Camorra, informazione, boss
Saviano rilancia la sfida
L’informazione non funziona quando un
quotidiano ospita in prima pagina un editoriale di un boss. Quando i
titoli contengono neanche poi tanto velate minacce, oppure travisano
la verità, distorcendola fino a diventare grottesca. Il caso più
clamoroso è ormai ben noto. Un giornale,Il Corriere di Caserta, che
titola “Don Peppe Diana era un camorrista”, dopo la morte del
presbitero, freddato in parrocchia da un sicario dei casalesi.
Giornali locali, poche centinaia di copie, ma una mistificazione
completa dell’informazione. Fare da amplificatori ai clan, invece di
servire la comunità. Solo l’ennesimo tassello che esemplifica gli
estesi interessi dei camorristi, che sul mondo del giornalismo hanno
da tempo messo gli occhi.
L’ennesimo affondo sul tema lo porta
avanti, jeans e camicia bianca, Roberto Saviano, intervenuto a
Mantova al Festivaletteratura. Segnali, indicazioni che vengono
scambiati tramite i titoli dei giornali. Particolari secondari e
macchiettistici, grottesche descrizioni di dote amatorie dei boss. E
poi “Il dolore dei boss” e ancora “Tommaso è morto,
l’ira dei padrinì dopo la fine di Tommaso Onofri, facendo così
sapere che ci lo ha ucciso non avrà pace. E un messaggio di
Francesco Schiavone detto Sandokan: “Sandokan a Berlusconi: i
pentiti sono contro di noì e poi ‘Sandokan controlla 4 mila voti’.
Saviano ne fa un fitto elenco e poi si
rivolge agli avvocati dei boss Bidognetti e Iovine, seduti tra il
pubblico. «Sono contento che vengano tuytte le volte che parlo in
pubblico. I vostri assistiti fateli venire direttamente, o pensate
che io abbia paura?» Gli stessi avvocati che si sono fatti portavoce
in aula delle parole intimidatorie rivolte dai boss allo stesso
Saviano, a Rosaria Capacchione e al pm Cantone, rei, a dir loro, di
aver viziato il corso del processo Spartacus.
695 ore da scortato. Una vita cambiata
totalmente, stravolta. La lontananza dagli affetti, la difficoltà
nel rapportarsi con chi in lui vede un imminente obiettivo della
camorra e vuole che stia alla larga. Ma la convizione, sono parole
sue, che «milioni di occhi ora vedono e chi scrive non è più
solo».
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