente che emerge dalle carte processuali del tribunale palermitano. Un delitto commesso per una “convergenza d’interessi” (anche questo copione già visto per altri giornalisti siciliani uccisi). Il processo attualmente in corso a Palermo, sta vagliando con attenzione quali siano stati questi interessi. E’ sul finire degli anni ’90 , il pentito  Gaetano Grado, detto ‘Tanino occhi celesti’, killer di Cosa Nostra, dichiaro’ infatti di avere preso parte al seppellimento dei resti di De Mauro, nella zona del fiume Oreto. Un altro collaboratore di giustizia, Francesco Marino Mannoia, disse che intorno al 1978 la salma fu disseppellita, perche’ si temeva potesse essere trovata, dato che nella zona dovevano essere eseguiti scavi. Il cadavere, secondo Marino Mannoia, fu successivamente disciolto nell’acido. Poi, oltre un anno fa, la decisione della Dda di Catanzaro di riesumare la salma di Salvatore Belvedere, ‘ndranghetista calabrese, per verificare se nella sua tomba invece dei suoi resti ci fossero quelli del cronista. Il 12 marzo scorso e’ arrivata la risposta negativa. Numerose le tesi per spiegare il sequestro e l’omicidio. 

Dalle carte  processuali emerge un aspetto inquietante posto a fondamento dello stesso processo a carico oggi di  Totò Riina, De Mauro sarebbe stato ucciso perchè, dato che era vicino all’estrema destra (aveva militato e combattuto nella X Mas del principe Junio Valerio Borghese) aveva appreso in anticipo della possibile esecuzione del colpo di Stato organizzato dallo stesso Borghese e programmato per la fine del 1970. A quel punto sarebbe stato chiesto alla mafia, secondo il pm Antonio Ingroia vicina e complice dei golpisti, il ‘favore’ di eliminarlo. Parimenti rimane ancora aperta la pista che lega le indagini sul Caso De Mauro a quelle che raccontano della morte del presidente dell’Eni Enrico Mattei.

Secondo alcuni pentiti, sarebbe stato lo stesso Bontade a venire a conoscenza del fatto che il giornalista era venuto in possesso di notizie cruciali e riservatissime in merito agli ultimi spostamenti del presidente in Sicilia e per avrebbe eseguito la sentenza di morte. Il pentito Antonino Calderone, che rivelerà il patto esistente fra i fascisti di Borghese e la mafia siciliana, indica i fratelli Pippo e Giuseppe Di Cristina come i punti di riferimento del principe nero in Sicilia. Ma Di Cristina, coincidenza vuole, sia anche fra gli ideatori dell’ assassinio del presidente dell’ Eni, Enrico Mattei. Dunque, anche se saranno solo i vari gradi di giudizio del processo a raccontarci la verità definitiva dei fatti, 38 anni dopo sono “interessi convergenti” italiani e internazionali, a riempire i faldoni del processo sul caso De Mauro. 

 

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link