“Omicidio Scopelliti, vogliamo giustizia”
Il processo Scopelliti va riaperto. A 17 anni di distanza dall’omicidio del giudice di Cassazione, il movimento Ammazzateci tutti e la Fondazione Antonino Scopelliti chiedono giustizia su un caso controverso, su un assassinio eccellente ancora senza colpevoli. Un appello lanciato nel corso di Legalitalia a Reggio Calabria, seconda edizione della manifestazione dedicata al magistrato, che il 9 agosto ha celebrato l’anniversario della sua morte.
Antonino Scopelliti sosteneva la pubblica accusa in Cassazione nel maxiprocesso contro Cosa nostra. Fu ucciso in Calabria, freddato dai killer mentre in automobile, da solo, tornava nel suo paese natio, Campo Calabro, di ritorno dopo una giornata di mare. Un omicidio su commissione: secondo Giacomo Lauro e Filippo Barreca (i superpentiti del processone reggino Olimpia) furono i siciliani a chiederne la testa, sapendo che il giudice Scopelliti non si sarebbe fermato né di fronte alle minacce né di fronte alle ricompense. L’omicidio Scopelliti ha segnato una svolta a Reggio Calabria. Fu l’ultimo episodio della seconda di ‘ndrangheta. Un fatto non casuale: sempre secondo i pentiti alfa e beta, Cosa nostra si adoperò per raggiungere l’armistizio.
Dopo una serie di processi, con condanne ed assoluzioni, nel 2001 l’Appello di Reggio Calabria ha assolto Bernardo Provenzano, Giuseppe e Filippo Graviano, Raffaele Ganci, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffre’ e Benenetto Santapaola dall’accusa di essere stati i mandanti. Niente colpevoli. Un fatto riprovevole, rimarcato dal movimento Ammazzateci tutti e dalla Fondazione Antonino Scopelliti, presieduta dalla figlia Rosanna. Il loro è un appello alla società civile e alle istituzioni.
“ Non è possibile – ha detto Aldo Pecora di Ammazzateci tutti – che un delitto come quello del giudice Scopelliti sia ad oggi impunito. È in gioco la democrazia. Ognuno deve fare il proprio dovere, anche la società civile deve reagire”. La 24enne Rosanna Scopelliti parla con amarezza: “Mi chiedo come possa essere possibile morire così, morire due volte: la prima per mano mafiosa, la seconda per la complicità di tutte quelle persone che ormai in diciassette anni non sono riuscite a tutelare quanto meno la sua memoria”.
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