Palermo, Confindustria Sicilia: dieci espulsi e trenta sospesi
Alle parole di alcuni mesi fa, sono seguiti i fatti. E non è poco, soprattutto quando si tratta di Sicilia, pizzo e imprenditoria. Ieri il presidente di Confindustria Sicilia, Invanhoe Lo Bello, ha tirato le somme del lavoro intrapreso negli ultimi mesi e fornito i primi dati concreti, dall’ingresso del Codice etico in materia di legalità e trasparenza delle aziende (che prevedeva, fra le altre norme, l’espulsione degli imprenditori che non denunciavano il pizzo) dichiarando che: 10 sono sino ad oggi gli imprenditori espulsi da Confindustria in Sicilia, 30 gli associati sospesi che rischiano di essere espulsi e 51, in totale, i provvedimenti al vaglio dei probiviri di Confindustria nell’Isola.
Il bilancio di questi mesi di lavoro e’ stato fatto ieri in conferenza stampa a Palermo dal presidente di Confindustria Sicilia ad un anno esatto dalla battaglia di legalita’ intrapresa dagli industriali che ha sancito una presa di posizione storica per la categoria. In molti, in questi mesi, avevano avuto il sospetto che tutto fosse rimasto fermo, soprattutto dopo la pubblicazione da parte del quotidiano Repubblica Palermo della lista, piuttosto lunga, dei commercianti palermitani che pagavano il pizzo, contenuta nel libro Mastro della famiglia Lo Piccolo. C’erano lì, nero su bianco, tutti i nomi della Palermo imprenditoriale, da piccoli commercianti a grandi aziende, e da parte di Confindustria, in quel dicembre 2007 era subito giunto l’invito a denunciare e collaborare con le autorità giudiziarie ma poi nessuna presa di posizione ulteriore.
Oggi a distanza di circa un anno, invece, Lo Bello dichiara “l’azione antimafia ha prodotto altri due risultati positivi: chi deve aprire una nuova azienda, piuttosto che chiedere alla mafia la ”messa a posto”, oggi chiede assistenza preventiva alle forze dell’ordine e alle associazioni industriali. E l’azione per la legalita’ e’ diventata un punto di forza del sistema associativo”. Un doppio risultato quindi, non solo chiarezza e trasparenza ma anche rinnovata fiducia nelle prassi istituzionali che regolano la vita imprenditoriale nella regione. Il presidente di Confindustria, nella conferenza di ieri, alla quale erano presenti anche i presidenti Antonello Montante (Caltanissetta), Giuseppe Catanzaro (Agrigento), Nino Salerno (Palermo), Davide Durante (Trapani), Ivo Blandina (Messina), Marco Venturi (Piccola Industria) e Giorgio Cappello (Giovani), ha comunicato anche alcuni nuovi dati: “è aumentata la collaborazione con le associazioni antiracket e con le altre organizzazioni di categoria e, laddove si e’ consolidata la fiducia nelle istituzioni, gli imprenditori hanno visto bene l’azione di Confindustria e hanno scelto di collaborare; aumentato il numero delle costituzioni parte civile nei processi e inoltre è stata introdotta la possibilità in un procedimento (come è accaduto per la prima volta ad Agrigento) di svolgere l’incidente probatorio molto tempo prima dell’avvio del dibattimento, per consentire agli imprenditori di confermare le denunce e di sottrarsi subito alle minacce di ritorsione.
Il presidente di Confindustria Sicilia, ha poi annunciato l’imminente nascita di altre associazioni antiracket a Palermo e mostrato apprezzamento per l’importante lavoro svolto dal comitato addio pizzo e dall’associazione antiracket Libero Futuro. Infine, Lo Bello, riferendosi all’altro nodo che frena lo sviluppo economico della regione, cioè l’infiltrazione di Cosa nostra nel sistema pubblico “ha auspicato che ‘il presidente della Regione, Lombardo, cosi’ come promesso, accolga al piu’ presto la nostra richiesta di una commissione di altissimo livello, composta da magistrati non piu’ in prima linea e da studiosi, per definire un codice etico di governance delle pubbliche amministrazioni che issi un argine alle infiltrazioni mafiose. Su questo versante e’ stato rinnovato l’invito ai sindaci ”ad un impegno costante a fianco degli imprenditori per sostenerne il coraggio”. Lo Bello, ha citato per tutti l’esempio ”del sindaco di Gela, Rosario Crocetta, che pur operando in un contesto difficilissimo, ha adottato provvedimenti amministrativi concreti sul fronte antimafia ottenendo risultati esaltanti: 90 imprenditori che collaborano, di cui 40 dopo l’1 settembre (20 sono associati a Confindustria Caltanissetta) e una grande società come l’Eni aiutata a superare una complessa situazione di infiltrazioni’.
Pochi giorni dopo l’anniversario di Libero Grassi, imprenditore ucciso da Cosa nostra per aver denunciato i propri estorsori, questo è di certo il modo migliore per ricordarlo e continuare a dare sostegno agli imprenditori che oggi denunciano il pizzo. In Sicilia, oggi si può ricominciare a dire che alle parole seguono i fatti. E non è poco.
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