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La rassegna stampa

Di redazione il . Rassegne

Si apre con una confusa e quanto mai complessa polemica contro i vertici di Confindustria Sicilia, presidente Lo Bello in testa, la settimana di fatti e notizie, sulla stampa nazionale e locale. A tenere banco, 48 ore dopo la relazione del presidente di Sicindustria a Palermo, le accuse arrivate dal versante orientale dell’Isola sull’operato della dirigenza regionale e i provvedimenti presi nei confronti di 51 imprenditori delle province di Agrigento e Caltanissetta. Secondo alcune sedi dell’associazione, espulsioni e sospensioni, sarebbero scattate per fattori diversi dalla mancata denuncia del pizzo da parte degli imprenditori 56 7 settembre 2008 Gazzetta del Sud, 6 settembre 2008 Avvenire, 5 settembre 2008 Quotidiano di Calabria). La replica pacata e lucida del presidente Lo Bello è affidata all’agenzia Ansa alla quale, giudicando quantomeno strani attacchi di questo tipo, conferma i provvedimenti nei confronti di questi imprenditori, risultato di un mix di fattori concomitanti: coinvolgimento  e/o condanne in processi di mafia, irregolarità amministrative e  mancata collaborazione con  le autorità giudiziarie (leggi anche il commento di Lo Bello a Libera Informazione e l’editoriale di Claudio Fava).

 

 

E mentre nelle stanze del governo della Regione Siciliana viene depositato il ddl antimafia (10 settembre 2008 Gazzetta del Sud) cercando di creare corsie preferenziali per una sua celere approvazione, proprio nella Catania della discordia, 2000 giovani e ballerini scendono in piazza, in una delle più “difficili”  quella del quartiere Palestro, per dire “no alla mafia”. Lo fanno con le armi della cultura e dell’arte. L’iniziativa “Arte nostra”, ideata e promossa dal teatro Bellini di Catania è una conquista importante in una città nella quale la partecipazione della cittadinanza a manifestazioni di questo tipo non  è affatto scontata, ma anche questa volta ci sono degli imprevisti che fanno riflettere.  Poco prima della manifestazione gli organizzatori vengono avvertiti che ben 100 ragazzi sono stati costretti dai propri ragazzi a non partecipare all’evento. Segnali strani, o forse “soliti segnali” che lasciano un retrogusto  amaro ad una manifestazione che nel complesso porta comunque a casa un risultato importante (8 settembre 2008 Il Mattino). Negli stessi giorni dai dibattiti del palco Festadell’Unità di Bologna il procuratore Piero Grasso denuncia “l’errore storico della politica nei confronti della mafia è stato quello di considerarla come un’emergenza, anziché straordinariamente quotidiana”; un invito a tenere alta l’attenzione in questa fase della lotta al crimine organizzato perché –  conclude il procuratore: “la mafia è talmente dentro la struttura sociale che non si può più considerarla un fatto episodico” (8 settembre 2008 Gazzetta del Sud).

 

Appelli che fanno male e che arrivano anche dal Festival di Mantova, dove l’ospite Roberto Saviano, fa registrare un boom di prenotazioni e partecipanti e riporta al centro delle notizie di mafia & antimafia, il binomio informazione e mafia e stampa locale. “Un cazzotto che fa riflettere” (come lo definisce Alberto Spampinato nel suo editoriale su Articolo 21) quello che arriva dal ventinovenne scrittore di Gomorra che ricorda “io vivo sotto scorta da 695 giorni, da 11.120 ore. L’Italia è il paese al mondo con il più alto numero di persone che vivono in queste condizioni. Come me ci vivono altre centinaia di persone che, però, non possono raccontarlo. Io parlo per loro”( 8 settembre 2008 L’Unità  9 settembre 2008 Il Mattino). Campania e camorra al centro anche della notizia pubblicata dal quotidiano di via Solferino e oggetto di cronache televisive ci racconta come anche le suore di un convento si siano affidate alla Camorra per recuperare la statuetta di un Gesù bambino smarrita da alcuni anni. A cercarlo (per conto di Dio?) un camorrista, poi ucciso, per il quale –  confessa apertamente suor Elisa Villano, della congregazione delle figlie di Santa Maria Francesca –  “hanno pregato” a lungo. Sempre dalla Campania altre due notizie incrociano fatti di camorra e illegalità. Il primo ce lo racconta la cronista del Mattino, Rosaria Capacchione (di recente destinataria del premio Testimone di Pace 2008 consegnato ad Ovada) e parla ancora di quella commistione fango e rifiuti,  soldi,  vergogna, ricostruita attraverso deposizioni di pentiti, omicidi, carte giudiziarie, confessioni di tangenti, e che purtroppo racconta delle contiguità fra camorra, politica e imprenditoria. Mentre tutto questo viene raccontato, tutto continua in terra di Camorra: dall’arresto di latitanti camorristi all’estero ad attentati incendiari a commercianti della città (12 settembre 2008 8 settembre 200811 settembre 2008: Il Mattino).

 

Due importanti operazioni delle forze dell’ordine inoltre chiudono questa settimana facendo registrare un bilancio positivo del lavoro investigativo antimafia, dall’arresto di un latitante ‘ndranghetista, sin ora sfuggito, sino al maxisequestro di eroina portato a termine dalla Dda di Bari. In quella stessa Puglia che registra, proprio in questa stessa settimana la nascita di Momart, una discoteca su un bene confiscato ad un boss della Sacra Corona Unita (leggi su Libera Informazione)  4 trafficanti albanesi vengono bloccati con 23 chili di droga al porto di Bari. Il blitz arriva proprio al termine di indagini coordinate dal pm Francesco Giannella e si inserisce nell’ambito di operazioni di contrasto alle rete internazionale di narcotrafficanti attiva fra Grecia, Italia, Turchia e Albania (Repubblica 10 settembre 2008). E negli stessi giorni è finito in manette grazie ad un’operazione delle forze dell’ordine che ha scovato il bunker nel quale si nascondeva, Vincenzo Forestefano, ultimo latitante dell’operazione Omnia, e reggente dell’omonima cosca. Nascosto in un bunker artigianale scavato sotto l’abitazione della madre è stato arrestato dopo un anno di ricerche (Quotidiano di Calabria, 7 settembre 2008, Gazzetta del Sud 910 settembre 2008 Quotidiano di Calabria).  Sempre in Calabria, rimane avvolto nel più fitto dei misteri quello della finta morte del latitante Salvatore Belvedere, fintosi morto e invece fuggito, con falsi documenti, in Corsica nel 1971. Da accertare oggi dove si trovi la vera tomba del boss o nel caso sia vivo, rintracciarlo nell’Isola, nonostante le autorità siano state sempre un po’ tiepide nelle ricerche (9 settembre 2008 Gazzetta del Sud).

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